Frogwares prosegue la storia del suo reboot di Sherlock Holmes facendo incontrare (di nuovo) Doyle con Lovecraft
Sherlock Holmes The Awakened si apre con un racconto e una dedica: l’inizio dello sviluppo del gioco è iniziato poco dopo l’invasione russa, ed è dedicato ai combattenti ucraini e a chi sta aiutando le popolazioni civili. Questo perché Sherlock Holmes The Awakened è sviluppato da uno studio ucraino, i cui membri come tanti altri ucraini hanno visto la loro vita sconvolta da un giorno all’altro. La loro vita ma anche i loro piani per il futuro: se tra le idee di Frogwares c’era di realizzare un remake del vecchio Sherlock Holmes The Awakened, il farlo proprio ora dipende dalla condizione in cui si trova l’Ucraina.
Si tratta di una piccola finestra che ci racconta come dietro alle opere ci siano sempre persone, e di come le contingenze del mondo reale influenzino l’esistenza stessa dei videogiochi. È curioso come si tratti proprio di un gioco lovecraftiano poi, nonostante come detto l’idea di riproporre proprio The Awakened non è nata per via della situazione di guerra. Lovecraft e le sue divinità aliene – nel senso più ampio del termine – sono spesso state accostate allo spaesamento dell’autore rispetto a un’epoca di cambiamenti e a un mondo in cui succedevano cose che non capiva più. L’orrore inconoscibile che porta alla follia di Lovecraft è un orrore pieno di significati, e se in questo caso non è mia intenzione fare un parallelo e dire che la scelta di Frogwares è stata voluta proprio a tracciare una linea tra la situazione tra Russia e Ucraina e l’orrore lovecraftiano, mi interessava sottolinearne la triste ironia.
Come accennato, Sherlock Holmes The Awakened è un remake. Un remake di una vecchia avventura grafica del 2007, già rimasterizzata l’anno successivo e ora riproposta in una versione totalmente nuova in cui dell’originale rimane solo il plot. The Awakened viene così ora posto nella nuova timeline della lunghissima serie Sherlock Holmes di Frogwares, in continuità con il sostanziale reboot che è stato Chapter One, rispetto al quale però va per sottrazione: anche per via dei limitati tempi di sviluppo e delle condizioni dello studio The Awakened è un titolo più limitato e lineare rispetto a Chapter One. Si perde l’open world, il (pessimo) sistema di combattimento e molti elementi come gli archivi o i travestimenti vengono ridimensionati a favore di un gioco più lineare e compatto, con tutti i pro (ma anche i contro) del caso.
Molti elementi tediosi e poco a fuoco delle recenti produzioni Frogwares (si veda anche The Sinking City) sono stati esclusi per un ritorno a un’avventura grafica investigativa più classica. Non si tratta per forza di un bene perché alcuni spunti erano interessanti, ma è chiaro come la mancanza di un’evoluzione di questi sistemi non sia dovuta a un accantonamento definitivo da parte dello studio di sviluppo, quanto a una necessità di realizzare un titolo più contenuto e realizzabile in meno tempo e in una situazione sfavorevole.
Eppure, The Awakened funziona. Funziona meglio di The Sinking City e anche meglio di Chapter One. È un po’ una questione di gusto, quindi non prendetela come un giudizio scritto nella pietra, ma francamente ho apprezzato molto di più la struttura “classica” di The Awakened, il ritmo più sostenuto, rispetto alla diluizione dei capitoli precedenti.
L’indagine, gli enigmi, e soprattutto la scrittura dei personaggi è di ottima qualità come Frogwares ci ha abituato. Sherlock è lo Sherlock di Chapter One, più giovane, ma già con il carattere un po’ indisponente che conosciamo bene. Watson ritorna dopo l’assenza in Chapter One ed è spesso controllabile, come “reporter” delle avventure e spalla del grande detective. Se quindi tutti gli elementi fondamentali ci sono, il twist diverso di questo episodio, prima grande indagine di Holmes al posto di quella di Uno studio in rosso, è l’incontro tra Doyle e Lovecraft.
Un po’ come l’insalata di arance con le cipolle e le olive parliamo di cose che non dovrebbero stare bene insieme… e invece! In The Awakened il giovane Holmes si trova a investigare su una persona scomparsa ma l’indagine presto lo porterà ad affrontare situazioni surreali pescate a piene mani dalla mitologia lovecraftiana, creando un mix inusuale ma allo stesso tempo molto intrigante.
Il perno, ma anche il punto di frizione, è da individuare proprio nei diversi “punti di vista” di Doyle e di Lovecraft. Se Sherlock Holmes è infatti l’epitome dell’analisi e della razionalità, allo stesso modo Lovecraft costruisce i suoi personaggi in modo diametralmente opposto, costantemente spiazzati e incapaci di spiegare quello che hanno davanti agli occhi, addirittura portati alla follia dagli orrori cosmici.
Ciò che funziona bene dell’intuizione di Frogwares è proprio il mettere un personaggio estremamente razionale di fronte a orrori inspiegabili più grandi dell’umanità stessa, obbligando così Holmes a trovarsi nell’unica situazione per lui – apparentemente – irrisolvibile, e creando un’atmosfera suggestiva come solo l’inspiegabilità e l’incomprensibilità non solo di questi orrori, ma anche dei loro adoratori, riesce a costruire, lungo un viaggio che in qualche modo tocca diversi “generi” dell’horror e del thriller.
Dalla piovosa Londra portuale a un manicomio a un bayou, The Awakened spazia passa dal giallo vittoriano al southern gothic con sicurezza e mantenendo una coerenza di fondo invidiabile. E non è un risultato da poco.