La presa del potere da parte dei Talebani rischia di riportare l’Afghanistan indietro di vent’anni: l’appello della regista Sahraa Karimi alla comunità cinefila internazionale
Prima dell’invasione statunitense dell’Afghanistan nel 2001, i diritti delle donne nel paese erano praticamente inesistenti sotto il regime talebano: erano bandite dalla vita pubblica, non potevano frequentare la scuola, e l’arte, eccetto quella religiosa, era bandita. Seppur con tutte le difficoltà del caso, nel ventennio successivo l’educazione non era più preclusa, ci sono state donne in politica, e addirittura il movimento cinematografico del paese aveva attirato l’attenzione internazionale.
Ora che i talebani hanno ripreso il controllo del paese però, si rischia seriamente di perdere tutte queste conquiste. Perlomeno questa è la paura di moltissime persone, tra cui la regista afghana Sahraa Karimi, che ha scritto un appello alla comunità cinefila internazionale.
Afghanistan: l’appello della regista Sahraa Karimi
Karimi, che nel 2019 è stata nominata prima donna a capo dell’Afghan Film, l’azienda cinematografica statale afghana, ha scritto:
“Tutto quello che ho lottato così tanto per costruire nel mio paese, rischia di crollare. Se i talebani prendono il potere, l’arte sarà bandita. Io e altri registi potremmo essere i prossimi nella loro lista di obiettivi. Toglieranno i diritti alle donne, saremo costrette nell’ombra delle nostre case e le nostre voci, le nostre espressioni, saranno soffocate nel silenzio. Per favore, aiutateci a far sì che al mondo interessi quello che ci sta succedendo. Informate i media più importanti del vostro paese su quello che sta succedendo qui in Afghanistan. Siate le nostre voci fuori dall’Afghanistan”.
La lettera di Karimi è stata condivisa su Twitter dal regista nordirlandese Mark Cousins e dalla regista indiana Leena Manimekalai. Afghan Film è stata fondata nel 1968, ma il cinema afghano è stato praticamente bandito negli anni ’90 dopo la caduta del governo. Sotto il regime talebano, come detto, l’arte è bandita.
Negli ultimi vent’anni però, diversi registi afghani si sono distinti a livello internazionale. Nel 2003 Osama, di Siddiq Barmak, ha vinto il Golden Globe come miglior film straniero, mentre il film Kandahar, ambientato in Afghanistan, ha vinto il premio della giuria a Cannes nel 2011 ed è stato nominato dal Time tra i 100 migliori film prodotti dal 1923. Nel 2012, il corto Buzkashi Boys è stato candidato agli Oscar come miglior corto.
La stessa Karimi ha diretto Hava, Maryam, Ayesha, che è stato presentato a Venezia nel 2019. Tutto questo però, rischia tristemente di scomparire nuovamente.
(Fonte: Indie Wire)