Per Edizioni e/o è uscito Una rosa sola, romanzo breve di Muriel Barbery che porta i lettori con sé a Kyoto
Muriel Barbery, scrittrice francese affermatasi soprattutto grazie al suo best seller L’eleganza del riccio, primo nelle classifiche italiane del 2008, ci presenta il suo nuovo romanzo, Una rosa sola: ancora una volta, il Giappone è lo sfondo affascinante della storia di una donna che, attraverso un viaggio nel Paese del Sol Levante, scopre sé stessa, mettendo tutta la propria vita in discussione a partire dalla morte di suo padre.
Scoprire le proprie radici, anche quelle dell’anima, in Giappone
Rosa, la protagonista, abita a Parigi, dove lavora come botanica. Nonostante la sua professione, non conosce realmente i fiori che studia, non si sofferma sulla loro bellezza e sui messaggi che sanno trasmettere. A dirla tutta, non sa cogliere proprio alcun segnale dal mondo e dalle poche persone di cui si circonda quasi per inerzia.
Rosa è una donna sola e depressa: niente e nessuno, nei suoi quarant’anni di vita, ha saputo donarle gioia e impedire che una profonda tristezza si impossessasse di lei. Diversi traumi hanno segnato il suo spirito, annichilendo ogni interesse e piacere, nonostante il fascino che è capace di suscitare nei suoi amanti di breve corso.
Tutto comincia a cambiare, a trasformarsi, nel momento in cui Rosa parte per Kyoto, in seguito alla morte del padre che non ha mai conosciuto, un certo Haru, mercante d’arte che ebbe un’avventura con sua madre. Insieme a Paul, il fedele assistente belga del defunto, Rosa visiterà angoli della città silenziosi ma pieni di significato, pur non essendo subito pronta a voler accogliere e accettare ciò che questo viaggio ha da offrirle.
Una rosa sola di Muriel Barbery, fascinazioni orientali e metamorfosi interiore
Ne Una rosa sola, Muriel Barbery dà prova, sì, di amare il Giappone, tuttavia non si può fare a meno di notare che ogni descrizione sia pervasa di lirismo un tantino fine a sé stesso, anche se in misura minore rispetto a L’eleganza del riccio.
Ogni parola è scelta con grande cura, nel tentativo di suscitare immagini emotive particolari sfruttando strade, ristoranti e templi che caratterizzano l’antica capitale del Giappone, Kyoto. Non per niente l’autrice vi ha vissuto per un periodo e si può intuire che lo sguardo di Rosa nasconda il suo, mentre la donna viene condotta dalla sua guida da un tempio buddhista all’altro, nel rispetto delle ultime volontà del padre.
In questi luoghi, che siano i tranquilli giardini zen o piccoli ristoranti di yakitori (nei quali non manca l’attenzione per il cibo, la sua qualità e il suo sapore), Rosa proverà ad aprire mente e cuore da troppo tempo cristallizzati, pur con grande fatica e diffidenza. Saranno sempre i fiori, che si suppone lei conosca bene, a simboleggiare i piccoli passi della sua metamorfosi: dai lillà ai garofani (associati alla figura materna), dagli iris e le camelie ai più classici fiori di susino e ciliegio. E insieme alla flora nipponica, che già secondo tradizione parla da sé, anche i pochi giapponesi con cui scambierà poche, essenziali battute le forniranno gli strumenti per curare la propria anima sperduta, che siano concetti filosofici, proverbi o semplicemente discorsi accesi fatti durante una serata di bevute.
Una rosa sola di Muriel Barbery è quindi un breve romanzo di crescita personale, il caso di una donna che per trovare sé stessa deve incontrare il proprio padre defunto per capire finalmente quali siano le proprie origini e il senso di una vita finora priva di amore, cupa ma ancora degna di essere vissuta. L’ambientazione suggestiva del Giappone, presente in ogni singola pagina, sicuramente catturerà gli appassionati ma saprà anche dimostrare come, spesso e volentieri, per ritrovarsi sia necessario allontanarsi anche migliaia di chilometri dai luoghi cui siamo ancorati da una vita e immergerci in qualcosa di completamente nuovo ed estraneo ma al contempo vicino e raggiungibile.