Un passato travagliato…
A quasi 10 anni di distanza dalla pubblicazione del primo capitolo, sulle nostre console e PC torna la saga videoludica dedicata ai Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, Darksiders.
Inizialmente sviluppata da Vigil Games e pubblicata da THQ, la serie vide la collaborazione di un artista di tutto rispetto, Joe Madureira – che gli appassionati di fumetti conosceranno per il lavoro svolto su Uncanny X-Men – che curò i primi due capitoli, dedicati a Guerra (Darksiders) e Morte (Darksiders II).
Dopo la chiusura di Vigil Games il fallimento di THQ, in molti credettero che la saga fosse ormai finita tra le opere destinate a rimanere incompiute, almeno fin quando a maggio del 2017, Gunfire Games – che curò la remaster del secondo capitolo – non annunciò ufficialmente di essere al lavoro su Darksiders III.
A caccia di peccati durante un’Apocalisse anticipata
La storia di Darksiders III si svolge parallelamente a quelle già raccontate. Mentre Guerra , ritenuto colpevole di aver scatenato un’Apocalisse anticipata, tenta di riscattare il proprio nome scoprendo un intricatissimo complotto e Morte prova a far rinascere la razza umana dimostrando al contempo l’innocenza del fratello, Furia, unico cavaliere donna e protagonista del terzo capitolo, viene inviata dall’Arso Consiglio a dare la caccia ai Sette Peccati Capitali.
Tra i tre Cavalieri visti finora, tutti estremamente borderline come personaggi, quasi degli anti-eroi se vogliamo, Furia viene descritta come la più impetuosa dei Quattro, un aspetto del personaggio che si vedrà per buona parte del gioco e che, purtroppo, tenderà a scemare verso le battute finali. I motivi del cambiamento sono legati alla trama e di conseguenza non ve ne parleremo in questa sede, onde evitare spiacevoli spoiler, ma c’è da dire che non ci hanno convinti del tutto. Il cambiamento ha anche senso, ma avviene in maniera troppo repentina, tanto da far sorgere diversi interrogativi non solo sul character design del personaggio, ma sull’intera sceneggiatura del gioco.
Nonostante delle ottime premesse, infatti, la storia che ci viene raccontata in questo terzo capitolo, risulta a volte un po’ confusa e lacunosa, caratteristiche che spiccano soprattutto nelle battute finali, dove assistiamo a un susseguirsi di eventi raccontati troppo frettolosamente e quasi grossolanamente. Una volta terminato il filmato conclusivo, oltre ad una serie di interrogativi rimasti senza una risposta, si resta basiti per l’eccessiva fretta con la quale si è giunti ai titoli di coda, come se ci si trovasse davanti a un prodotto terminato in fretta e… furia.
Un vero peccato sinceramente, perché, come detto, le premesse erano obiettivamente interessanti e il materiale per creare degli ottimi personaggi non mancava. Ne sono un esempio anche i Sette Peccati Capitali, che, nonostante esteticamente vengano rappresentati in qualche modo affini al relativo peccato, risultano poco intriganti e facilmente dimenticabili, salvo alcuni casi che si possono contare sulla punta delle dita – Gola e Accidia su tutti, che se non altro restano impressi per essere i più disgustosi.
Tra buone intuizioni e scarsa realizzazione
Se dunque il comparto narrativo mostra più lacune che pregi, e il design dei personaggi non brilla come in passato, un discorso diverso è da fare per il gameplay del gioco.
Sebbene buona parte delle meccaniche tipicamente RPG viste nel secondo capitolo siano state eliminate – niente personalizzazione dell’equipaggiamento o oggetti rari sparsi per il mondo da cercare e usare in varie build – Darksiders III ha tutti gli elementi per essere considerato un action/adventure degno di questo nome, nonostante qualche ammiccamento di troppo a titoli come Dark Souls.
La progressione del personaggio è nuovamente suddivisa a livelli, che aumentano spendendo le anime che si possono ottenere uccidendo i nemici e trovando e distruggendo determinati oggetti sparsi per il mondo di gioco. Dandole al vecchio Vulgrim – personaggio già noto ai fan della serie che in questo capitolo, oltre a vestire i panni del solito mercante, svolge anche le funzioni dei falò di Dark Souls o della Plain Doll di Bloodborne – potranno essere investite per aumentare il nostro livello e spendere i punti abilità ottenuti in una delle tre caratteristiche di Furia: punti vita, attacco e attacco arcano.
Proseguendo nella storia, Furia sbloccherà ben quattro forme – Forma del Fuoco, del Fulmine, della Forza e della Stasi – che le conferiranno, oltre a nuove armi secondarie, determinati poteri da utilizzare dentro e fuori il combattimento. La Forma del Fuoco, ad esempio, le consentirà di spiccare salti ancora più alti del normale e di attaccare avvolgendo il proprio corpo nelle fiamme; quella del Fulmine le permetterà di planare ed evocare una tempesta composta da piccoli tornadi; la Forza la farà diventare pesante quanto basta da poter camminare nelle profondità marine e scalare determinate pareti “magnetiche” e infine la Stasi le consentirà di congelare l’acqua per camminarci sopra, bloccare temporaneamente varie tipologie di macchinari e scalare pareti ghiacciate.
Come detto, ogni Forma le darà anche delle armi secondarie che, esattamente come la sua arma principale, la mortale frusta denominata Uncini del Disprezzo, potranno essere potenziate presso uno dei Creatori – del quale non vi diciamo il nome per ragioni di spoiler – grazie a risorse sparse nel mondo di gioco. Il potenziamento delle armi risulta importante tanto quanto l’esplorazione e l’ambientazione post-apocalittica di Darksiders III, sebbene non lasci sempre a bocca aperta a livello di design, incuriosisce quanto basta da spingere il giocatore ad esplorare ogni singolo anfratto in cerca di oggetti e segreti. L’unica pecca è l’assenza di puzzle ed enigmi particolarmente impegnativi o fantasiosi, una caratteristica vista nei precedenti capitoli, che era stata largamente apprezzata da buona parte dei fan.
Altra differenza la troviamo nel level design, con un mondo di gioco composto in diverse aree, suddivise in checkpoint – aree dove è possibile trovare Vulgrim e dove si rinasce in caso di morte prematura – ma interamente interconnesse tra loro. Se una volta sbloccato tutte le forme, prima della missione finale, deciderete di esplorare l’intera mappa alla ricerca di tutti i segreti nascosti, potrete farlo tranquillamente, senza limitazione alcuna. Una caratteristica che, siamo certi, farà contenti tutti i completisti nascosti tra voi.
Sempre a proposito del gameplay non possiamo aprire una breve, amara, parentesi sui boss, già non particolarmente entusiasmanti esteticamente parlando. Salvo qualche rara eccezione, nessuna delle boss fight si è rivelata particolarmente interessante, purtroppo. Ogni boss ha le proprie meccaniche, ma gli attacchi sono spesso molto telegrafati e facilmente evitabili, nonostante Furia non eccelli particolarmente sul fronte difensivo. Non potendo contare su uno scudo o una parata, l’unica nostra difesa sarà infatti la schivata e la salute della nostra bella protagonista sarà anche piuttosto cagionevole, fattori che, se non altro, renderanno gli scontri – boss fight incluse – molto più adrenalinici. Sfortunatamente, nelle quasi 16 ore che abbiamo impiegato nel completare il titolo, raramente ci siamo trovati a ripetere la stessa boss fight più di un paio di volte, non che sia particolarmente bello morire e ripetere sempre lo stesso scontro, sia chiaro, ma ci si aspetta sempre quel qualcosa in più dalle battaglie con i nemici più potenti, e quando non lo si trova si resta irrimediabilmente delusi.
Verdetto
Lo ammetto, Darksiders III mi ha deluso. Eppure non merita la bocciatura, anzi, tutt’altro. Il sapore che lascia in bocca è quello di un action/adventure di vecchia scuola, senza troppe ambizioni. Non spicca per dettaglio grafico, né per meccaniche di gameplay originali o mai viste prima. Prende un po’ di questo e un po’ di quello e lo mette insieme, tirando fuori qualcosa che, tutto sommato, funziona e fa il suo dovere. La storia di Furia, nonostante venga raccontata spesso un po’ sommariamente e lasci un po’ storditi nelle battute finali, riesce in qualche modo a incastrarsi con le storyline degli altri due Cavalieri e ci offre anche un piccolo assaggio di quello che potrà essere il prossimo capitolo – se mai verrà realizzato. Nonostante una longevità tutto sommato discreta e un mondo di gioco che incuriosisce quanto basta da spingere all’esplorazione, le prestazioni tecniche del gioco – su PS4 standard – portano spesso a interrogarsi sulla sua ottimizzazione. Nel corso della nostra avventura abbiamo riscontrato cali di frame piuttosto frequenti – che toccano anche degli imbarazzanti 10fps – fenomeni di pop-up anche nelle sequenze cinematiche, animazioni facciali a volte inesistenti o eccessivamente datate, sottotitoli che non corrispondono ai dialoghi pronunciati dai personaggi e, soprattutto, siamo stati colpiti da un bug piuttosto grave che ha corrotto completamente il salvataggio. In conclusione, Darksiders III non si dimostra per niente all’altezza dei precedenti capitoli e, nonostante tutto sommato riesca a divertire, soffre di tanti piccoli problemi che, messi tutti insieme, vanno completamente ad eclissare i pregi che, comunque, ci sono. Un’occasione persa, che speriamo non metta il punto definitivo alla saga visto che, nonostante tutto, siamo ancora curiosi di scoprire come andrà a finire.