Jack spacca ancora, non che ci fossero dubbi…
Una piccola premessa obbligatoria: chi vi parla ha già scritto molto sul cartoon in questione. Se non avete idea di quanto lo show sia stato bello o importante per il suo genere di riferimento, oppure se – peggio – non sapete chi o cosa sia Samurai Jack, allora fatevi un favore e correte subito a leggervi questo articolo, recuperando subito anche le quattro passate ed iconiche stagioni di uno dei più bei prodotti animati destinati alla TV.
Perché allora siamo qui? Semplice: per darvi due o tre impressioni su quello che è il ritorno del Samurai di Genndy Tartakovsky, originariamente in onda su Cartoon Network e oggi tornato in vita grazie alla mai troppo amata Adult Swim.
Con grande sorpresa e non senza i nostri più sentiti ringraziamenti, il canale via cavo rimette in piedi il mito di Jack, riprendendo la narrazione con una quinta stagione che non riscrive, ma anzi prosegue le avventure del celebre samurai animato nella speranza di dare alla sua storia un dignitoso e doveroso epilogo.
“XCII”, questo il nome dell’episodio (seguendo dunque la tradizione di titolare ogni episodio semplicemente con un numero, e proseguendo la numerazione originale) che ci si è presentato con potenza e magnificenza, riproponendo quello che era il mood decisamente adulto che ha sempre contraddistinto lo show. Anzi, il carisma tipico di Adult Swim ha reso Jack ancor più diretto, oscuro e violento, tanto che l’episodio si trasforma, e ben più di una volta, in una sorta di horror animato. Senza jumpscare o simili, ma con la presenza di alcune scene davvero “oltre” per ciò che concerne l’oscurità e la cupezza già ammirate in passato.
Cinquant’anni sono passati da quando avevamo lasciato Jack, cinquant’anni che il nostro ha passato intrappolato nel futuro, fallendo nel suo intento di sconfiggere il malvagio Aku e tornare, dunque, nel suo tempo d’origine. Un lasso di tempo enorme che, tuttavia, non ha intaccato Jack, evidentemente impossibilitato ad invecchiare ma comunque molto martoriato nell’animo e nello spirito.
Nella migliore tradizione, Tartakovsky confeziona un primo episodio denso di azione e fascino. I primi minuti, quelli in cui il personaggio viene re-introdotto, sono basati tutti sul combattimento e su di una violenza quasi barbara, perpetrata rigorosamente in silenzio.
Il richiamo al pilot originale, che pure centellinava le parole, è fortissimo e voluto, tanto che le sfortunate protagoniste dell’attacco di mostri (su cui poi Jack si avventerà) sono volutamente mute, e si esprimono per mezzo di un curioso sistema di messaggi testuali. Lo stesso Jack trascorre i primi istanti in un silenzio rabbioso, espresso più che degnamente dal volto irrigidito.
Non c’è più spazio per il samurai ottimista e bonario delle precedenti stagioni. Jack irrompe sulla scena armato di tutto punto. Con in volto una maschera cremisi ritraente un Oni. I cinquant’anni lo hanno cambiato, distrutto. Psichicamente il nostro è tormentato dagli spettri del passato, le cui visioni (bellissime) si palesano senza cognizione di causa, in ogni attimo di quiete e non.
Nascosto in bella vista tra queste visioni, capeggia la figura spaventosa ma affascinante di un samurai oscuro, pronto alla guerra, in groppa ad un destriero nero. E intanto continua la caccia di Aku alle calcagna di Jack, così come nascono, nelle ombre, nuove minacce pronte a colpire.
Eppure Samurai Jack, in quanto show, in quanto serie, non tradisce se stesso, e coniuga nella sua formula tutte quelle sfaccettature che ci si aspetta dopo anni ed anni di avventure. Incubi sì, terribili e oscuri. Ma anche combattimenti bellissimi a colpi di spada e, perché no, quello humor divertente e inatteso che senza forzature si inserisce nel naturale corso delle varie storie.
Del resto, stiamo ancora una volta parlando di uno dei punti più alti dell’animazione televisiva. Uno stile impareggiabile, che abbiamo già ampiamente lodato altrove, e che in questa quinta stagione trova un’impeccabile sublimazione. L’azione è tesa, coreografata in modo intelligente e offre una violenza per certi versi “appagante”. La musica è trascinante e segue l’azione con invidiabile maestria, facendo sì che – purtroppo – i circa venti minuti di spettacolo arrivino rapidamente alla fine. Samurai Jack è questo: una bellissima corsa tra combattimenti, oscurità, momenti solitari e riflessivi e tanto, tantissimo stile. In una parola? IMPERDIBILE!