Una breve storia delle serie tv satiriche dalle origini alle hit del momento
La satira è sempre stata un genere assai difficile da inquadrare. Nata nelle polis greche, ha visto variare continuamente i propri canoni senza essere mai teorizzata in modo organico ed esauriente. L’unico carattere che si è mantenuto più o meno stabile nel corso di molti secoli è la critica alla società e l’esigenza di mettere in risalto le sue contraddizioni. La satira è infatti portatrice di una carica fortemente politica e si distingue dalla più generica comicità proprio perché analizza fatti realmente accaduti e situazioni di attualità. Negli ultimi anni il fascino della narrazione seriale ha investito tutti i generi e anche le serie tv satiriche si sono moltiplicate, affondando tuttavia le radici in una storia iniziata insieme a quella del piccolo schermo. In occasione dell’uscita su Netflix della nuovissima The Politician, lasciatevi accompagnare in questo piccolo viaggio dagli albori della satira televisiva alle sofisticate serie comedy di oggi! Esploreremo sia la produzione italiana che quella internazionale.
La satira made in USA dal Tonight Show alle serie animate di Groening e McFarlane
Gli Stati Uniti sono sempre stati un passo avanti in fatto di comunicazione e spettacolo, e la satira non fa eccezione. Umorismo sofisticato e tagliente e personaggi rassicuranti con la licenza di pungere sono i principali punti di forza delle trasmissioni che animano il piccolo schermo sin dall’inizio della sua storia. Eterna terra di migrazioni e nuovi insediamenti, gli USA non mancano certo di argomenti perfetti per la satira: divisioni sociali, convivenza difficile tra etnie e sistema politico corrotto sono i cavalli di battaglia di conduttori e uomini di spettacolo.
I varietà e il Tonight Show
La storia della televisione americana è piena zeppa di show difficilmente replicabili in Italia, capaci di racchiudere al proprio interno molti generi e, a volte, addirittura diversi format. Questi spettacoli compositi prendono il nome di varietà e trovano il successo poco dopo l’inizio delle trasmissioni negli Stati Uniti. Pur rimanendo ognuno un prodotto a sé stante, i varietà sono accomunati da una caratteristica fondamentale: la figura del conduttore. Egli non è solo colui che raccorda le varie anime dello show, ma un vero e proprio mattatore che rimane sempre in scena e lascia la propria impronta indelebile. L’importanza del conduttore è tale che molti varietà possono fallire nel momento in cui avviene il passaggio di testimone per l’incarico, indipendentemente dal successo precedente.
Il capostipite dei varietà satirici made in USA è il Tonight Show, che va in onda sull’emittente NBC ininterrottamente dal 1953. La sua anima cambia più volte nel corso degli anni, soprattutto in concomitanza degli avvicendamenti alla conduzione. Il programma trova la propria connotazione più riuscita nelle sapienti mani di Johnny Carson, il quale rimane in carica per trent’anni dal 1962 al 1992. Il conduttore originario dell’Iowa succede a un mostro sacro della comicità come Groucho Marx e si trasforma in un autentico Re Mida, capace di lanciare un gran numero di personalità indimenticabili: Robin Williams, Bill Cosby, Richard Pryor, David Letterman, giusto per citarne alcuni. Grande improvvisatore ed ex prestigiatore, Carson dona ai suoi spettacoli risvolti satirici soprattutto durante gli intervalli che dividono le interviste, impersonando di volta in volta stereotipi popolari nella società americana. Oggi lo show è condotto da Jimmy Fallon, che ha in gran parte ereditato il talento comico e satirico dei suoi predecessori.
Le serie tv satiriche animate
Se i varietà statunitensi non sono particolarmente popolari in Italia, lo stesso non si può dire delle serie tv satiriche animate. Da sempre le creazioni di Matt Groening e Seth McFarlane popolano il palinsesto della nostra televisione, riscuotendo un successo notevole. I prodotti più famosi sono portatori di una satira “dal basso”: sebbene vengano spesso tirati in ballo e messi in scena, i politici non sono mai i protagonisti delle vicende. Il punto di vista è sempre quello di una famiglia della classe media, composta da esseri mediocri che tentano come possono di ritagliarsi qualche momento di felicità in una vita monotona. I Simpson, nati nel lontano 1987 ma ancora sulla cresta dell’onda, sono l’esempio più calzante e longevo di questa tendenza e hanno settato una serie di modelli destinati a essere riproposti in quasi tutti i prodotti successivi: il padre di famiglia con un lavoro sedentario, sovrappeso e alcolista; la moglie casalinga e repressa; il primo figlio incapace di vivere all’interno della società in modo pacifico; la secondogenita incompresa e trascurata. Ognuna delle serie tv satiriche animate trova poi la propria unicità nel contesto che circonda i personaggi principali. I Griffin (1999) sono una sorta di catalogo dei principali disturbi dell’umanità: alcolismo, problemi fisici, dipendenza dal sesso e molto altro. The Cleveland Show (2009) mette in scena le difficoltà e le contraddizioni del profondo sud degli Stati Uniti. Il più puramente satirico di questi prodotti è probabilmente American Dad (2005), perché segue da vicino la vita di un impiegato delle forze armate USA che nasconde un alieno in casa, con tutte le insinuazioni complottiste del caso. Futurama (1999) è invece la serie tv satirica animata perfetta per chi vuole perdere la propria fiducia nel futuro: la società non cambierà, nemmeno tra mille anni.
La satira italiana tra tradizione e idee originali
In Italia la satira televisiva vanta origini antichissime, praticamente concomitanti all’apertura delle trasmissioni Rai del 1954. È di soli cinque anni dopo, infatti, Il Mattatore, vero e proprio antesignano dei contenitori tv nostrani. Condotto da Vittorio Gassman, il programma è caratterizzato dal continuo alternarsi di veloci sketch comici intervallati da stacchetti musicali e interventi di vario genere. I principali bersagli del grande attore e dei suoi ospiti sono le personalità del cinema, del giornalismo e soprattutto della politica. Il Mattatore rimane comunque un prodotto pregno di buoni sentimenti, sia a causa della censura governativa che per merito della spensieratezza del periodo storico: è l’inizio del boom economico, un’epoca di irripetibile dolcezza per l’Italia. Se esistesse un premio per il programma satirico più longevo sarebbe invece vinto da Blob, che va in onda ininterrottamente dal lontano 1989. Ideato da Angelo Guglielmi, il programma non è altro che un montaggio di spezzoni audio e video presi da emittenti nazionali e locali, oltre che dal web. Il susseguirsi di sequenze eterogenee permette di decontestualizzarle e conferire loro un nuovo significato, sempre denso di ironia e satira. Gli anni più recenti sono invece caratterizzati da un ritorno al varietà teatrale delle origini, tendenza della quale gli spettacoli di Maurizio Crozza rappresentano l’esempio più riuscito. In Crozza Italia (2006), Crozza nel paese delle Meraviglie (2012) e Fratelli di Crozza (2017) il comico genovese impersona i personaggi più in vista della politica italiana, mettendo a nudo la loro incompetenza o i tratti particolarmente divertenti del loro carattere.
I telegiornali satirici
Se nel varietà dobbiamo fare i conti con lo strapotere USA, esiste un campo in cui l’Italia non ha rivali: i telegiornali satirici. Questo particolare genere consiste nell’impiego di comici all’interno di studi che richiamano quelli dei classici notiziari. I conduttori lanciano servizi e parlano di attualità esattamente come i loro omologhi tradizionali, ma guardano i fatti da un punto di vista comico, prendendo spesso di mira celebrità e personalità politiche. Il primo programma che viene in mente ascoltando questa descrizione è certamente Striscia la Notizia, che dal 1989 precede il blocco della prima serata sulle reti Mediaset. Non mancano tuttavia i tentativi delle altre emittenti, animati dall’obiettivo di dare una consistenza satirica più sofisticata ai propri prodotti. La versione di Comedy Central, condotta da Rocco Tanica, si chiama Quasi TG; mentre la Rai ha dato i natali prima a TG Duel, condotto da Gene Gnocchi, e poi a Quelli che… dopo il TG, con Paolo Kessisoglu e Luca Bizzarri insieme a Mia Ceran.
Serie tv satiriche: le più famose del momento in ordine di plausibilità
L’uscita su Netflix di The Politician va a rafforzare ulteriormente la già vasta offerta che le serie tv satiriche possono vantare. Il genere è stato infatti esplorato molto negli ultimi anni, con risultati talvolta geniali e capaci di vincere diversi premi prestigiosi. A differenza delle serie animate, quelle con protagonisti in carne e ossa si focalizzano maggiormente su quelli che dovrebbero essere i principali obiettivi della satira: i politici. La vita quotidiana dentro e fuori dai palazzi del governo, l’inadeguatezza, l’inettitudine e l’incapacità sono i principali motori di prodotti che possono risultare molto più profondi di quel che sembrano. Di seguito cercheremo di elencare le principali serie tv satiriche in ordine di plausibilità, da quella che mette in scena le situazioni più assurde a quella più realistica.
Braindead
Un’aspirante documentarista dai forti ideali viene costretta dal padre a fare parte dello staff del fratello, che è un senatore USA. Nel frattempo alieni grossi come formiche penetrano attraverso l’orecchio nel cranio degli umani, asportandone il cervello e prendendone quindi possesso. Per quanto assurda possa sembrare, la serie CBS del 2016 cerca di rispondere alla domanda che tutti noi ci siamo fatti almeno una volta dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei politici: “Ma che cos’hanno nella testa?” Continuamente in bilico tra il thriller e il comico, Braindead aggiunge l’invasione aliena ad altri caratteri satirici classici, come la corruzione, i tradimenti e gli scandali sessuali che più volte hanno sconvolto l’opinione pubblica statunitense. La caratteristica più inquietante della serie è senza dubbio la scelta di utilizzare spezzoni tratti da discorsi reali tenuti da Donald Trump e Hillary Clinton, i due principali contendenti alle ultime elezioni presidenziali. Le parole dei due politici risultano tutt’altro che fuori luogo in un mondo zeppo di umani posseduti dagli alieni, lasciando sul palato dello spettatore quel caratteristico sapore agrodolce che contraddistingue la satira.
The Brink
La storia di The Brink è particolarmente sfortunata, ma dimostra che forse il suo obiettivo principale è stato raggiunto. Nata nel 2015 dalle menti di Roberto e Kim Benabib, la serie tv satirica si concentra sul modus operandi USA nei confronti delle crisi internazionali. In Pakistan avviene un colpo di stato che porta al governo un generale, il quale minaccia la guerra nucleare con Israele. I principali eroi americani che tentano di risolvere la situazione sono un comandante di una portaerei che arrotonda lo stipendio spacciando pasticche, un segretario di stato malato di sesso e un impiegato d’ambasciata inetto. Com’è semplice immaginare con queste premesse, The Brink si concentra sulla fondamentale incapacità di chi governa, aggiungendo quella quantità di scandali sessuali che non guasta mai. Per completare il quadro la serie gioca la carta dell’eroe per caso: l’impiegato d’ambasciata, interpretato da Jack Black, si ritrova a dover salvare il mondo da una catastrofe nucleare. Sebbene sia riuscito da subito a farsi riconoscere come comedy drama di spessore, il prodotto HBO viene cancellato dopo una sola stagione per via delle profonde divisioni suscitate tra i critici. Bollata come serie tv satirica feroce e senza filtri, The Brink avrebbe dovuto diventare antologica, con ogni stagione a focalizzarsi su una crisi internazionale diversa.
Veep
Raramente un interprete di un prodotto HBO riesce a vincere sei Emmy Award, a meno che non sia parte del cast di Game of Thrones o di quello di Chernobyl. Eppure Julia Luis-Dreyfus, protagonista di Veep, ci è riuscita. Creata da Armando Iannucci, Veep è una serie tv satirica che adotta il registro del mockumentary per raccontare la vita quotidiana di una donna che diventa vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Le stagioni vanno di pari passo con la sua carriera politica, che comincia come senatrice dello stato del Maryland per arrivare a correre più volte per la presidenza.
L’incompetenza di chi governa è ancora una volta il principale fattore di spettacolo: Selina Meyer si circonda infatti di personaggi al limite della caricatura, tra isterici, arrivisti e inetti. Sullo sfondo c’è una vita privata densa di fallimenti e un difficile rapporto con le figure maschili, prima tra tutte quella del suo più fidato alleato politico. Veep non si sbilancia mai sull’appartenenza partitica della protagonista e adotta uno stile comico molto sofisticato. I modelli principali sono The Office e 30 Rock. Composto di 8 stagioni (2012-2019), il prodotto stesso non è altro che un adattamento della sitcom britannica The Thick of It, prodotta dalla BBC e ideata dallo stesso Iannucci.
Il servo del popolo
La vincitrice di questa gara di plausibilità tra serie tv satiriche non può che essere Il servo del popolo (2016), realizzata in Ucraina dal collettivo di comici Kvartal 95 e prodotta da 1+1 prima di essere acquistata da Netflix. Vassily è un professore fallito di storia che, durante una lezione, si lancia in un’invettiva contro la classe politica al governo e la scadente qualità della vita nel suo Paese. Gli alunni lo riprendono con il cellulare e il giorno seguente scopre di essere diventato presidente. L’arma principale di Vassily è l’onestà, che stride a tal punto con il viscidume dei politici che gli stanno attorno da far sembrare ancora più assurde e stupide le loro azioni. I suoi stessi consiglieri gli suggeriscono spesso di usare scorciatoie disoneste e manipolare i media, ma il protagonista smaschera i loro complotti e li punisce con azioni esemplari: licenzia i corrotti, fa arrestare il primo ministro in diretta nazionale.
La caratteristica che rende Vassily unico e capace è la sua estraneità alla politica e ai suoi sotterfugi, da uomo della strada qual è. Se questa, più che una serie tv satirica, vi sembra una bella favola irrealizzabile, cercate un po’ su Wikipedia l’attuale presidente dell’Ucraina. Troverete un certo ex comico, Volodymir Zelensky, l’interprete di Vassily, che ha vinto le elezioni reali nel 2019 a capo di un partito con un nome familiare: Il servo del Popolo.
Serie tv satiriche: e l’Italia?
La serialità italiana ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni. I migliori prodotti non hanno nulla da invidiare alle loro controparti internazionali, ma non si sono mai avvicinati alla satira, genere sempre più difficile da trattare per via dell’epoca di grandi divisioni e odio che stiamo attraversando. Solo nel 2018 avviene il primo esperimento, Romolo+Giuly.
Romolo+Giuly-La guerra mondiale italiana
Se la maggior parte delle serie tv satiriche internazionali si focalizza sulla vita quotidiana e sulle abitudini dei politici, Romolo+Giuly è un’eccezione. Come il titolo suggerisce, la storia ideata da Michele Bertini Malgarini, Alessandro D’Ambrosi e Giulio Carrieri riprende il classico shakespeariano, trasportandolo nella Roma dei giorni nostri. Romolo e Giuly sono due giovani innamorati come tanti, ma ancora non sanno che le loro famiglie sono divise da un odio vecchio di generazioni, nato dalla continua lotta per la supremazia sulla Città Eterna. I Montacchi sono infatti di Roma sud e fondano il proprio impero malavitoso sulla spazzatura.
I Copulati sono il loro esatto opposto: residenti a Roma Nord, palazzinari e cool. I dissapori tra le due famiglie vengono osservati e manipolati da altre due forze che lavorano più sotto traccia, ma progettano il dominio sull’Italia intera. Capitanata da Giorgio Mastrota e dal rancoroso pupazzo Tciù, la Massoneria milanese vuole unificare il Nord sotto un unico regno. La malavita napoletana, guidata da Don Alfonso (Fortunato Cerlino) si allea con gli odiati milanesi, a patto di poter rifondare il Regno delle Due Sicilie. Forte di queste premesse abbastanza sui generis, Romolo+Giuly è una satira dello spirito del tempo che viviamo: odio, egoismo, violenza ed estremizzazione delle divisioni sono i sentimenti più frequenti anche nella serie, dove però vengono esasperati in chiave comica, evidenziandone così l’assurdità.
Il resto dello spettacolo è gestito da personaggi costruiti in modo da essere caricature di personalità già esistenti, creando una selva di citazioni. Giorgio Mastrota interpreta se stesso all’ennesima potenza, trasformandosi in una mente manipolatrice capace di vendere letteralmente qualsiasi cosa. Nell’impersonare Don Alfonso Fortunato Cerlino fa il verso a Don Pietro Savastano, suo alter ego di culto in Gomorra.
The Politician è molto atteso su Netflix, ma le serie tv satiriche non sono un genere senza storia. Al contrario, soprattutto negli ultimi anni la sceneggiatura internazionale ha partorito prodotti molto interessanti e di grande qualità in questo ambito. Non ci resta che sperare che The Politician sia all’altezza.