Il secondo appuntamento con le demo Resident Evil Village conferma tante qualità del titolo ma fa sorgere anche qualche piccolo timore
A una settima di distanza dopo aver analizzato la demo di Resident Evil Village ambientata nel villaggio, è tempo di spendere due parole sulla nuova prova concessa da Capcom, questa volta tutta dedicata al famigerato castello di Lady Dimitrescu. Anche in questo caso il colpo d’occhio brilla da subito pure su PS4 Base, grazie soprattutto ad un dettaglio veramente eccellente del complesso arredamento che troviamo nella sfarzosa magione. Certo, avvicinarsi molto ai bassorilievi e alle svariate rifiniture di portoni, pareti e vasellame vario, significa svelare spesso e volentieri una natura non troppo definita delle texture che li compongono, ma insomma, sono compromessi a cui siamo ormai abituati, soprattutto se consideriamo il framerate stabile e alto anche su console old-gen.
Vorrei però soffermarmi su qualche considerazione un po’ meno scontata che vogliamo ben ribadire, sono frutto di speculazioni che si fondano su mezz’ora scarsa di gioco, quindi assolutamente aperte a qualunque tipo di smentite nel gioco finale.
Detto questo partiamo con la premessa. Personalmente, ero più curioso di testare un frammento di gioco all’interno del castello che nel villaggio, per un semplice motivo: penso che le location interne siano quelle che più caratterizzano lo spirito di Resident Evil, non solo da un punto di vista squisitamente ludico e legato ad un certa complessità del level design (aspettativa che al momento dalla demo non è né smentita né confermata), ma anche per quel che riguarda le atmosfere che sono in grado di creare. Un discorso che volendo, si può estendere un po’ a ogni prodotto dal contesto horror.
Eppure, da questo punto di vista, incredibilmente il villaggio mi è sembrato più efficace del castello. E giuro, non l’avrei mai detto. A cosa è dovuto questo? La mia sensazione è che diversi elementi nel castello non permettano di alzare l’asticella della tensione, quegli stessi elementi che invece hanno reso memorabile l’esperienza con Resident Evil 7 qualche anno fa. Il timore, perché solo di timore si può parlare considerato quanto ancora c’è da vedere, è che il castello sia troppo statico e piatto dal punto di vista del mood. Vorrei vedere cose che non ho visto: tende svolazzanti, piccoli set pieces o frangenti dinamici finalizzati a spaventarci o a destabilizzare la nostra attenzione. Vorrei suoni ambientali inquietanti e indecifrabili, praticamente totalmente assenti in questa demo. Non ho visto particolari giochi di ombre, non ho visto guizzi nella regia del percorso a cui la progressione ci obbliga. Semmai ho visto statue e dispositivi che si attivano al nostro arrivo per incastrarci nell’enigma di turno, ho visto un gigantesco mercante inserito in una stanza a caso del castello senza troppo contesto. Ho visto cose che rendono la location sicuramente giocosa, interessante, ma anche surreale, artificiosa, finta…
Intendiamoci, ancora una volta e sempre di più questo Village tradisce la sua palese ispirazione e tutti gli spunti rubati a Resident Evil 4, in cui era presente la stessa dissonanza ludonarrativa se cosi vogliamo chiamarla. Lì c’era un incredibile gioco di equilibri tra le varie sezioni di gioco che non è assolutamente facile da riprodurre, ma non impossibile, motivo per il quale anche per Village, la speranza è l’ultima a morire.
Ma fino a questo momento, mentirei se dicessi che c’è stato anche un singolo momento di angoscia in questa demo. Addirittura quando siamo inseguiti da quella strega che si tramuta in insetti, non ho avvertito alcun brividino dietro la schiena. Sarà perché la villain in questione è tutt’altro che spaventosa, oppure per la messa in scena del suo inseguimento poco efficace.
Nei sotterranei la situazione migliora drasticamente ma ancora una volta pare mancare un certo “quid”. Mi scuso per il costante paragone con il settimo capitolo, ma per motivi logici viene abbastanza naturale (senza contare che ci sto facendo l’ennesimo giro in questi giorni), e anche in questo caso manca quel filtro di grottesco e marcescente tanto nei bui corridoi di queste segrete tanto nelle figure di quegli incappucciati che ci assalgono, i quali complici un feedback non strepitoso dei colpi sui loro corpi (ma almeno possiamo azzopparli) e un comportamento ostile nei nostri confronti caratterizzato in maniera piuttosto blanda, non riescono a suscitare nemmeno in gruppi numerosi quell’angoscia sottopelle che anche l’incontro con un singolo micomorfo suscitava.
Ma insomma, ancora una volta la messa in scena anticlimatica di questi momenti potrebbe coincidere con i limiti fisiologici della demo. C’è da considerare comunque che del buono se ne vede comunque tanto, le potenzialità del titolo rimangono alte e inoltre ci è già stato promesso un Resident Evil incredibilmente vario ed esteso perciò il titolo ha potenzialmente ancora tutte le potenzialità per rifarsi numerose volte nell’avventura complessiva. Certo è che tra vecchi entusiasmi e nuovi scetticismi, attendiamo l’ottavo capitolo con sempre più curiosità e voglia di scoprirne le reali qualità. Coraggio, manca poco.
Leggi anche: