Un anello per citarli tutti
Diciamocelo, staynerdiani, ormai l’avventura classica non è più un genere che gode di buona salute. I puzzle e l’ingegno hanno fatto il loro tempo, arrancano, surclassati dall’azione sempre più radicata nei titoli odierni. Fortunatamente, c’è ancora chi non vuole accettare questo “cambio di rotta”, portando alla luce titoli come Deponia o Edna & Harvey; parliamo della Daedalic Entertainment, che questa volta, in veste di publisher, si mette in gioco con Randal’s Monday, affiancando la nuova casa produttrice spagnola Nexus Studios. Riusciranno i nostri eroi a regalarci ore di giubilo e spremitura di meningi, in questo mare videoludico fatto oramai di corse sfrenate, sparatorie ed esplosioni? Scopriamolo assieme.
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Il gioco ha inizio in un pub, dove Randal Hicks, protagonista dell’avventura nonché sociopatico cleptomane, e i suoi amici Matt e Sally, stanno festeggiando il fidanzamento di quest’ultimi. Dopo vari giri di alcol assortiti, Matt esce dal locale e, scoprendo con sommo disgusto perché al college era soprannominato “Vesuvius-Matt”, Randal lo accompagna. Dopo qualche chiacchiera, tra un’eruzione e l’altra, nel vicolo adiacente l’uscita di sicurezza del pub, i due rientrano, non prima però che Randal si intaschi il portafoglio dell’amico, insieme all’anello di fidanzamento. Ed è qui, che il gioco inizia. A causa del suo furto, Randal si troverà intrappolato sempre nello stesso giorno (lunedì, appunto) per tutta la durata della settimana cercando, lunedì dopo lunedì, di rimettere le cose apposto evitando la morte di Matt, suicidatosi per aver perso l’anello; anzi, l’unico anello, come ama definirlo. Il tutto con tanta ironia, pungente sarcasmo ed una massiccia dose di menefreghismo che si farà sentire soprattutto nelle prime fasi di gioco.
Bene, se qualcuno di voi ha trovato riferimenti a Daybreak (il susseguirsi dello stesso giorno), Clerks (il nome del protagonista è un palese omaggio ai due personaggi su cui ruota tutta la storia del divertentissimo film di Kevin Smith, appunto) ed ovviamente al Signore degli Anelli (l’unico anello, maledetto, che porta alla morte o alla pazzia) allora riuscirà ad apprezzare appieno anche tutto il resto del gioco. Già, perché in ogni location, in ogni singola schermata in cui vi ritroverete, sarete accecati dalle miriadi di citazioni, omaggi e riferimenti ai grandi classici del mondo videoludico, cinematografico e bibliografico.
Il che, se da un lato stuzzica la vostra nerdosità e la vostra nostalgia, dall’altro alla lunga fa pensare che l’intrattenimento che quest’avventura offre sia più incentrato sulla ricerca di queste cose, piuttosto che sulle vicende in sé. Infatti, seppure l’idea di partenza alla base di Randal’s Monday può risultare interessante, perde di mordente nel susseguirsi degli eventi, che sembrano buttati un po’ a caso come lo zucchero a velo sul pandoro. Lo stesso dicasi per gli enigmi, i quali anche se farciti con un’ottima dose di demenzialità in stile Lucas Arts, spesso risultano dalla logica discutibile e dalla risoluzione non immediata riuscendo però difficilmente a diventare frustranti, grazie all’ausilio di aiuti in-game attivabili in qualsiasi momento, che vi permetteranno di sbloccare l’obiettivo “Chicken!” su Steam così “Tutti sapranno che sei un pollo!”.
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Sotto il punto di vista grafico, invece, c’è da dire che la casa spagnola ha fatto un ottimo lavoro. Adottando uno stile cartoon che ricorda molto quello della serie di American Dad, sono riusciti a rendere giustizia alla folle comicità che anima il gioco senza però intaccare i momenti più crudi e duri della storia. Dispiace un po’ per le animazioni poco convincenti, che mi ricordano un paio di giochi in flash al quale ho avuto il (dis)piacere di giocare, e la fastidiosa gestione dell’inventario. Si accede a quest’ultimo tramite un malconcio fumetto che sarà possibile visualizzare portando il mouse in basso a sinistra della schermata di gioco, e che conterrà in ogni vignetta, gli oggetti che Randal avrà raccolto nel corso dell’avventura. La cosa è resa in maniera un po’ dispersiva e le combinazioni degli oggetti sono spesso macchinose.
Anche il comparto sonoro del gioco, in realtà, non è proprio eccelso. I vari temi che compongono la colonna sonora del gioco non esaltano, non brillano, e anzi, sembrano sistemati lì per coprire un qualche buco, per fare compagnia al giocatore giusto per non farlo sentire solo quando girerà a vuoto alla ricerca di una soluzione a qualche enigma, mentre il doppiaggio in madrelingua è abbastanza curato. Soprattutto quello del nostro Randal, al quale ha prestato la voce lo stesso Jeff Anderson, che in Clerks vestiva i panni del disilluso (e un po’ bastardo, diciamocelo) Randal Graves. Coincidenze? Io non credo.