A Musou duro

Il Musou in terra d’oriente è ormai a tutti gli effetti un sottogenere divenuto praticamente istituzione, anche se è rimasto un genere decisamente di nicchia per noi occidentali. In parole povere si tratta di action con componenti di strategia e di gioco di ruolo, nei quali si impersona un ufficiale il cui compito è solitamente sconfiggere l’ufficiale della fazione nemica o proteggere un determinato avamposto, utilizzando combo e poteri speciali. Ciò che ormai è il marchio di fabbrica di questa serie è l’incredibile quantità di nemici su schermo, veri e proprio eserciti pronti ad essere spazzati via con un fendente. E il massimo esponente, nonché genitrice del genere stesso, è la serie che ne prende il nome stesso, conosciuta qui da noi come Dinasty Warriors. Nel corso degli anni un’incredibile quantità di titoli tra serie principali e spin-off ha mostrato le possibilità di gameplay in tutte le salse: da storie che ricalcano (seppur in maniera romanzata) il giappone feudale, a spin-off di altre opere come Gundam, One Piece, il più recente Berserk e perfino The Legend of Zelda. Samurai Warrior è partita come serie spin-off di Dinasty Warrior incentrata sulle battaglie storiche dell’epoca Sengoku, divenendo ben presto praticamente sorella come ordine di importanza e gradimento del pubblico.

Spin-off di uno spin-off

Samurai Warrior: Spirit of Sanada è in particolare lo spin-off di Samurai Warrior 4, uno spin-off di uno spin-off in sostanza. Il gioco è sviluppato dallo studio sussidiario di Koei Tecmo, gli Omega Force, i quali hanno lavorato a praticamente tutti i titoli delle serie “Warriors”. Uscito a fine novembre nel Sol Levante, il gioco arriva finalmente qui da noi con qualche mese di ritardo per PS4 e Steam, seppur localizzato solamente in inglese. Il gioco è un Musou a tutti gli effetti, seppur portando qualche piccola novità qui e là in una serie che continua a sfornare giochi da vent’anni e non sembra avere nessuna intenzione di rallentare. Cominciamo col dire che, nel caso in cui non abbiate mai messo mano su nessun episodio della serie, molte delle meccaniche potrebbero sembrare aliene e/o fin troppo confusionarie, considerata la mole di avversari che il giocatore si troverà ad affrontare contemporaneamente su schermo. Per chi invece non riesce a digerire i punti cardine della serie, difficilmente questo sarà il titolo che gli consentirà di cambiare opinione sui Musou.

Lungo la storia dei Sanada

Senza spoiler di trama (che poi si tratta pur sempre di storia reale), in Spirit of Sanada il giocatore è chiamato ad impersonare vari guerrieri per l’appunto del potente clan Sanada, uno tra quelli di spicco durante l’epoca Sengoku, in un lasso di tempo di svariate decine di anni. Questo ad esempio permetterà di utilizzare lo stesso personaggio, ma in un diverso contesto storico, con un’età avanzata ad esempio che porterà piccole modifiche al gameplay, soprattutto dal punto di vista del moveset.  Come detto precedentemente, il gioco mantiene i classici dogmi dei Samurai Warriors, con un sistema di combo abbastanza basilare con due tasti per gli attacchi di diversa intensità da concatenare, uno per il salto e uno per attivare il potere Musou, che varia a seconda del personaggio selezionato (solitamente un potente attacco ad area in grado di spazzare via tutti gli avversari intorno al giocatore) e che si attiva riempiendone l’apposita barra durante il combattimento. Il gioco è suddiviso in vari stage, grandi arene con vari obbiettivi a tempo che cambiano man mano che la battaglia infuria e di cui parleremo a breve. Vi è un quartier generale del Clan, vero e proprio hub centrale che si svilupperà man mano che il giocatore completerà missioni e cambierà ed evolverà permettendo al giocatore di osservarlo dalle differenti prospettive dei protagonisti utilizzabili. Il quartier generale (inizialmente un modesto villaggio intorno al castello Ueda) contiene svariate opzioni utili allo sviluppo dei personaggi: si va dal classico negozio nel quale sarà possibile acquistare e vendere oggetti, alla stalla dove selezionare la propria cavalcatura (utilizzabile in battaglia richiamandola con la pressione di un semplice tasto), al magazzino dove sarà consultabile l’enciclopedia di gioco, con i vari termini evidenziati durante i dialoghi, biografie dei personaggi e cenni storici utili a comprendere cosa stia accadendo su schermo, fino al fabbro che permetterà di potenziare le armi equipaggiate inserendovi particolari potenziamenti che saliranno di livello assieme all’arma stessa a seconda di quanto l’arma viene utilizzata in battaglia o degli ingredienti richiesti dal fabbro stesso.

Vi sono poi il dojo, dove far pratica e potenziare gli attacchi caricati, un campo ove, tramite un semplice minigioco, bisognerà picchiettare più velocemente possibile il tasto di attacco per preparare il terreno consentendo la coltivazione di ortaggi, utili nella creazione di oggetti e medicinali. Altro minigioco riguarda la pesca; vicino il villaggio di Ueda scorre infatti un fiume nel quale sarà possibile rilassarsi pescando. Anche qui il funzionamento è basilare, basta premere il pulsante per fermare un segnalino al momento giusto, mentre scorre su di una barra. Vi sono infine altri piccoli sfiziosi minigiochi, come quello che vede impegnato il giocatore nel cercare quale sia il miglior oggetto da offrire in dono agli altri personaggi di gioco per aumentarne l’affinità. Una volta raggiunta il massimo livello di affinità, potremmo utilizzare questi personaggi per mandarli in avanscoperta alla ricerca  di materiali per nostro conto. Infatti, uscendo dal quartier generale, il giocatore potrà scegliere se esplorare i dintorni alla ricerca di ingredienti ed esperienza ottenibile sconfiggendo le orde di predoni che permetterà di salire di livello ed aumentare le statistiche di combattimento, oppure affrontare le missioni, che permetteranno l’avanzamento della storia  incentrata sul clan Sanada. Le missioni di ricerca possiedono vari obbiettivi basati sostanzialmente sul recupero di oggetti ed esplorazione e spesso non potranno essere completate immediatamente, poiché servirà il potere di diversi personaggi per esplorare completamente tutta l’arena o per raccogliere tutto il raccoglibile. Parlando di missioni principali, la novità della serie sono le “Battaglie a lungo termine”, missioni multi-stage che riguarderanno solo determinati personaggi e partner utilizzabili, suddivise in scontri più piccoli e con obbiettivi che si intersecano tra loro.

Ad esempio se si è riuscito a sconfiggere un nemico richiesto nel primo scontro, potrebbe venir sbloccata una richiesta ulteriore nel secondo, che altrimenti resterebbe oscurata. Scelta che aumenta senza dubbio la rigiocabilità per sbloccare tutte le richieste e sotto richieste che il gioco offre e ottenere potenziamenti tramite le sei monete dei Sanada (altra novità di Spirit of Sanada di cui parlaremo dopo), ma soprattutto che favorisce la fruizione delle missioni stesse senza rischiare di scadere nella frustrazione: insomma meglio rischiare di ripetere tante missioni brevi collegate tra loro, che magari un’unica missione lunghissima e gettare all’ortica un’ora di gioco per un obbiettivo mancato. Per concludere il quadro delle missioni affrontabili, oltre alle missioni principali e a quelle di ricerca dei materiali e degli ingredienti, vi sono battaglie secondarie che non riguardano da vicino il clan Sanada, ma che permetteranno di impersonare personaggi impegnati in battaglie altrettanto importanti nella storia del Giappone, avvenute parallelamente o quasi a quelle principali. Così, proprio per dare un quadro generale del territorio in quel periodo. Da notare inoltre come tutte le missioni possiedano un ciclo di giorno/notte, con conseguenze che vanno dalla riuscita di alcuni obbiettivi entro il tempo richiesto (funzionando quindi come vero e proprio timer di gioco) ad effetti che influiscono direttamente sul gameplay: ad esempio di notte non sarà possibile vedere le proprie truppe nella minimappa, a meno che non siano nelle immediate vicinanze. Piccole differenze che però non cambiano sostanzialmente il gameplay di Spirit of Sanada.

Da buon Musou, restano anche le solite peculiari scelte che la serie si porta dietro e che potrebbero far storcere più di qualche naso: il solito vorticare di spade e lance in una battaglia tra uno contro tutti, con centinaia di soldati spazzati via dallo spostamento d’aria di un semplice fendente (certamente una sensazione di potenza positiva) e arene fin troppo duramente limitate che sono sostanzialmente tanti corridoi dove muoversi con controlli spesso legnosi come quelli a cavallo (non aspettatevi chissà quali vette di free roaming da questo titolo insomma) potrebbero portare ad un certo senso di ripetitività decisamente fastidioso dopo poche ore di gioco. Per non parlare della resa grafica del titolo non propriamente entusiasmante, ma comprensibile per certi punti di vista. Per riuscire a muovere una tale mole di personaggi su schermo, e si parla davvero di un centinaio in una sola schermata in alcuni frangenti, è necessario scendere a compromessi con l’engine di gioco. Conseguenze? Una grafica non propriamente al passo con i tempi, la scarsità di interazione con l’ambiente, l’assenza di un sistema di fisica dinamica in gioco. Chissà che un giorno la serie non riesca a fare il salto qualitativo anche in quest’ambito.

Sanada Land: Six Golden Coins

Tralasciando la citazione nemmeno troppo velata al mitico platform dell’idraulico per Game Boy che presentava per la prima volta il personaggio di Wario, in Spirit of Sanada ci sono davvero sei monete: si tratta infatti del simbolo del clan Sanada, nonché una delle nuove feature di gioco più importanti del titolo. Tramite una speciale barra, che si riempirà completando gli obbiettivi di missione, ottenendo alti gradi di valutazione a fine missione o con i minigiochi nel quartier generale, sarà possibile collezionare fino a sei di queste monete. Durante le battaglie, in determinati punti, sarà possibile spendere queste monete per attivare gli “Stratagemmi”, power-up in grado di rovesciare completamente le sorti della battaglia, migliorando l’umore dei propri soldati, scoraggiando quello degli eserciti avversari (già attuabile in gameplay sconfiggendo dei particolari soldati nemici “portabandiera) o semplicemente ordinando rinforzi di truppe alleate in grado di portare velocemente alla vittoria. La meccanica non fa altro che dare una maggiore importanza al completamento degli obbiettivi secondari richiesti nelle missioni, poiché non più soltanto sfizio, ma davvero utili per l’avanzamento della trama e di conseguenza dei propri personaggi.

Verdetto

Samurai Warriors: Spirit of Sanada è un musou con tutti i crismi della serie. Manderà in brodo di giuggiole i fan sia dei Musou che della storia del Giappone, con le piccole ma significative novità. Ma difficilmente, se non siete amanti della serie Musou, riuscirà a prendervi davvero. Anzi risulterà fastidiosamente limitante e ripetitivo. Invece, per tutti quelli che invece non sanno nemmeno cos’è un Musou, è forse arrivato il momento di capire in quale delle due fazioni entrare. Perché si sa, i Musou o li si ama o li si odia.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).