Oltre a un povero cane ucciso e un padrone che vuole vendicarsi, Shooter e il primo John Wick sono due action thriller con diverse similitudini strutturali. Il primo però ha avuto un successo limitato, mentre il secondo è diventato una saga amata dal pubblico
Ieri per l’onore, oggi per la giustizia.
La locandina di Shooter tiene perfettamente fede al prospetto del film, dove i valori patriottici di un ex cecchino dei marine cadono in frantumi per colpa di uno Stato che non lo tutela, e anzi tenta di incastrarlo per utilizzarlo come capo espiatorio delle proprie sporche strategie.
Mi ricordo perfettamente che quando, ormai tanti, tanti anni fa, mi recai all’anteprima stampa di Shooter (Stay Nerd ancora non lo avevamo creato, per cui mi sento davvero vecchio n.d.r), il mio hype era piuttosto alto. Ero già un fan di Antoine Fuqua, e avevo amato – come tutti – per Training Day, ma ancora non sapevo che negli anni a venire ci avrebbe regalato una saga mainstream nonché un toccasana per gli amanti dell’action: The Equalizer.
In più c’era Mark Walhberg, sulla cresta dell’onda dopo Il pianeta delle scimmie e fresco di una grande performance in The Departed di Scorsese, ma soprattutto protagonista perfetto in un action adrenalinico in cui, da solo contro tutti, fa valere i suoi sentimenti di vendetta.
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È proprio questo sentimento che, celato fin troppo a lungo nel cuore del suo Bob Lee Swagger, deflagra improvvisamente tramutandolo nell’eroe punitore che piace a tutti, fuorché ai capi del sistema, che prima si servono di lui, e poi cercano di sbarazzarsene.
Il potere che genera marcio e corruzione, purtroppo presenti nel Governo come nei Servizi segreti, è un tema sempre attuale, sviluppato decisamente per rimarcare che in fondo alla gente comune tutto ciò non piace, così come non piace agli onesti agenti dell’FBI, e come non piace a Bob (“Non è il mio presidente, non mi è nemmeno tanto simpatico”).
Ma tuttavia si sa, le parole e i giudizi del popolo sono ben poca cosa in confronto alle istituzioni, e questo risulta piuttosto emblematico nel finale del film, sul quale non indugeremo, giacché questo articolo è più che altro un ‘consiglio cinematografico’.
Inizialmente l’unica a credere in Bob è Sarah (Kate Mara), la vedova di un ex marine, suo amico. La loro intesa è chiaramente visibile da subito, e intuibile dagli sguardi e dai gesti dei due, secondo la più classica struttura narrativa che affianca all’eroe implacabile una partner perfetta, meglio se in pericolo. Tutto ciò non può che far bene al film, il cui “target” non si aspetta nulla di diverso.
A spadroneggiare sono indubbiamente gli effetti scenici. L’immensa quantità di armi di ogni tipo, le numerose e colossali esplosioni, il tutto correlato alla brillante figura di Mark Wahlberg, il quale non perde occasione di mostrare i propri muscoli, che contribuiscono appieno a creare l’effigie dell’eroe. È proprio questo quello che piace al pubblico, che vuole immedesimarsi in un personaggio perfetto, il vendicatore buono ma al tempo stesso spietato contro chi lo ha ingannato.
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Tra fenomeni scenici, e sentimenti chiave come onore e giustizia, Shooter è film che ha conquistato gli appassionati del genere e non solo, visto che sebbene sia un blockbuster dichiarato non esita a lanciare qualche critica al sistema anche più di altri titoli “indipendenti”.
Impossibile, per una serie di dinamiche, tra cui l’associazione con il cane barbaramente ucciso, non pensare a un filone di successo come John Wick, il quale probabilmente ha avuto anche il merito di uscire al momento giusto. Shooter è un John Wick che non ci ha creduto abbastanza? Difficile rispondere, ma che la ricetta funzioni è confermato anche dall’omonima serie TV – di ben tre stagioni – uscita nel 2016 su USA Network e giunta in Italia grazie a Netflix.
Noi ci limitiamo a consigliare la visione di Shooter a chi ancora non ha avuto modo di vederlo.