L’inesorabile evoluzione dei manga shounen: il cambiamento della società va a rispecchiarsi nella sua cultura pop
Uno dei generi manga più famosi e mainstream di sempre è lo shounen, che ha accompagnato i suoi fruitori nella crescita in giovani adulti sin dalla sua nascita. In realtà, ci sono un po’ di cose da chiarire: lo shounen non è un genere ma un target d’età, che va ad abbracciare un pubblico generalmente maschile nei primi anni dell’adolescenza – Shounen, infatti, significa “giovane ragazzo”. A volte manga che non sono nemmeno classificati come shounen rientrano in quella categoria nell’immaginario collettivo, per un’approssimazione fallace.
In realtà quello a cui pensa sarebbe il battle-shounen, ovvero i manga di combattimenti, caratterizzati da un personaggio che si imbarca in una grande avventura affrontando nemici sempre più forti. Sebbene questo filone sia effettivamente quello di più successo, lo shounen è un genere estremamente variegato sia nei contenuti che nelle varie incarnazioni che ha avuto durante gli anni: gli shounen moderni sono molto diversi da quelli degli anni ‘70-’80, ma anche da quelli di appena un decennio fa. Cosa ha causato questo cambiamento? In che modo è cambiato, quindi, il manga shounen negli anni?
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Protagonisti di ieri e oggi: l’emblema del manga shounen cambia negli anni
Qualsiasi manga, ma in particolare il manga shounen, fa del proprio protagonista l’elemento più riconoscibile di tutti. È il personaggio che solitamente rappresenta la filosofia dell’intera opera, ne racchiude i temi e l’atmosfera ed è di fatto l’icona dell’intero brand. Se si pensa a Dragon Ball, si pensa a Goku. Viceversa, se si pensa a One Piece si pensa a Luffy e così via. Questi protagonisti, però, sono molto diversi fra loro.
Gli anni ’70-’80 furono un periodo tumultuoso in Giappone, caratterizzati sia da un rinnovato attivismo politico e ribellioni contro il sistema costituito che da uno sviluppo tecnologico senza precedenti. La gioventù iniziò ad essere sempre più coinvolta nella società e nella politica e prediligeva letture in cui poteva rivedere sé stessa nei personaggi. Negli anni ’70-’80 i protagonisti facevano propria l’ambientazione spesso cupa delle loro storie e incarnavano ideologie positive – come la giustizia e la libertà – portate all’estremo. Da qui nascono i protagonisti simili a veri e propri freedom fighter. Sono personaggi tormentati, estremamente sfaccettati e che non esitano ad usare il proprio corpo come spada o scudo. In questa categoria di protagonisti rientrano icone come Capitan Harlock – dall’omonimo manga – e Guts – da Berserk.
Negli anni ’90 e nel primo decennio del Duemila, le cose presero tutt’altra direzione: era il periodo della self-expression, le mode giapponesi esplosero in un caleidoscopio di colori, fomentate dai giovani giapponesi che – stanchi della tendenza omologatrice della loro società – cercavano in tutti i modi di ritagliarsi il proprio spazio personale nel mondo, attraverso la musica, il trucco, il modo di vestire e molto altro. Il nemico erano “la società” e “lo status quo” ma, a differenza degli anni ’70-’80, non era un impegno politico, quanto semmai una riscoperta di sé unita ad una sensazione di soffocamento nei riguardi delle aspettative sociali. Moltissime mode iconiche giapponesi, come le ganguro o le lolita, nacquero in questi anni.
Protagonisti di questi anni sono figure diventate famosissime anche all’estero: Goku (Dragon Ball), Naruto (Naruto), Luffy (One Piece), Onizuka (GTO), Hanamichi (Slam Dunk). Ci furono delle eccezioni, naturalmente, ma la maggior parte dei protagonisti shounen di quegli anni sembrava prediligere l’archetipo del combattente dalla “zucca vuota”, che deve sempre combattere e allenarsi per diventare il più forte. Le relazioni con l’altro sesso venivano viste come qualcosa di incomprensibile e spesso, infatti, questi personaggi erano negati in amore. Il protagonista è un puro che si imbarca in un’avventura epica, pronto ad affrontare le ingiustizie del suo mondo a suon di mazzate, facendosi al contempo portatore di un ideale. Quest’ultimo rimane però abbastanza generico, alle volte, e il protagonista non viene turbato troppo da esso, venendo quindi a mancare il tormento dei predecessori degli anni ’70-’80.
I protagonisti dei manga shounen moderni: a che punto siamo oggi?
Neanche a farlo apposta, i protagonisti shounen dei manga odierni riescono a collocarsi quasi perfettamente nel mezzo dei due archetipi appena presentati, mantenendo però la propria sfumatura caratteriale. Personaggi come Izuku (My Hero Academia), Yuuji (Jujutsu Kaisen) e Saitama (One Punch Man) sono profondi e ben caratterizzati, ma non presentano lo stesso tormento di Capitan Harlock o Guts. Non sono nemmeno però totalmente bonaccioni, come Luffy o Goku, mantenendo così la loro accessibilità. Sono, insomma, più umani: hanno spesso un ideale ben valido, che viene anche affrontato in maniera profonda ma presentato con freschezza e minor pesantezza. Una caratteristica propria di questi nuovi protagonisti, inoltre, è quella del twist presente già a inizio opera: moltissimi di questi nuovi personaggi falliscono nell’omologarsi nel mondo di loro provenienza, nascendo senza poteri – come Izuku o Asta (Black Clover) – oppure partendo già potentissimi – come Saitama e Yuuji. Negli anni recenti, però, abbiamo assistito al viaggio di una vera e propria mina vagante: Eren, de L’Attacco dei Giganti, è un caso a parte, un protagonista totalmente atipico nel panorama degli shounen recenti che molto probabilmente influenzerà la prossima generazione editoriale. Faremo meglio a tenere d’occhio questo fenomeno.
Fuga dalla realtà, escapismo e repulsione sociale: l’invasione degli isekai
Isekai significa letteralmente “altro mondo” e, come fa intendere il nome, è un genere categorizzato dalla presenza di un altro mondo. Spesso questo tipo di prodotti va a braccetto con il genere fantasy e hanno quasi sempre lo stesso incipit: per una qualche ragione – solitamente la morte prematura causata da un furgone, ormai memata fino allo sfinimento – il protagonista si risveglia in un mondo fantastico in cui può ricominciare una nuova vita. A volte perde la memoria ma spesso, tramite i ricordi del protagonista, il manga ci tiene a mettere a confronto il suo mondo – il “nostro” mondo, quello grigio e opprimente che non offre sbocchi – a quello fantastico e colorato del mondo che ora abita. Il protagonista degli isekai, nel suo mondo di partenza appare spesso come un perdente, uno sfigato con nessun futuro davanti a sé e in genere si tratta di un hikikomori o neet.
Manga e anime di questo genere ce ne sono sempre stati, raggiungendo la fama grazie a prodotti come Sword Art Online, Re:Zero o Log Horizon, ma negli ultimi anni c’è stata una vera e propria invasione di questo genere, portando ad una saturazione di mercato. C’è da notare che non sempre la vita dei protagonisti degli isekai diviene mozzafiato nel nuovo mondo: moltissimi isekai recenti offrono una trama più simile ad uno slice of life. Quindi, non sempre negli isekai si ricerca una vita più avventurosa o interessante: a volte si preferisce qualcosa di più tranquillo, o comunque meno stressante se paragonato alle aspettative della società di partenza. Aspirano, quindi, ad una felice tranquillità, banale nella sua essenza, ma ritenuta inottenibile nel nostro mondo. Forse questa grande richiesta di isekai dovrebbe far riflettere: il messaggio degli autori potrebbe essere un desiderio di rivedere certe pretese della società e la pressione che causano ai giovani.
Lo shounen manga e gli echi di avvenimenti e ispirazioni
I temi presenti in opere letterarie e non rispecchiano gli avvenimenti della loro epoca. In Giappone, dopo lo sgancio delle bombe nucleari a Hiroshima e Nagasaki nacque la cosiddetta “letteratura della bomba atomica”, la Genbaku bungaku, che racchiuse tutti gli scritti prodotti dopo quell’evento che avevano come tema centrale proprio la bomba atomica e l’effetto che ebbe sulla società giapponese. I manga non sono diversi, essendo anche loro una declinazione dell’arte letteraria. Come abbiamo già visto, i protagonisti dei manga shounen ne hanno sempre incarnato i temi: negli anni ’70-’80 personaggi come Capitan Harlock, Devilman e Ken il guerriero facevano propri messaggi di aspra denuncia verso la propria società, con temi quali il razzismo, la ribellione contro il destino, la condizione umana e il sistema costituito. Spesso tutto questo era condito da arti marziali e influenze arrivate dal cinema con i film di Bruce Lee e Jackie Chan.
Negli anni ’90 e Duemila le arti marziali e i combattimenti rimasero ma furono affrontati come semplice intrattenimento. Il manga continuò a rimanere socialmente impegnato ma lo shounen edulcorò il suo messaggio, come possiamo vedere con Dragon Ball e Naruto. Gli ideali di cui si fecero portatori erano nobili ma più generali: l’amicizia, la giustizia, la perseveranza, il credere in sé stessi. Tutti elementi presenti anche in shounen passati, ma in questo caso più concentrati sulla sfera del singolo, del protagonista. Negli shounen moderni si è tornati a mettersi in gioco su scala globale, mischiando critiche alla società giapponese a prese di coscienza sui problemi mondiali.
Discorsi di genere e parità dei sessi nel manga shounen
La rappresentazione femminile nell’intrattenimento è sempre andata di pari passo con le dinamiche del mondo reale. Nei manga ci sono sempre stati personaggi femminili profondi e sfaccettati, ma non sempre e soprattutto, quando c’erano, rispecchiavano la visione che l’autore – e/o la società – aveva delle donne. Nei primi manga shounen, come per esempio Capitan Harlock e i Cavalieri dello Zodiaco, la figura della donna era importante non tanto per la sua forza fisica – completamente assente – ma per i messaggi che veicolava. Se si prende in considerazione Lady Isabel si riconosce la sua importanza, ma è un dato di fatto che rappresentasse più che altro un ideale, qualcosa per cui lottare, la “pulzella” da salvare. Era la perfetta incarnazione della “donna angelicata” tanto cara a Dante e colleghi. Nei manga di quegli anni, le donne erano fisicamente deboli, eteree e bellissime. Grazia e forza non si escludevano a vicenda, ma solo nel caso in cui per “forza” fosse intesa caratterialmente; un’indole forte, insomma.
A fianco di questi personaggi, però, ce n’erano altri: come dimenticarsi delle guerriere Caska (Berserk) e Oscar (Lady Oscar)? Loro affiancano la loro profondità all’abilità in combattimento. Nel loro caso, però, c’è sempre un rumore di sottofondo che le perseguita, un continuo compararsi con l’uomo e un rancore per non essere veramente considerata come sua pari. Nel caso di Caska, addirittura, c’è persino un odio verso sé stessa per non essere nata uomo. È evidente che il movimento femminista, che stava prendendo piede in Giappone in quegli anni, influenzò anche la produzione manga di quegli anni. Negli anni ’90-Duemila, le figure femminili nei manga shounen sono passate un po’ in secondo piano ed esistevano solo in funzione del protagonista maschile – Sakura (Naruto), Keiko (Yu degli spettri), Orihime (Bleach). Per non parlare dell’esplosione del fanservice, che venne esagerato a tal punto da richiedere una serie di leggi a regolarlo.
Nei manga odierni, la parità dei sessi è presente e dibattuta sia a livello esplicito che implicito: personaggi come Nobara (Jujutsu Kaisen), Mikasa (L’Attacco dei Giganti) e Mirko (My Hero Academia) sono semplicemente forti, non devono rendere conto a nessuno. Sempre più personaggi femminili stanno ritagliandosi un posto nella trama, senza essere necessariamente legate a doppio filo al protagonista o ad una qualche sottotrama di rivalsa del gentil sesso.
Cosa possiamo aspettarci dal futuro?
Oramai abbiamo ben capito che le opere di letteratura pop sono influenzate dai temi scottanti del loro periodo di riferimenti, così come i loro temi che a loro volta sono rispecchiati dai loro protagonisti. Lo shounen specialmente, in quanto lettura di formazione per eccellenza, specialmente in Sol Levante, farà sempre proprie narrazioni stimolanti e impegnate, cambiando il suo approccio di volta in volta. Abbiamo avuto l’era della critica politica tormentata di Capitan Harlock e Berserk, abbiamo avuto la scoperta e miglioramento di sé di Naruto, One Piece e Dragon Ball, per arrivare al perfetto mix tra queste due correnti con manga odierni come My Hero Academia, Jujutsu Kaisen e The Promised Neverland. Cosa possiamo aspettarci dal futuro?
Come menzionato prima, la mina vagante di questa generazione è stata L’Attacco dei Giganti, una storia che ha catturato l’intero pianeta per undici anni di fila riscuotendo un successo senza precedenti nonostante fosse l’esatto contrario della moda del momento. L’horror – sia splatter che psicologico – e il thriller fantapolitico la fanno da padrone, accompagnati da un messaggio crudo e cupo che ricorda molto i capolavori degli anni ’70-’80. Sicuramente il suo successo influenzerà gli shounen del futuro e anzi, forse ha già iniziato a farlo con quelli moderni, visto come l’horror ha ricominciato ad incunearsi nelle trame dei manga più in voga al momento. L’opera di Hajime Isayama è ormai conclusa ma forse non manca molto prima che inizi la serializzazione di un nuovo “Attacco dei Giganti”.