Dopo quattro anni, Red Rope: Don’t Fall Behind è pronto a conquistare il pubblico console tramite un’esperienza che esalta in maniera profonda la coppia
Due conigli bianchi in divisa rossa sorvegliano un grosso portone. Parliamo con quello a sinistra: “This is the EXIT of the Labirinth. Don’t listen to what my fellow soldier here says”. Ci rivolgiamo allora al compagno a destra, che afferma invece: “ This is the ENTRANCE of the Labirinth. Don’t listen to what my fellow soldier here says”. Di chi fidarsi? Proviamo a oltrepassare il portone, ma non è possibile. Red Rope: Don’t Fall Behind ci porta a vivere un enigmatico viaggio all’interno di un intricato labirinto, abitato da entità inquietanti, affascinanti, malinconiche. Ma non è un viaggio che dobbiamo affrontare da soli.
I protagonisti del gioco sviluppato da Yonder sono un uomo e una donna, uniti indissolubilmente da un filo rosso. È necessario quindi controllare entrambi per potere interagire col mondo di gioco, che sia farci strada tra le entità prima citate che infestano le sale del labirinto, o superare i puzzle che bloccano il nostro cammino. Un’esperienza ricca e tortuosa, a tratti anche sofferente, specie se giocato in solitaria, che sprigiona la sua reale potenza in co-op locale.
È per questa ragione che Red Rope, quando è uscito su Steam nel 2016, è stato definito il videogioco delle coppie. Quattro anni dopo, l’opera del piccolo team di sviluppo italiano approda anche su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch. Noi lo abbiamo testato su quest’ultima piattaforma, e vi possiamo dire, ancora una volta, che la console ibrida di Nintendo si rivela perfetta per esperienze del genere. I due Joy-con diventano imprescindibili, sia se a giocare è una persona, sia se sono due.
La sofferenza sopracitata dipende dall’alto livello di sfida che caratterizza Red Rope sin dall’inizio. In parte ciò è dovuto al fatto che il gioco non ci fornisce alcuna indicazione sul da farsi: perdere consecutivamente alcune delle 100 vite iniziali diventa necessario per capire come avanzare senza spezzare la corda che lega i due personaggi. Il tutto mantenendo una certa sinergia dei movimenti con entrambi. Con i Joy-con l’impresa resta ardua, ma diventa più maneggevole.
Visivamente, oltre a presentarsi in maniera fluida, l’elegante pixel art che caratterizza Red Rope appare meravigliosa, sia da televisore che soprattutto da Switch. A voler essere poetici – proprio come il gioco in questione -, il senso di claustrofobia che si ha non appena si scopre una sala colma di non-morti e fantasmi di donna viene in un certo senso acuito dal piccolo schermo della console. E va bene così: la fuga verso la via d’uscita che caratterizza l’esperienza di Red Rope deve essere dura e sentita.
Nonostante i dialoghi siano pochi e molto ermetici, gli eclettici personaggi del labirinto svelano a poco a poco temi e concetti sul valore della vita, della morte. Un profondo simbolismo che si ripercuote sulla giocabilità, intesa come una maggiore lunghezza della corda per acquisire più manovrabilità, o nuove vite da aggiungere alle rimaste, dato che se finiscono bisogna ricominciare tutto da capo.
Un livello di sfida punitivo che richiede il massimo equilibrio di chi gioca, specie se in coppia. In questo modo gli sforzi, le discussioni, le gioie condivise delle due persone che giocano si riflettono su i due protagonisti, rafforzando il concept di gioco. Il feeling di chi gioca cresce proporzionalmente all’allungarsi della corda rossa, oggetto-icona che racchiude l’essenza del gioco.
Anche a distanza di quattro anni, Red Rope: Don’t Fall Behind resta un’esperienza originale, consigliata a chi è avvezza/o al gioco su console e vuole sperimentare una delle diverse interazioni che permette il videogioco. Un vero inno alla coppia, declinata sia in senso amoroso, che in termini di amicizia e collaborazione, perché è nella solidarietà che si sprigiona la vera forza delle persone.