Riverdale 2 continua sulla strada dell’oscurità e del sangue
Riverdale 2, dopo l’anteprima su Infinity, è finalmente uscita lo scorso 1° luglio su Netflix. Con la sua prima stagione la storia di Archie Andrews (KJ Apa) e dei suoi compagni del liceo ha conquistato un pubblico incredibilmente vasto in rapporto al target di riferimento. La grande fortuna della serie è principalmente dovuta al riuscito mix di più generi: il teen drama classico si combina infatti al thriller e alla saga familiare in una cittadina apparentemente perfetta, ma con molto da nascondere. La seconda stagione riparte dalle vicende lasciate in sospeso nella prima e introduce nuovi personaggi e idee, con risultati altalenanti.
Riverdale 2: una discesa nelle tenebre
La seconda stagione di Riverdale segue le orme della precedente, soprattutto per quanto riguarda la tematica principale. Il doppio, la tenebra che si annida nel profondo dell’animo umano, torna più forte che mai. Il suo nuovo portabandiera è Black Hood, un serial killer che si copre il volto con un passamontagna e commette diversi efferati assassini. L’intento del criminale è la purificazione del peccato della città tramite l’uccisione dei peccatori. Black Hood sostiene di non essere l’unico a indossare una maschera: tutti gli abitanti di Riverdale hanno una reputazione pubblica, ma nel privato anche i più insospettabili possono custodire segreti terribili. La cittadina cade nel terrore e nella divisione, che portano a galla ancora una volta i difficili rapporti tra Northside e Southside. Tocca ancora una volta ad Archie, Betty (Lili Reinhart), Veronica (Camila Mendes) e Jughead (Cole Sprouse) scoprire l’identità di Black Hood e cercare di fermarlo.
Nonostante Riverdale sia attanagliata da un serial killer, egli non è l’unica minaccia che incombe. Dopo aver orchestrato le manovre della sua famiglia da dietro le quinte per tutta la prima stagione, Hiram Lodge esce dal carcere ed è pronto a comprare la città un terreno alla volta. Il padre di Veronica è uno dei personaggi più importanti della seconda stagione perché simboleggia la corruzione, una forza così subdola e potente da sedurre anche il più integerrimo degli animi.
Esplorare il lato oscuro
Riverdale 2 è una discesa nelle tenebre. Se nella prima stagione i protagonisti lottano per reprimere il proprio lato oscuro e rimanere fedeli a se stessi come sono sempre stati, nella seconda finiscono per esplorare l’oscurità rischiando di venire inghiottiti.
- Archie vuole prendere l’uomo che ha sparato a suo padre Fred (Luke Perry), usando qualsiasi mezzo.
- Betty torna a fare i conti con l’ipocrisia e i segreti della sua famiglia, rendendosi in prima persona testimone di qualcosa di terribile.
- Jughead prende finalmente una decisione definitiva per il suo futuro.
- Veronica affronta il padre sul suo campo e subisce il ritorno del suo passato da ragazzina viziata e libertina.
Mentre tutto sembra andare in un’unica direzione, come già successo nella prima stagione, Cheryl Blossom (Madelaine Petsch) è la voce fuori dal coro: conosciuta la verità sull’omicidio del fratello Jason, dichiara guerra alla sua famiglia e cerca di dimostrare di essere molto meno perfida di quanto tutti pensino.
Riverdale 2: tutte le nuove idee
Riverdale 2 è un prodotto di cui si può capire molto semplicemente considerando il numero degli episodi, 22, quasi il doppio dei 13 della prima stagione. Il numero inusuale di puntate, soprattutto se si pensa alla loro durata media di 45 minuti, testimonia il gran numero di idee che il creatore Roberto Aguirre-Sacasa ha voluto inserire nella serie. La tematica della gang, già toccata nella prima stagione, viene approfondita ulteriormente come simbolo degli impegni sempre più seri che si deve essere in grado di sostenere crescendo. Gli elementi di spettacolo che ne derivano sono diversi: si spazia dalle risse tra bande rivali alle gare clandestine di auto truccate, dagli scambi di favori allo spaccio di droga. Gli stupefacenti sono un’altra tematica che trova maggior spazio rispetto al passato, intrappolando i personaggi in rapporti malsani e mettendoli a rischio nei confronti della legge. Hiram Lodge porta a Riverdale anche un’altra faccia della malavita: la mafia immobiliare.
Vecchi e nuovi modi di narrare
In Riverdale 2 non mancano nemmeno nuove, sorprendenti modalità di racconto, che non sempre hanno molto da spartire con il clima cupo e oscuro della narrazione generale. Un esempio virtuoso è quello del sogno, utilizzato come dispositivo per mettere in scena un futuro alternativo. Molti personaggi, come per esempio Josie (Ashleigh Murray) e Kevin (Casey Scott), sognano di essere uccisi da Black Hood nei modi più crudeli. Spesso lo spettatore è tratto in inganno dalle scene oniriche, per poi tirare un sospiro di sollievo non appena la narrazione torna alla realtà. Il musical Carrie, scelto come modalità di messa in scena proprio nel segmento più cupo della stagione, appare invece abbastanza forzato, sebbene i ragazzi interpretino personaggi che somigliano alle loro personalità reali.
Riverdale ha sempre fatto delle citazioni cinematografiche una propria cifra stilistica riconoscibile. Nella prima stagione i personaggi si servono continuamente di titoli di film per definire le azioni degli altri, ma nella seconda sono presenti vere e proprie chicche registiche persino troppo ambiziose. La notte del giudizio, lungometraggio diretto da James DeMonaco nel 2013, dà il titolo e le dinamiche a uno degli episodi. Sono presenti palesi citazioni di altre opere di un certo spessore, come Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme o Shining di Stanley Kubrick.
Riverdale 2: godibile ma…
Riverdale è una serie che si basa principalmente sui segreti e le nefandezze che le persone riescono a mantenere sotto la superficie. La cittadina è la vera protagonista delle vicende, poiché nel complesso è esattamente come i suoi abitanti: perfetta all’apparenza, marcia nella sostanza. La prima stagione deve il suo successo soprattutto al fatto che, prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. La verità arriva a bussare alla porta di tutti per chiedere il conto e non c’è modo di sfuggirle. Ogni azione ha una conseguenza e chi la compie deve essere pronto a fronteggiarla.
Riverdale 2 fallisce a più riprese proprio nel tener fede a questo principio. Molte delle scelte compiute dai personaggi non generano ripercussioni adeguate e le sottotrame rimangono spesso appena accennate. Quando la narrazione sembra incentrarsi su un personaggio meno in vista per farci sapere qualcosa di più su di lui, viene poi lasciata in sospeso. Persino i protagonisti litigano e si riappacificano in continuazione, come se si dimenticassero all’improvviso i torti appena subiti. Questo problema può essere probabilmente imputato all’abbondanza: gli sceneggiatori hanno inserito così tante idee da non riuscire a gestirle tutte allo stesso grado di profondità. I personaggi sono aumentati sensibilmente e 22 puntate non bastano a dare spazio sufficiente a tutti.
Questo difetto non contamina del tutto Riverdale, che rimane un prodotto di qualità e un must watch per tutti gli amanti dei teen drama e delle saghe familiari. La storia di Archie e compagni continuerà con una terza stagione da 22 episodi, sperando che gli showrunner gestiscano meglio l’abbondanza d’idee.