Netflix colpisce ancora, questa volta in maniera sanguinolenta
Santa Clarita Diet, signori, come si poteva evincere dal sottotitolo, è qualcosa che colpisce, in tanti modi. Parliamo di un ottimo prodotto capace di regalarvi un divertito “ahahah” o un sonoro “bleah”. Come ha già dimostrato l’incredibile Ash Vs Evil Dead, un prodotto può contenere in parti uguali splatter e humor senza risultare ridicolo o forzato. Santa Clarita Diet è un piccolo gioiello per gli amanti di questo bi-genere, e un prodotto apprezzabilissimo per chiunque, a patto che sia un pubblico adulto e magari non emofobico.
Attenzione: trailer solo per stomaci forti
https://www.youtube.com/watch?v=OzGSZVt2dQo
La trama in breve, senza spoiler
La fresca serie di Netflix vede come protagonisti l’allegra e classica famiglia Hammond, composta dal padre Joel, il classico figo del liceo, quarterback e fidanzato ed infine marito della reginetta della scuola: Sheila. Entrambi lavorano con successo come agenti immobiliari, e sono proprietari di una bella e grande casa a Santa Clarita, paese della California. La casa è condivisa anche con l’adorabile figlia Abby. La vita di famiglia è però sconvolta da un fatto incredibile: la bella Sheila, all’improvviso, cambia. Profondamente. Diventa infatti una non-morta, con relativo bisogno di carne fresca. La famiglia, tra piccoli conflitti interni e grandi drammi esterni, dovrà far fronte a svariate situazioni, a partire dal fatto che entrambi i loro vicini, nelle loro belle villette a schiera, sono… beh, forze dell’ordine. Un poliziotto e un agente dello sceriffo della Contea. Il premuroso marito Joel manterrà intatto l’amore per la sua non-morta consorte e cercherà di aiutarla in ogni modo. Sheila dovrà far fronte alla sua nuova forma, che oltre alla fame porta una carica incredibile in ogni campo, da quello sessuale fino a quello interiore.
Parliamoci chiaro: la trama, benché più che degna, non è il punto di forza della serie. Essa è perfetta per condurci nelle dis-avventure dei personaggi, ma non ci costringerà certo a sforzarci per seguirne gli avvenimenti. Santa Clarita Diet dispone di una storia semplice, genuina, con colpi di scena limitati e a volte chiamati, ma questo in realtà va benissimo, dato che ciò ci consente di apprezzare al meglio il prodotto finale. Netflix quindi ci propone un prodotto che, se come detto non brilla per trama, di certo ha così tanti punti di forza che del resto ci importa limitatamente. In fondo, non sempre la trama dev’essere una matassa arrotolata di colpi di scena. Proseguiamo, quindi, verso i citati punti di forza.
Cliché che passione
I cliché si dividono in due categorie: quelli buoni e quelli tristi. Quelli buoni, sono cliché intelligentemente asserviti al risultato complessivo, che aiutano a contestualizzare personaggi, azioni e situazioni. I cliché negativi, detti anche “che boiata”, sono quelle forzature prevedibili che rendono un prodotto scadente e, per l’appunto, triste. Santa Clarita Diet ha una marea di cliché al suo interno, e non uno di questi è sfruttato male. I personaggi sono deliziosamente stereotipati: il nerd, automaticamente imbranato, è in possesso di conoscenze al di fuori della norma; il quarterback è carismatico e di buon cuore; la teenager è problematica, in conflitto coi genitori, ma dall’animo dolce e, in fondo, solo un gran bisogno di attenzioni… Insomma, ci siamo capiti. Tutto questo ci permette di familiarizzare immediatamente con i personaggi, riconoscerli e capirli. Oltre a dare vita ad una miriade di succose gag.
Deliziosa ad esempio la faida tra il poliziotto Rick e il vice-sceriffo Dan. O ancora le battutine e la vita particolare di Lisa, una specie di maniaca sessuale, moglie di Dan e vicina degli Hammond. I personaggi che vedremo muoversi all’interno del mondo di Santa Clarita Diet sono forzati, eccessivi e poco veritieri. Però funzionano benissimo. Sono divertenti da osservare nel loro mondo, nel proprio modo di agire e, almeno nella prima stagione, rimangono coerenti con ciò che sono. Non c’è un personaggio insipido in tutta la serie, ognuno a modo suo ci regala un sorriso o un “dovrebbe proprio morire”. E il suggerimento è lampante, fulmineo, e arriva al punto.
Sorrisi, risate e incredulità
I nostri protagonisti, come già detto, funzionano bene e nel corso di tutta la serie loro o i comprimari finiscono per divertirci in diversi modi, con goffe azioni o, ancor più facilmente, tramite i dialoghi. Gli scambi di battute spiccano per simpatia e genuinità. Come per i personaggi, difficilmente un momento che dovrebbe far ridere sbaglia nel farlo, e non è poco. Non è una serie prettamente comica, bensì una commedia splatter, che nei momenti giusti sa puntualmente regalarci un sorriso o una risata.
Ogni tanto, qualche piccolo colpo di scena o imprevisto ci porterà anche la giusta dose di curiosità, ci chiederemo come i personaggi reagiranno o affronteranno l’ennesimo inconveniente. È importante che un prodotto, di qualsiasi genere, susciti la fondamentale domanda “come va a finire?” e Santa Clarita Diet lo fa. Ma soprattutto, cosa più importante ancora, forse, per una serie televisiva, vi farà venire voglia di vedere la puntata successiva.
La qualità nel sangue
Santa Clarita Diet ci grazia nella maggior parte delle occasioni offrendoci make-up vecchio stile, accompagnati occasionalmente da qualche effetto grafico che, dobbiamo ammetterlo, ci ha fatto storcere il naso a causa di una computer grafica eccessivamente invasiva e riconoscibile. Le scene in cui la carne viene mangiata sono genuine, gustose, sanguinolente. Contrariamente a molti altri splatter, il colore della carne è vivido, credibile, disgustoso. Certo, ogni sanguinamento, danno a tessuti biologici e altro è accentuato, il sangue si spreca ed è abbondante ma, come tutta la serie, anche questo tratto è rinforzato ed esagerato volutamente, non improntato al realismo. E in uno splatter il sangue è proprio ciò che si vuole vedere, no?
Troppo spesso abbiamo visto in giro per film e serie TV colorazioni non adatte, pezzi di carne irrealistici, che facevano pensare più ad un prosciutto che ad un pezzo di persona. Santa Clarita Diet non sbaglia neanche qui e, in effetti, non ci sentiamo di consigliarlo a stomaci deboli. Le scene splatter non sono certamente all’ordine del minuto, ma non mancano neppure dal quadro generale. Morti e macellazioni vengono dispensate intelligentemente, per rendere la storia più credibile e meno allucinata, come se già non lo fosse abbastanza.
Alcuni attori molto noti, altri meno
Gli Hammond sono interpretati non esattamente da due sconosciuti: Drew Barrymore, bambina prodigio di Hollywood, e Timothy Olyphant, protagonista di diversi film tra cui Hitman e La Città Verrà Distrutta All’Alba. È merito loro se i personaggi stereotipati che interpretano funzionano alla grande. Sono perfetti nella loro interpretazione di Sheila e Joel. Espressioni accentuate, un amore incredibilmente forte ed eroico, battute taglienti tra loro e scelte drastiche li rendono personaggi amabili fin dal primo episodio. Menzione d’onore anche ai “piccoli” Skyler Gisondo, che interpreta il goffo ma geniale nerd della casa accanto, che ha ovviamente una cotta per… Abby, la sedicenne figlia degli Hammond interpretata da Liv Hawson.
Quest’ultimi due finiscono ben presto per diventare protagonisti principali anche loro, accorpandosi a pieno regime nelle avventure dei due coniugi, a volte come aiutanti, a volte con piccole avventure personali. La scelta degli attori di Netflix si rivela, alla fine della fiera, perfetta. Sicuramente due attori di ottima esperienza come Olyphant e la Barrymore hanno premiato il prodotto finale. Ma anche i due giovani si rivelano un’ottima sorpresa, tenendo perfettamente i personaggi e regalandoci tanto.
Lato Tecnico
Visivamente la serie si presenta sempre bene. Godibilissimo in HD, si appropria di una perenne fotografia calda e rassicurante, figlia dell’aria idilliaca e tranquilla che si vive nel quartiere benestante di Santa Clarita. Ciò va saltuariamente e giustamente in opposizione con ciò che accade a schermo, e il contrasto è volutamente straniante e gradito. In fondo, stiamo osservando lo sprofondare di una tipica famiglia americana nell’orrore dell’antropofagia, sacrosanto quindi che vi sia una resistenza tra ciò che dovrebbe essere e ciò che è, anche a livello visivo.
Forse l’unica nota stonata, nella serie, è un particolare del doppiaggio. Una cosa magari lieve, ma che ci dà sempre un po’ noia: il fatto che si doppino solamente le battute a parole dei personaggi, rendendo evidente il cambio di tonalità quando uno sbuffo, un gemito o un altro qualsiasi stramaledetto verso esce dalla bocca dei protagonisti. A parte questo, il doppiaggio riesce bene nel suo lavoro, mantenendo intatte le conversazioni, parzialmente grazie al fatto che nessuna di loro si basa su giochi di parole. Anche le voci italiane sono ben scelte, azzeccate ai personaggi e, pertanto, possiamo permetterci il lusso di goderci la serie tutta in italiano (sempre che non preferiate, a prescindere, la lingua originale con o senza sottotitoli).
Verdetto
Santa Clarita Diet è una horror comedy perfettamente riuscita. Gradevole da guardare, risplende grazie a diversi punti di forza. L’unica pecca, che poi non è tanto pecca quanto modo di essere, è che non adatta a tutti. È digeribile solo da chi è abituato a scene splatter o comunque cerca emozioni forti (di disgusto). Certo, dall’altro lato della medaglia, per gli amanti dell’horror, come chi vi scrive, è normalissima amministrazione. Nella giungla odierna delle serie, Santa Clarita Diet sceglie un chiaro target e lo colpisce a pieno. Se cercate divertimento e splatter, è la vostra prima scelta, tra personaggi funzionanti, attori eccellenti, battute e sangue. Nota di demerito? Dovremo aspettare per la seconda stagione. Anche se questo in realtà, per una serie, è un grandissimo punto di forza.