L’ennesimo Souls-like? Assolutamente no. Sekiro sta per arrivare in tutta la sua brutale velocità

Prima dell’E3 vi era il caos, sotto forma di un teaser che non mostrava nulla più che del sangue e degli ideogrammi. Il mondo si divise quindi in due parti, chi urlava Tenchu e chi rispondeva a gran voce Bloodborne 2. Alla fine, From Software è riuscita a riportare l’ordine, mostrando alla fiera di Los Angeles un primo trailer della sua nuova creatura: Sekiro: Shadows Die Twice.

I dubbi però non si acquietarono, cambiarono soltanto forma: è un Souls-like? è un’avventura con meccaniche stealth? è un gestionale? Ci è voluto l’intervento della Gamescom di Colonia per risolvere definitivamente la situazione sulla natura del titolo e per calmare i cuori palpitanti dei fan delle opere di Hidetaka Miyazaki. Eccoci quindi qui ad osservare il tanto atteso e desiderato gameplay di questa nuovissima IP.

La From Software aveva già chiarito questo punto in passato, ma ora ne siamo davvero sicuri, Sekiro non è un discendente di Dark Souls (o per meglio dire, di Demon’s Souls). Niente meccaniche RPG, abilità o personaggi da creare, tutto a favore di un gameplay votato all’azione e ad una storia più diretta e con un protagonista ben definito. Questo non significa necessariamente che il gioco sia più semplice, tutt’altro! Sekiro: Shadow Die Twice è difficile, impegnativo, a tratti brutale ed estremamente punitivo contro chi non presta la dovuta attenzione.

Il gioco è ambientano durante la fine del periodo Sengoku e interpreteremo uno shinobi sconfitto in battaglia contro il clan rivale Ashina. Oltre all’onore, questo shinobi ha perso anche il braccio, che all’inizio del gioco verrà sostituito da una protesi, ottenendo l’appellativo di Sekiro, letteralmente: “Lupo senza un braccio”. Tra membri del clan Ashina, demoni e serpenti giganti, Sekiro dovrà aprirsi la strada per portare a termine la sua vendetta e salvare il suo Lord.

Questa volta Miyazaki ci regala una trama lineare, con un protagonista ben delineato, così come i vari personaggi che incontreremo durante il proseguimento dell’avventura. Tutto si baserà sul rapporto tra lo shinobi e il suo Lord, una tematica molto importante e tipica del periodo in cui si svolge il racconto. Non mancheranno comunque trame più nascoste e informazioni sulla lore, tipiche della serie Souls, che ci aiuteranno a comprendere meglio il mondo che ci circonda.

Si muore due volte. Ma anche tre o quattro.

Sekiro si muoverà in mappe dal design complesso, che si estendono principalmente in verticale, fatte di punti segreti e di zone raggiungibili soltanto attraverso il pratico rampino in dotazione del protagonista, che tornerà utile sia durante le fasi di esplorazione, sia nei combattimenti, dove potrà essere utilizzato per manovre offensive o tattiche evasive.

Esplorare il mondo di Shadows Die Twice richiede cautela, i nemici sono nascosti dietro ogni angolo e non sono mai soli. L’approccio stealth è quindi una scelta obbligatoria, soprattutto per sfoltire il gran numero di avversari presenti in ogni area. Sekiro non si adatta bene agli scontri di massa, ogni nemico è dotato di un suo pattern d’attacco estremamente variegato, e riuscire a schivarne o pararne molti tutti assieme risulta davvero complesso se non a tratti impossibile.

Sarà quindi nostra premura utilizzare i punti raggiungibili con il rampino per tentare uccisioni dall’alto, oppure strisciare contro un muro per sorprendere alle spalle un nemico. Anche pianificare le prossime mosse ha la sua importanza, e le posizioni sopraelevate e la possibilità di osservare l’interno di una stanza appoggiandoci alla parete di una porta o di una finestra, aiutano nell’arduo compito di restare in vita. Le possibilità quindi sono molte, seppur non così tanto varie e soprattutto senza niente di veramente nuovo, almeno per ciò che è stato mostrato finora.

Dopo aver eliminato la maggior parte dei nemici ci ritroveremo necessariamente ad affrontarne uno troppo coriaceo per essere eliminato da una semplice pugnalata alla schiena. Sekiro estrarrà quindi la spada lanciandosi nel cuore del combattimento, che grazie all’assenza di una barra della stamina che limita le nostre azioni (e quelle nemiche), regala un ritmo di gioco estremamente veloce. Ogni scontro richiede riflessi pronti e la capacità di equilibrare una difesa perfetta all’aggressività più totale, in modo da riempire tramite colpi inferti e parate una barra della resistenza del nemico, che una volta carica ci permetterà di eseguire un colpo estremamente potente in grado anche di eliminare istantaneamente la minaccia. Questa però è un’arma a doppio taglio, perché anche noi saremo dotati della medesima barra che si caricherà ad ogni colpo subito, dando l’occasione al nemico di renderci pan per focaccia.

Per quanto riguarda la protesi sul braccio sinistro, questa sarà dotata di svariati gadget, che vanno da un’ascia fino a lanciatori automatici di shuriken, e ognuno di questi oggetti avrà una sua funzione specifica. Per esempio, l’ascia sarà molto lenta da utilizzare, ma stordirà i nemici e romperà eventuali scudi, mentre gli shuriken saranno utili per uccisioni silenziose dalla distanza. L’utilizzo di questi attrezzi però è limitato, e richiederanno il consumo di alcune rune che otterremo dai cadaveri dei nemici sconfitti (una meccanica simile all’accumulo di anime di Dark Souls).

Rimanendo in tema con le altre opere di Miyazaki, la morte torna ad essere una componente essenziale del gameplay. Come da titolo, Sekiro potrà morire due volte. Nella sua prima morte starà a noi scegliere se farlo resuscitare in quell’esatto punto oppure concedergli la vera morte, andando a respawnare all’ultimo checkpoint attivato. Attenzione però perché questa meccanica non è un mero “ritenta sarai più fortunato”, ma può essere utilizzata a nostro vantaggio come una vera e propria scelta strategica, magari per prendere alle spalle un nemico particolarmente ostico e infiggerli danni critici. La seconda morte invece porterà al game over, e ci ritroveremo davanti all’ultimo idolo che abbiamo visitato, e che funge da checkpoint. Pregare davanti agli idoli ci permetterà di ripristinare la nostra salute, ricaricare le bevute della fiaschetta e le rune della protesi. Il funzionamento è simile a quello dei falò di Dark Souls, con l’eccezione che in Sekiro nessun nemico ritornerà in vita, o almeno non in questo modo.

 

L’ultima fatica di Miyazaki e From Software

Dal punto di vista grafico, Sekiro: Shadows Die Twice si mantiene nella media, nulla di eccezionale, ma comunque godibile e funzionale. Dispiace un po’ considerando il percorso autoriale di Hidetaka Miyazaki e la cura maniacale dei dettagli all’interno dei titoli precedenti, tutto sommato però il suo fascino riesce a trasmetterlo ed è questo quello che conta.

Dopo aver concluso la saga di Dark Souls e dato vita al nuovo sottogenere del Souls-like, la From Software ribalta le carte in tavola producendo un titolo che nonostante alcuni richiami si discosta totalmente da ciò che ha tirato fuori negli ultimi anni, dimostrando di non aver paura di innovare o testare nuove strade senza necessariamente andare a mungere fino allo sfinimento il brand dei Souls rischiando di cadere nella mediocrità.

Per vedere se il coraggio e l’impegno hanno dato i loro frutti, non ci resta che attendere il 22 marzo 2019, quando Sekiro: Shadows Die Twice verrà rilasciato su PC, PS4 e Xbox One, sperando che Miyazaki si sia guadagnato la fiducia che i suoi fan ripongono in lui.

I preordini dell’edizione standard di Sekiro sono già aperti ed inoltre è stata anche annunciata la Collector’s Edition, che insieme al gioco comprenderà una statua di 18 cm raffigurante Sekiro, una custodia steelbook, una mappa, l’artbook, la colonna sonora digitale e la riproduzione di tre monete del gioco.

Mattia Alfani
Nato a Pescara nel'94 e diplomato in sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics, dice di essere un grande appassionato di fumetti, videogiochi, cinema e serie tv, ma in realtà adora tutto ciò che è in grado di raccontare una storia, anche un semplice sasso. Ancora meglio poi se queste storie sono fantasy, horror o supereroistiche. Attualmente è alla ricerca della sua strada, saltando tra un università e l'altra, e nel frattempo da sfogo alle sue passioni scrivendone e condividendole su internet. Il suo modello di riferimento è il Dottore. Critico di natura ma non di professione, vorrebbe un mondo tutto suo, ma per ora si accontenta di quelli nei fumetti.