Tre ragazzi della periferia di São Paulo in cerca della propria strada
Disponibile su Netflix a partire dal 9 agosto, Sintonia è una serie tv di produzione brasiliana che ha per protagonisti tre ragazzi cresciuti insieme nelle favelas di São Paulo. Nei 6 episodi della prima stagione vediamo ognuno di loro scegliere una strada diversa per emergere dallo squallore dei sobborghi della megalopoli, anche a rischio di compromettere i propri principi.
Sintonia e le serie tv che non parlano inglese
Le produzioni Netflix sono spesso criticate per la qualità complessiva non eccellente e per un generale annacquamento dei temi di fondo, come è successo per esempio con Black Mirror. Tuttavia c’è da riconoscere che grazie alla sua capillare presenza, Netflix ha garantito la produzione e soprattutto la distribuzione a livello internazionale di prodotti che difficilmente si sarebbero diffusi altrimenti. Senza Netflix ad esempio non avremmo mai visto Annientamento o The Wandering Earth.
Tra le serie tv, è interessante notare come nel catalogo Netflix siano presenti molti titoli non anglofoni, estranei ai soliti studi di produzione americani o britannici che in genere occupano buona parte del mercato. Certo, magari non si tratterà delle migliori serie tv in circolazione, ma offrono comunque la possibilità di una prospettiva un po’ diversa sul panorama televisivo mondiale. Tra le serie che non parlano inglese, le più famose sono sicuramente La casa di carta (spagnola) e Dark (tedesca), ma se ne trovano molte altre, come Osmosis (francese), Se non ti avessi conosciuto (catalana), The Rain (danese), Quicksand (svedese), Dehli Crime (indiana), e così via.
Sintonia non è la prima serie tv che arriva su Netflix dal Brasile. Il primo caso notevole è stato quello di 3%, la distopia che reinterpreta la divisione in classi attraverso un processo di selezione per accedere alla minoranza benestante della popolazione, arrivata alla terza stagione e avviata alla quarta, nonostante il successo in calo. Di recente è uscito anche La cosa più bella, un dramma storico ambientato negli anni ’50 a Rio de Janeiro, intorno al tentativo di una donna abbandonata dal marito di tenere in piedi un locale.
La sintonia tra musica, crimine e religione
Sintonia presenta da subito i protagonisti, tre ragazzi tra i diciotto e i vent’anni: Doni (MC Jottapê, che prima di essere un attore è in effetti un cantante), Rita (Bruna Mascarenhas) e Nando (Christian Malheiros). I tre sono cresciuti insieme nelle favelas di São Paulo con il sogno di poter emergere dalla vita misera che li aspetta lì, ma le condizioni in cui si trovano sono tutt’altro che favorevoli. Doni cerca di farsi conoscere rilasciando le sue canzoni online, ma il suo pezzo viene plagiato da una star molto più famosa di lui. Rita vive da sola e se la cava con espedienti alla giornata, vendendo in strada merce contraffatta, ma mette nei guai una sua amica durante una fuga dalla polizia. Nando è coinvolto nel business della droga, e per mantenere moglie e figlia piccola accetta di assumersi compiti più pericolosi e compromettenti del semplice spaccio.
I protagonisti seguono strade diverse che tornano a incrociarsi, quando i problemi di convivenza nella favela si fanno più pressanti. Doni trascura la scuola e il negozio dei genitori per potersi dedicare alla musica, riesce a sfruttare l’occasione di un duetto con la star Dondoka (Leilah Moreno, anche lei cantante già affermata) ma si indebita con gli strozzini per finanziare il video ed è costretto a seguire le richieste di un manager che non sembra interessato alla sua carriera. Rita è costretta a lasciare la sua casa dopo le minacce della madre dell’amica arrestata per colpa sua, e si trasferisce nei locali della Chiesa Evangelica, dove viene in contatto con un mondo che la affascina, forse per la potenza della fede o forse per i soldi che circolano. Nando si fa coinvolgere sempre di più nelle faccende della criminalità organizzata, scala le gerarchie e diventa l’uomo di fiducia del boss locale in prigione, fino a diventare una figura di riferimento nel quartiere.
I tre ambienti in cui si muovono i ragazzi, musica, crimine e religione, per quanto diversi in superficie sembrano funzionare tutti sulla base delle stesse logiche di base. Innanzitutto il denaro, che è il motore principale di tutti i settori, e non a caso si vedono girare continuamente mazzette di banconote. In secondo luogo lo sfruttamento e la prevaricazione, che possono essere palesi come le pistole usate dalla malavita o più subdole come le benedizioni all’interno della Chiesa. I tre ragazzi si trovano quindi su un terreno morale ambiguo, e devono decidere fino a che punto sono disposti a cedere i propri ideali per poter proseguire la scalata che permetterà loro di uscire per sempre dalla favela.
Sintonia: la famiglia al centro di tutto
Uno dei valori principali a cui fanno riferimento tutti i personaggi di Sintonia è quello della famiglia. In questo caso la famiglia non è solo quella formata dai propri parenti, ma anche il legame con le persone con cui si condividono le sciagure quotidiane. Doni, Rita e Nando sono uniti da un legame di questo tipo, e a sua volta ognuno di loro è coinvolto in una famiglia ancora più grande a cui deve lealtà e rispetto.
Questo però porta anche a evidenti conflitti, nel momento in cui le necessità della “famiglia” sono in contraddizione con quelle del singolo. Così Rita entra nella famiglia della Chiesa, ma ne vive soprattutto l’aspetto utilitaristico, quello che insiste su donazioni e televendite. Doni considera il pubblico la sua famiglia e gli si rivolge in questo modo, ma si accorge che ciò che lo star system vuole da lui porta a snaturare la sua arte. La famiglia di Nando è quella della mafia, in cui la fedeltà completa è il valore fondamentale e il minimo sospetto può portare a conseguenze estreme.
In questo senso Sintonia riesce a mostrare in modo efficace le contraddizioni di questi giovani nativi digitali. I protagonisti sono tutti Centennials, ovvero appartengono alla cosiddetta Generazione Z, quella dei nati tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, e si muovono in un mondo basato in buona parte su live di Instagram e vocali su Whatsapp. Questa abbondanza di connessioni rispetto ad esempio alle generazione dei loro genitori non assicura però una maggior chiarezza nella visione d’insieme, che rimane sempre molto limitata a quello che accade intorno a loro. Si vive nella famiglia e per la famiglia, non esiste un mondo esterno.
Sintonia, una serie tv da risintonizzare
Sintonia non è certo esente da difetti. Non eccelle certo quanto a regia o fotografia, ma d’altra parte non era il suo obiettivo quello di proporre effetti scenici sconvolgenti, quindi non le si può rimproverare questo. Rimangono però diversi altri aspetti discutibili. La presenza della musica (che viene definita funk, ma è di fatto il reggaeton commerciale dei tormentoni estivi) si fa in certi momenti opprimente, con le hit del duo Dondoka/Doni ripetute fino alla nausea, forse nel tentativo di portare il singolo in classifica anche al di fuori dell’universo narrativo della serie. Inoltre non è molto chiaro lo scorrere del tempo all’interno della storia, poiché viene da pensare che certi processi come la scalata verso la notorietà di Doni richiedano dei mesi, ma li vediamo giustapposti nel montaggio a scene che si svolgono nello spazio di pochi minuti, il che crea un certo smarrimento nello spettatore.
Anche lo stesso arco narrativo dei protagonisti presenta qualche problema. Il più vistoso è che tra i tre non si riesce a percepire un vero e proprio legame. Viene ripetuto di continuo che si considerano fratelli, che hanno passato l’infanzia insieme, eppure quando li si vede nella stessa scena non c’è chimica, non si avverte la forza di questo rapporto indissolubile. Sembra invece che si trovino soltanto a incrociarsi, ognuno impegnato nel suo percorso che accidentalmente si interseca con quello degli altri. Per assurdo, in diverse occasioni mostrano un legame più forte con quelli che sono i personaggi secondari, anche quando si tratta dei loro antagonisti.
Infine, in molti casi le loro azioni e aspirazioni non appaiono del tutto condivisibili. Nessuno di loro vive in condizioni di degrado assoluto, eppure mostrano disprezzare quello che hanno, nonostante quasi tutti intorno a loro si mettano a loro disposizione per aiutarli. Danno quasi l’idea di essere ragazzini viziati, e in questo senso forse solo Nando ha un atteggiamento più maturo, anche se decisamente più condannabile visto che arriva compiere più di un omicidio e trascurare la famiglia (quella vera), per cui nemmeno con lui è facile empatizzare. Mancando la connessione di base con i protagonisti, si arriva quindi a non avere troppo interesse che la loro storia finisca bene, ed è un problema non da poco per chi segue la serie.
Vedremo la stagione 2 di Sintonia?
I 6 episodi di questa prima stagione non concludono la storia, anzi portano Doni, Rita e Nando all’apice del loro percorso. Nella sequenza finale ognuno di loro sembra aver raggiunto quello che cercava, ma è evidente che questo passo in avanti non sia la soluzione dei loro problemi, ma solo una potenziale fonte di ulteriori complicazioni.
Non ci sono per il momento notizie sulla produzione di una seconda stagione di Sintonia, probabilmente la scelta dipenderà dai riscontri del pubblico sulle puntate attuali. Di certo si tratta di una serie tv che offre uno scorcio su una parte di mondo che spesso ignoriamo, e che riesce a presentare la generazione dei Centennials senza cadere nello stereotipo o nello stucchevole. D’altro canto, i limiti a livello di caratterizzazione potrebbero portare una certa disaffezione del pubblico, per cui non è assicurato che gli spettatori premieranno Sintonia abbastanza da volerne vedere ancora.