Torna un’iconica presenza marina cinematografica a movimentare le torride serate estive in sala.
Nei cinema italiani dal 9 agosto, Shark – Il primo squalo (The Meg) è il classico action movie in cui la minaccia si manifesta sotto forma di squalo, l’ideale per inaugurare le ferie estive e gettare un’ombra di inquietudine sulle proprie vacanze al mare.
Siamo nell’Oceano Pacifico, al largo della costa cinese (vagamente) e un gruppo internazionale di scienziati sta per confermare una scoperta sensazionale, dopo anni e anni di studi. Sotto la fossa delle Marianne, infatti, alla profondità di undicimila metri, si troverebbe un ecosistema sconosciuto, isolato termicamente da uno strato di gas freddissimo.
Dopo una prima sequenza adrenalinica in cui facciamo subito la conoscenza di Jonas Taylor, il protagonista interpretato da Jason Statham, il film ci mostra un gruppo di ricercatori coinvolto in una spedizione, uno dei primi tentativi dell’essere umano di raggiungere delle profondità così vaste. L’entusiasmo iniziale, dato da una febbre scientifica e dal gusto dell’ignoto, sarà subito spento dalla presenza di un animale gigantesco che presto identificheremo con il Meg, lo squalo megalodonte che si suppone essersi estinto milioni di anni fa, ma che invece sguazza beatamente in acque asiatiche.
A salvare ancora una volta la situazione sarà chiamato Jason Statham, che si conferma grande protagonista dell’action movie, un marchio di fabbrica, una garanzia per scene barocche, sopra le righe, esageratamente eroiche. Siamo chiari: se si va al cinema a vedere Shark – il primo squalo con l’aspettativa di godere di un film complesso e narrativamente originale, siamo proprio fuori strada. Se state cercando Jason Statham che prende a cazzotti uno squalo di trenta metri, allora non resterete minimamente delusi.
Attorno all’invincibile protagonista, abbiamo tutta una serie di personaggi sufficientemente standardizzati in alcune figure ricorrenti del cinema d’azione: l’anziano scienziato la cui ambizione porterà tutti alla rovina (Winston Chao), il miliardario arrogante e antipatico (Rainn Wilson), la giovane ricercatrice carina e coraggiosa (figlia dello scienziato) che presto intesse un flirt col protagonista (Bingbing Li), il medico (ma che sia un medico è del tutto pretestuoso) che si scontra con l’eroe, ma che poi troverà il modo di riscattarsi (Robert Taylor). Al gruppo si aggiunge la prossima Batwoman Ruby Rose che interpreta l’ingegnere Jaxx, atletica, brillante e dalla capigliatura decisamente anni Duemila.
Il regista Jon Turteltaub può lavorare bello rilassato grazie a una grande disponibilità di mezzi (150 milioni di dollari) che investe in una buona CGI (con cui rende credibile e agghiacciante la bestia che dà il nome al film) e in scenografie e scene di massa decisamente ambiziose. Analogamente, dedica tutta l’attenzione possibile al personaggio principale, ritagliando per Statham un buon numero di scene in cui può mettere in mostra tutta la sua magnifica presenza. L’adrenalina è tanta, la tensione anche di più, la sensazione che un mostro assetato di sangue possa irrompere sulla scena da un momento all’altro è fomentata da una scena-chiave (di cui non vi diremo nulla) costruita ad arte. Allo stesso modo, per quanto piuttosto banali e raccontati da dialoghi altrettanto prevedibili, i personaggi riescono comunque a creare un certo legame empatico col pubblico, elemento che ci porta a sentire sincero senso di apprensione quando rischiano di finire tra i denti del mostro.
Naturalmente, non sarebbe un blockbuster completo se non ci fosse anche una minima componente amorosa, in questo caso tra Statham e la bella Suyin (Bingbing Li) che – per rispetto del costume cinese da cui viene una sostanziale parte del capitale investito nella produzione del film – non oltrepassa mai il limite di un discreto love interest.
La storia produttiva del film parte poco dopo la pubblicazione dell’horror fantascientifico che lo ispira, THE MEG di Steve Alten. Era il 1996, infatti, quando la Disney compra i diritti del libro (prima ancora della sua diffusione al pubblico, il libro esce nel ‘97) e inizia a metterci mano, provocando un’immediata indignazione dell’autore che vide presto il suo script sputtanarsi nelle mani della major. Ad Alten resta poco di cui lamentarsi: Shark – il primo squalo è esattamente questo, un prodotto che usa lo spunto scientifico come mero pretesto per l’orrore.
Volendo entrare nello specifico e avanzare un’interpretazione sulla storia, si potrebbe riportare lo scontro tra Statham e il Meg a quello tra l’uomo e la bestia reso dall’archetipo del Moby Dick di Melville, in un conflitto tra essere umano e natura che da sempre ha caratterizzato un certo filone di epica contemporanea e non. Eppure, ogni intellettualizzazione risulta forzata: Shark è puro spettacolo, intrattenimento estivo da godersi al cinema e una volta sola, è un prodotto da consumo immediato che ci si gode sedendosi al buio e staccando il cervello.
Verdetto
Shark – il primo squalo è un action movie adrenalinico basato sullo scontro tra un protagonista praticamente immortale e un mostro grosso, brutto e cattivo. Lasciate ogni pretesa voi che entrate (al cinema) e godetevi due ore di puro intrattenimento. I dialoghi superano di pochissime tacche il grugnito primordiale, ci sono diverse scelte narrative decisamente illogiche e i personaggi hanno tutti un qualcosa di già visto, ma che importa? C’è Jason Statham che combatte a mani nude con uno squalo gigantesco.
Se Shark – il primo squalo vi stuzzica…
Allora siete dei fan del filone action in cui i pescecani danno filo da torcere ai bagnanti. Che ne dite, allora di re-watch del classico del genere Lo squalo di Steven Spielberg del 1975, e magari di tutti gli altri capitoli del franchise o – per gli stomaci più avventurosi – della saga di Sharknado? Niente di meglio per risolvere l’annosa questione estiva tra mare e montagna, decisamente a favore della seconda.