Alla scoperta di Robert Kirkman
Negli ultimi anni, chiunque abbia bazzicato il mondo del fumetto o delle serie TV avrà sicuramente incontrato – anche più volte – il nome di Robert Kirkman, uno dei talenti più grandi degli ultimi anni.
Oggi ripercorriamo la vita editoriale di questo ragazzone del Kentucky, sempre sorridente e disponibile, dagli albori fino al successo planetario.
La carriera di Kirkman è cominciata nel 2000, quando uscì una parodia del genere supereroistico, intitolata Battle Pope e creata insieme a Tony Moore (non l’ultimo arrivato, insomma!): inizialmente frutto di un’autoproduzione, la serie a fumetti fu acquistata e ripubblicata a colori dalla Image nel 2005. Battle Pope narra le avventure di un Papa disconosciuto da Dio in persona a causa della sua condotta molto poco ortodossa che diventerà l’unica barriera contro i demoni che cercheranno di invadere la Terra.
Il fumetto è stato un buon successo ed è stato anche riadattato anche in una serie animata, distribuita su Spike tv nel 2008.
Un talento così irriverente, capace di prendere gli stilemi di un genere (quello supereroistico) e stravolgerlo facendone una parodia di successo, non poteva rimanere nell’ombra troppo a lungo e, infatti, pochi mesi dopo, viene assunto dalla Image per lavorare su alcune run di progetti editoriali già esistenti (principalmente su SuperPatriot di Erik Larsen). In quella occasione Kirkman conosce e comincia a collaborare con il disegnatore Cory Walker.
La svolta arriva nel 2003, quando il buon Robert, insieme a Walker, crea Invincible, una serie che ha il preciso scopo di rinverdire il filone supereroistico all’interno della Image. Kirkman e soci fanno di più, dando vita a un universo di personaggi e storie che ha riscritto le regole del genere: già in quest’opera si intravede una delle caratteristiche più importanti della scrittura dello sceneggiatore statunitense, ovvero l’utilizzo dei tratti distintivi di un particolare genere come semplice pretesto per approfondire le relazioni umane e le loro conseguenze.
Invicible racconta le gesta di un supereroe adolescente, figlio d’arte, che cerca la sua strada tra squadre di vigilanti mascherati e altri adolescenti. Il rapporto con il padre, l’alieno Omni-man, e la madre, Deborah Grayson, saranno spesso fonte di interi filoni narrativi, al pari dei super scontri e dei villan extraterrestri che Markus (questo il vero nome del protagonista) dovrà affrontare.
Come se un’opera di questo calibro non fosse sufficiente, nel 2003 Kirkman e soci (in questo caso Tony Moore e Charlie Adlard) tirano fuori dal cilindro The Walking Dead. Niente sarà più come prima, tra gli zombie.
La serie The walking dead viene pubblicata in Italia da Saldapress (siamo arrivati al volume 29, in edicola e fumetteria, da pochi giorni) e si concentra sulla storia di Rick Grimes, un poliziotto che si risveglia dal coma in una Atlanta distrutta da un’apocalisse zombie.
Niente di nuovo, direte voi. E qui vi sbagliereste.
Perché i morti viventi, già dai primi volumi della serie, diventano uno sfondo, un pretesto e quasi ci si dimentica di loro: le storie dei personaggi di The walking dead cominciano quando finiscono le altre, intrecciandosi con un mondo distrutto e una società senza regole. E qui Kirkman si diverte, ponendo continui dilemmi morali ai suoi personaggi positivi, dando loro gli strumenti per ricostruire una società dopo che quella che conosciamo è andata distrutta e creando dei cattivi che sono diventati delle icone.
L’azione, in The walking dead, c’è ed è tanta: fughe precipitose, orde di zombie, morsi e infezioni sono all’ordine del giorno ma il focus dell’opera sono quasi sempre gli uomini, le bassezze che riescono a fare, le azioni nobili che possono tirare fuori e le interazioni tra di loro. Quest’opera – ancora lontana dalla fine – può essere inserita tra i trattati antropologici per quanto riesce a delineare le caratteristiche delle persone nelle situazioni estreme e per quanto racconta l’evoluzione psicologica dei personaggi dinnanzi alle immani tragedie che sono chiamati a vivere.
La serie a fumetti è uscita dal medium per cui è stata pensata, diventando un successo planetario grazie alla serie televisiva prodotta dalla rete Amc e riuscendo a riportare in auge un genere che era stato – purtroppo – messo in secondo piano.
Tutto questo, però, non è sufficiente per Robert Kirkman.
Gli anni successivi lo vedono, infatti, entrare a far parte della scuderia della Marvel, dove si occupa di gestire alcune serie già avviate (Captain America, X-men e Fantastici Quattro) per citarne qualcuno): anni importanti per il giovane autore, perché ha modo di conoscere altri grandi artisti, tanti disegnatori e affinare ulteriormente il suo stile.
Una delle chicche relative a questo periodo che mi sento di consigliarvi è il volume Marvel Zombies: un divertissement notevole che parte dal semplice assunto che le tanto famigerate epidemie zombie possano attecchire anche sui supereroi. Cosa c’è di più terrificante dei supertizi coi superpoteri diventati preda di una fame insaziabile? Gli abitanti della Terra (e non solo!) lo scoprono nel primo volume di quella che è poi diventata una vera e propria saga.
Dopo così tanti successi e così tante pubblicazioni, il nome di Robert Kirkman diventa una garanzia, tra gli addetti alla nona arte: ecco perché la Image nel 2008 lo riporta a bordo come socio e non più come dipendente.
Il nuovo corso dello sceneggiatore arriva nel 2010, quando viene lanciata la Skybound Entertainment, ramo multipiattaforma della Image in cui l’autore può dedicarsi a dar vita a nuovi progetti, scoprire talenti e affrontare temi non sempre convenzionali.
La Skybound ha permesso a Kirkman di uscire dal mondo del fumetto e innovare in più settori, dalla produzione di videogiochi alla realizzazione di cartoni animati e serie per il web. Notizia recente è la produzione – da parte della Skybound e Entertainment One – di una serie TV ideata da Robert Kirkman: per adesso sappiamo solo che la serie si chiamerà 5 year, avrà un’ambientazione pre-apocalittica (tema molto caso all’autore) e che seguirà le avventure di un gruppo di persone dinnanzi a una minaccia certa e tremenda come la distruzione della Terra, soffermandosi sulle loro reazioni e relazioni.
L’autore statunitense però non ha dimenticato il suo primo amore: nel 2018 è uscita una nuova creatura a fumetti, Oblivion’s Song, creata insieme a un autore italiano di grande talento, Lorenzo De Felici. Un’altra incursione nei generi: stavolta il caro Robert si è dedicato al post-apocalittico, tratteggiando una Philadelphia caduta in una dimensione parallela popolata di mostri e aberrazioni. I primi numeri, anche grazie ai colori di Annalisa Leoni, hanno dimostrato ancora una volta quanto possono essere sterminate la fantasia e la bravura di questo autore che non ci stancheremo di seguire!