L’eterna lotta interiore tra il bene e il male
Quando si parla dei Cavalieri dello Zodiaco – o Saint Seiya – è impossibile non pensare ai leggendari Cavalieri d’Oro: membri del rango più alto della gerarchia dei Cavalieri di Atena, i Gold Saint sono tra i guerrieri più potenti dell’universo creato da Masami Kurumada e, tra questi, svetta un nome in particolare, quello del Cavaliere dei Gemelli (o di Gemini), Saga.
La figura di Saga, oltre a essere una delle più amate della fanbase di Saint Seiya, è anche una delle più complesse da analizzare. Complessa, ma al tempo stesso lineare. Una sorta di ossimoro vivente, se vogliamo.
Dietro a quella che, inizialmente, ci venne presentata come follia – o una doppia personalità – si cela qualcosa di molto più complesso: una fitta rete, intessuta ancor prima della nascita di Saga, le cui conseguenze hanno portato alla corruzione e alla morte, per sua stessa mano, di quello che viene considerato uno dei più potenti Cavalieri d’Oro.
La sua storia – più di quella di tanti altri Saint – è un vero e proprio viaggio nell’animo umano, fatto di luce ma, al tempo stesso, di tanta oscurità. Proprio come un grande artista che crea e perfeziona la propria opera, aggiungendo o modificando piccoli dettagli, così Kurumada ha modellato il personaggio di Saga nel corso degli anni, dando al pubblico sempre più motivi per commuoversi davanti alla sua morte e al suo sacrificio.
Come tutte le storie, per capirla bisogna partire dal principio, dal giorno in cui il Gran Sacerdote Shion dell’Ariete e il vecchio Dohko di Libra, assistettero alla nascita di Saga e del suo gemello Kanon.
La nascita del Cavaliere d’Oro di Gemini
Si narra che, con l’avvicinarsi di ogni Guerra Sacra, nasca una nuova generazione di Cavalieri, potenti guerrieri destinati a proteggere la dea Atena e a combattere in difesa della pace e dell’intera umanità. Dopo gli eventi visti nella Prima Guerra Sacra, la dea della giustizia diede al cavaliere dell’Ariete, Shion, il compito di sovrintendere al Grande Tempio e assumere il ruolo di Gran Sacerdote. Una notte, il cavaliere vide una stella cadente svettare sulla Terza Casa, la Casa dei Gemelli e al suo interno trovò due neonati ancora in fasce: Saga e Kanon.
Attraverso il recente manga Saint Seiya: Origin, Masami Kurumada racconta ai lettori il passato dei due guerrieri, svelando una verità che ha lasciato molti senza parole: l’esistenza di un terzo “gemello”.
Le virgolette sono un obbligo visto che non si trattava di un bambino in carne e ossa ma di uno spirito, lo spirito di Lemur, la Stella della Disgrazia, concepito dalla dea Ker, sorella di Thanatos e Hypnos, due dei più fedeli sostenitori del dio degli Inferi, Hades. Scopo di Ker era seminare un frutto che sarebbe germogliato silenziosamente nel corso degli anni e che avrebbe dovuto spianare la strada alle forze di Hades nell’imminente Seconda Guerra Sacra.
Nonostante gli avvertimenti di Dohko, Shion non riuscì a eliminare il terzo gemello e, come previsto da Ker, Lemur si insinuò nel corpo di uno dei due piccoli, impossessandosene e scomparendo dalla memoria di tutti coloro che avevano assistito all’evento, diventando quella che – stando alla descrizione fornita da Kurumada – sarebbe stata percepita come “una semplice seconda personalità.“
Se a questo punto seguissimo l’ordine con il quale ci sono stati raccontati gli eventi successivi, si creerebbe non poca confusione perché la storia di Saga, come dicevamo all’inizio, è stata ampliata di anno in anno. Lo dimostra anche il fatto che gli eventi appena descritti sono stati resi noti solo nel 2019, 34 anni dopo la pubblicazione del manga originale che vide Saga, nei panni del Gran Sacerdote, consegnare l’armatura di Pegasus nelle mani di Seiya.
Per capire come si è giunti alla “versione malvagia” del Cavaliere di Gemini vista nell’arco narrativo del Santuario, bisogna fare un passo in avanti nella storia fino a raggiungere la saga di Nettuno. Kanon, Generale degli Abissi al servizio del dio dei mari, raccontò un frammento del passato che legava lui e Saga, il momento nel quale venne imprigionato dal fratello a Cape Sounion.
A quel tempo, Saga veniva considerato da tutti come un vero e proprio dio, un santo, un guerriero puro votato interamente al bene al servizio della Dea Atena. Percependo l’ambizione che albergava silenziosa nel cuore del fratello, Kanon ideò il complotto che li avrebbe portati a prendere il potere sul Grande Tempio, eliminando il Gran Sacerdote Shion, Aiolos del Sagittario e, soprattutto, la piccola Saori Kido, reincarnazione stessa della dea Atena.
Il cuore di Saga non riuscì a concepire un tradimento simile e, nonostante il legame che lo univa al fratello, decise di rinchiuderlo in quella prigione dove, tempo dopo, sarebbe stato raggiunto anche da Ker. La dea, convinta che Lemur si fosse impossessato di Kanon vista la sua malvagità, capì che si trattava semplicemente d’invidia, invidia provata per un fratello che descrive come “migliore di lui sotto ogni aspetto.”
Se l’oscurità di Kanon poteva esser etichettata come frutto di una sorta di risentimento, quella celata nel cuore di Saga non si era, forse, ancora manifestata del tutto. Nascosto anche ai sensi dei più dotati tra i Cavalieri d’Oro, lo spirito di Lemur aveva lavorato in silenzio per anni, e, da piccolo seme, era diventato un frutto maturo pronto a sbocciare in tradimento, inganno e omicidio.
Sebbene il ben noto film in CG, Saint Seiya Legend of the Sanctuary, abbia diversi lati negativi, il design scelto per l’armatura di Saga è la rappresentazione perfetta di quello che sarebbe diventato il personaggio. In quella che è entrata nella storia di Saint Seiya come “La Notte degli Inganni”, l’anima di Saga venne spaccata a metà: da una parte il Cavaliere devoto alla protezione e alla salvaguardia di Atena; dall’altra un servo di Hades, pronto a sacrificare anche la vita di una neonata ancora in fasce pur di portare a compimento i propri nefasti propositi.
Grazie all’intervento del già citato Aiolos, Cavaliere d’Oro del Sagittario, la piccola Saori – reincarnazione di Atena – venne salvata, tuttavia Lemur riuscì a completare parte del proprio compito, costringendo Saga a eliminare Shion e prenderne il posto come Gran Sacerdote, assumendo così il controllo delle varie schiere di guerrieri del Grande Tempio.
Le lacrime di Saga di Gemini
Sebbene la storia di Saga venga raccontata in diversi archi narrativi, la maggior parte degli eventi che lo vedono protagonista si svolge in quello che è conosciuto come la serie del Grande Tempio o del Santuario oppure ancora delle Dodici Case.
In questo contesto, l’aspetto di Saga subisce spesso dei mutamenti: sia nella versione anime che in quella manga, ogni volta che la personalità di Lemur ha il sopravvento, i capelli assumono un colore diverso (grigi nell’anime e neri nel manga) e gli occhi si tingono di rosso. In alcuni episodi dell’adattamento in italiano, tra l’altro, tale differenza viene resa ancora più netta dal doppiaggio, che vede subentrare, nella versione “buona” una voce da donna, in contrasto con quella da uomo udibile nella versione “malvagia”.
Gli eventi narrati nella saga del Grande Tempio, si collocano tredici anni dopo quanto avvenuto nella “Notte degli Inganni” e vedono un’adolescente Saori Kido, ormai consapevole della propria natura divina, guidare il gruppo composto da cinque celebri Cavalieri di Bronzo: Seiya di Pegasus, Shiryu del Dragone, Hyoga del Cigno, Shun di Andromeda e Ikki di Phoenix.
Decisi ad affrontare il Gran Sacerdote, divenuto ormai sempre più simile a un tiranno, i cinque iniziarono la loro corsa contro il tempo, sbaragliando gli altri Cavalieri d’Oro e raggiungendo, infine, le stanze di Saga. Fu proprio qui che, nel corso dello scontro con Seiya, assistemmo a un evento particolarmente simbolico: il volto della giustizia, inciso su uno dei due lati dell’elmo della sacra armatura di Gemini, iniziò a versare lacrime. Un pianto a dirotto – reso ancora più evidente nella trasposizione anime – causato dal dolore provato dalla parte più pura dell’anima di Saga, che, dopo tredici anni di lotta con sé stesso, era ormai completamente in balìa della volontà di Lemur.
Dietro quelle lacrime c’è di tutto: frustrazione, sconfitta, perdita, dolore, paura, un connubio di sentimenti che farebbero vacillare anche l’animo più forte. Il potere esercitato per anni dallo spirito demoniaco trasformò Saga in una sorta di burattino, nonostante parte del suo stesso essere fosse in qualche modo appagata da tutto ciò che era successo e che poteva accadere se non fossero intervenuti Atena e i suoi Cavalieri.
Negli ultimi attimi della sua vita, dopo esser stato colpito dal potere della dea, Saga ritrova finalmente la serenità perduta nei tredici anni passati al fianco di Lemur. Il tradimento e l’onta delle quali si era macchiato, furono purtroppo intollerabili per un Cavaliere della sua levatura e devozione, e fu per questo che, davanti alla sua dea ormai salva, Saga scelse di togliersi la vita, grato di poter morire al cospetto di colei che aveva giurato di proteggere e che aveva tentato di uccidere… consapevolmente.
Sebbene, infatti, fosse influenzato dallo spirito di Lemur – del quale, già nel manga originale, ci venne svelata l’aspetto e che venne definito da Seiya “il male che aveva preso possesso del suo corpo” – l’animo di Saga è sempre stato diviso tra luce e ombra, come quello di tutti gli esseri umani del resto. Sempre nel manga, Mur dell’Ariete offre ai lettori un quadro molto chiaro del tormento che affliggeva lo spirito del Cavaliere di Gemini:
“Ogni uomo nel profondo del suo cuore possiede sia il bene che il male […] nel caso di Saga, questi due lati opposti erano particolarmente estremi. Per cui, quando il male lo dominava, diventava davvero malvagio; quando, invece, aveva il sopravvento il suo lato buono, si comportava in modo gentile, come se fosse un Dio. Alla fine, chi ha sofferto di più di chiunque altro in questa battaglia è stato proprio Saga, perché combatteva dentro sé stesso con il bene e il male.”
Il ritorno di Saga di Gemini
Le battute finali di Saga, vennero recitate davanti alla grande statua di Atena al Grande Tempio, al cospetto dei Cavalieri d’Oro sopravvissuti allo scontro con i cinque Cavalieri di Bronzo e, soprattutto, della Dea stessa. Anni dopo, in seguito agli eventi narrati nell’arco narrativo di Nettuno – e in quello di Asgard nella serie anime – iniziò la temuta Seconda Guerra Sacra tra le forze del bene, guidate da Atena e dai suoi Cavalieri, e quelle del male di Hades e dei suoi Spectre.
Tra quelli che assaltarono il Grande Tempio per prendere la vita della dea, ve ne erano sei che si distinguevano dagli altri: Aphrodite dei Pesci, Deathmask del Cancro, Shura del Capricorno, Camus dell’Acquario, Shion dell’Ariete e Saga di Gemini. Se il ritorno dei Cavalieri d’Oro sconfitti non avesse stupito abbastanza i fan, e non lo avesse fatto anche la presenza di Shion – il primo Gran Sacerdote nonché Cavaliere di Atena e mentore di Mur – vedere Saga militare tra le fila dell’esercito di Hades fu un colpo di scena non da poco.
Dopo aver assistito alla sua redenzione in punto di morte, alla riconquista di una serenità perduta per anni, con la quale abbandonò il mondo dei vivi dopo aver ricevuto il perdono della propria Dea, nessuno si poteva immaginare di ritrovarlo a combattere dalla parte “sbagliata” nel corso di quello che si prospettava come il conflitto più grande mai visto nella storia di Saint Seiya. Eppure così accadde e Saga, al fianco degli altri Cavalieri d’Oro traditori, iniziò la propria scalata delle Dodici Case, sconfiggendo i suoi ex-compagni e arrivando anche a usare l’unico colpo proibito dalla dea della giustizia, l’Athena Exclamation (o Urlo di Atena) fino a giungere, stanchi e ormai agonizzanti, ai piedi di Atena.
Con somma sorpresa di tutti i presenti – e dei lettori/spettatori – Saori accolse i traditori porgendo a Saga un oggetto che nessuno si aspettava: il pugnale col quale tentò di assassinarla da piccola, invitandolo a portare a termine il proprio compito, prendendosi la sua vita. La morte di Atena è forse uno dei momenti più toccanti dell’intero arco narrativo, non tanto per la scomparsa della dea in sé per sé – che tra l’altro era necessaria per poter accedere al regno di Hades e poterlo affrontare – ma per il dolore trasmesso dai tre “cavalieri traditori”.
Aphrodite, Deathmask, Shura, Camus e Saga, così come il Gran Sacerdote Shion, avevano celato al dio degli Inferi le loro reali intenzioni: dare a Saori l’Armatura Sacra di Atena nascosta nel Grande Tempio e “camuffata” da gigantesca e imponente statua della dea. Così come il sangue dei Cavalieri ridà forza e vita alle loro vestigia, così il sangue di Saori avrebbe risvegliato il potere assopito dell’Armatura, senza la quale non avrebbe avuto alcuna possibilità contro Hades. Quelli che erano stati etichettati come “traditori” si erano, in verità, riconfermati come fedeli guerrieri di Atena, pronti a servire e proteggere la loro dea anche dopo la morte.
Anche in questa “seconda vita” non c’è pace per Saga, costretto a ferire e uccidere coloro che un tempo chiamava compagni e amici, e a essere etichettato come traditore dell’unica vera dea alla quale apparteneva tutto il suo animo e la sua vita. Con la morte di Atena e ormai libero da ogni costrizione, il Cavaliere di Gemini poté finalmente giocare le sue ultime carte provando a raggiungere le stanze di Hades. Purtroppo il tempo concesso dal dio degli Inferi non gli concesse di arrivare alla fine e Saga morì tra le braccia di Seiya, al quale affidò la vita e la salvaguardia di Atena.
La fine del viaggio
Quella di Saga non è di certo una storia felice. Sebbene fosse uno dei Cavalieri d’Oro più forti e devoti, il suo “doppio spirito” in costante lotta con sé stesso, lo portò a compiere atti di estrema malvagità, pur di portare a compimento i propri intenti e soddisfare la propria ambizione.
Nonostante quanto raccontato da Kurumada in Origin, c’è da chiedersi se, anche senza l’intervento di Ker, il suo lato malvagio non avrebbe, prima o poi, preso il sopravvento. Come detto da Mur nelle parole citate in precedenza, il vero “difetto” di Saga stava nel portare i due aspetti all’estremo: tanto buono da esser simile a un dio o a un Santo; tanto malvagio dal cercare di uccidere una neonata pur di conquistare il potere.
Il conflitto di Saga raggiunge il culmine nel corso della “Notte degli Inganni”, ma è un conflitto che stava combattendo fin dal giorno della sua nascita e che, in quel momento, vide la parte più oscura del proprio animo prendere (forse per la prima volta) il sopravvento, soggiogando completamente quella buona. La fine del tormento tra le braccia della propria dea, fece affiorare (nella versione anime) un sorriso estremamente sereno sul volto di Saga, a testimonianza di una pace finalmente raggiunta, dopo aver passato una vita intera a combattere una battaglia che avrebbe potuto durare per sempre e che lo avrebbe portato, prima o poi, verso la sua stessa distruzione.