Rei e Nanae sono le protagoniste di un rapporto intenso e logorante nel bel mezzo di un crimine nel film Netflix Ride or Die
Ride or Die è il nuovo film originale Netflix tratto dal manga della serie Gunjō. L’intensità della storia tra i personaggi di Rei e Nanae trasporta il tormento del loro rapporto dalle illustrazioni di Ching Nakamura alla carne e il sangue delle attrici Kiko Mizuhara e Honami Sato, mischiando i destini, i corpi e le emozioni delle protagoniste per le immagini riprese da Ryūichi Hiroki e fatte scorrere sullo schermo della piattaforma digitale. Un racconto, quello del film sceneggiato per l’occasione da Nami Sakkawa, che racchiude una virulenza tale che si cerca di diluire per le intere due ore e venti di visioni, ma che ad ogni frame trabocca di un vigore sempre possente e pieno di veemenza.
Potenza delle immagini e del racconto che, però, non sempre trovano un canale di sbocco appropriato da cui poter fuoriuscire con adeguatezza, arrivando certamente con l’intenzione giusta allo spettatore, che vive un accaloramento degli eventi e dei rapporti a tratti estenuante. Segno del fervore della storia e delle sue protagoniste.
Rei (Kiko Mizuhara) e Nanae (Honami Sato) non si vedono da dieci anni. Una, ricca e borghese, ha sempre avuto la vita facile, sostenuta dalla presenza della propria famiglia che non riesce però ad accettarne l’omosessualità. L’altra povera da quando è piccola, decisa a fare qualsiasi cosa pur di sfuggire dalla propria condizione di miseria, dal tentare di rubare delle scarpe a sposare un uomo di successo.
Le due frequentavano la stessa scuola dove Rei spiava di continuo la sua compagna, innamorata di lei fin dal principio e pronta a fare qualsiasi cosa per la donna. Così, arrivando a compiere un gesto estremo, Rei e Nanae sono costrette a scappare, dirette verso un futuro dove forse potranno stare insieme, sospinte costantemente da una forte tensione di morte.
Ride or Die e la complessità di un legame, tra amore e potere
L’emotività di Rei e Nanae è tutta in Ride or Die: i loro sentimenti contrastanti, l’essersi trovate così giovani ed essersi perse per tanto tempo, la differenza di classe che ha influito enormemente nel loro rapporto. L’incapacità di incontrarsi a metà strada, ma l’impossibilità di separarsi. Il tono dell’opera di Ryūichi Hiroki ha tutte le sfumature dei caratteri delle due protagoniste e la maniera in cui questi vanno incastrandosi, al contempo non riuscendo però a dare uniformità al computo generale, finendo per farsi sopraffare dalle stesse personalità e dai desideri delle donne.
Se il trasporto viscerale è quello che in prima istanza vuole coinvolgere lo spettatore nella relazione tra Rei e Nanae, è quello stesso trascinamento sentimentale a sostenere e insieme opprimere le articolazioni sia narrative che relazionali del film. Una via spossante quella intrapresa dalle protagoniste tanto nell’amore/odio che le unisce, quanto negli accadimenti che le vedono in prima linea durante gli snodi della pellicola.
Una schizofrenia derivante dall’impostazione delle posizioni sociali ed emotive del duo, le quali esagerano le condizioni in cui vivono l’una in relazione all’altra. “Né amiche. Né amanti.”, ma insieme tutto questo e altro ancora in una storia che, nella fuga delle donne per un crimine commesso, manifesta le complicate dinamiche di potere anche quando c’è del vero affetto ad agire.
Nella prova d’amore di Rei nei confronti di Nanae si riproduce infatti la stessa situazione in cui la giovane, dieci anni prima, pagava la retta scolastica della compagnetta di cui era innamorata. Un patto lungo cinque anni che, se non avesse visto saldare la somma della retta nel tempo stabilito, avrebbe visto Nanae finire tra le braccia e nel letto della sua benefattrice. Un’ambiguità che contiene l’ardore spasmodico che Rei ha da sempre provato per una Nanae capace di vendersi al miglior offerente, rinnegando costantemente quell’ingerenza proveniente da un’esistenza giovanile fatta di stenti, che la preferisce oggetto da possedere purché lontana dalla strada.
Un’incomprensione tra le donne, il cosa essere l’una per l’altra, influenzato ogni volta da attributi esterni che non permettono alle protagoniste di trovare mai il loro centro. Quello che le vorrebbe entrambe spogliate dei costrutti sociali a cui sono legate. Prive di qualsiasi ricchezza materiale, di vergogna per la propria omosessualità, di una libertà che possa concedere loro di offrirsi l’una spontaneamente all’altra.
Un amore esagitato e altalenante
La complessità dell’unione tra Rei e Nanae è il fulcro del film Netflix Ride or Die, ma insieme il cruccio di un film in cui l’alternanza degli umori influenza in maniera ingente la digestione del film. L’urlarsi addosso, poi stringersi e coccolarsi, e ancora l’insulto strillato e l’abbraccio strettissimo. Altalene di un rapporto di cui si comprende la violenza e di cui si coglie l’adorazione quasi sovrumana, ma che pecca della mancanza di argini all’ardore del loro rapporto, rendendolo nevrotico più di quanto sarebbe necessario.
L’esagitazione dell’amore si unisce al resto di tutti gli eccessi di Ride or Die, dalla corsa rocambolesca all’integrazione dei personaggi secondari. Tutto volutamente spinto, incredibilmente forsennato. Ma anche ciò che è incontrollabile, come il legame tra Rei e Nanae, ha bisogno di una direzione per potersi esprimere al proprio meglio, quella sottrazione che avrebbe dovuto gestire il “troppo” aggiunto nella pellicola e donare maggiore equilibrio al racconto.
Ride or Die è su Netflix dal 15 aprile 2021.