Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) è su Prime Video
«Dimmi cosa vedi.» «Vedo leggende.» Il valore di un’opera come Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight in originale) è tutto in queste due frasi qui. La prima la pronuncia un re senza nome la cui spada, anch’essa senza nome, e la tavola rotonda di cavalieri che gli banchettano davanti ne qualificano la statura senza mai richiamarla a voce: lo riconosciamo subito dalle icone che lo circondano, è Re Artù, è LA leggenda. Si sta rivolgendo al suo giovanissimo nipote, Gawain (Dev Patel), che spende le sue giornate tra taverna e bordello e di quelle leggende sa tutto, ma allo stesso tempo non sa niente.
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Il racconto di un ragazzo che diventa cavaliere
Nei primi minuti dell’ultimo film scritto e diretto da David Lowery l’invito è quindi chiaro: va’, vedi e torna per raccontare le tue gesta. E tristemente ironico è il fatto che un assunto del genere sia costretto nelle briglie di una visione casalinga nonostante Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight), qui in Italia disponibile infatti solamente su Prime Video, cerchi a tutti i costi la dimensione di una sala.
Lowery, sotto l’egida della A24, reinventa un ramo del folto ciclo arturiano e racconta di quella volta che il giovane Gawain raccoglie la sfida di uno sconosciuto cavaliere dall’aspetto insolito che si presenta alla corte del re nella sera di Natale. Lo sfidante deve sferrare un colpo a suo piacimento al Cavaliere Verde, che di rimando invita l’altro partecipante al «gioco» a presentarsi dopo un anno in una remota cappella per ricevere in cambio lo stesso colpo. Gawain decapita il Cavaliere Verde, che però non muore. Vieni, vedi e accetta il tuo destino.
Qui inizia il percorso di quello che diverrà Sir Gawain, uno, se non addirittura il più prode, dei cavalieri della tavola di Artù che qui ci è presentato in una fase quasi puberale, del quale si scorgono più i tratti da villano che quelli del prode dal sangue blu. Vai, incamminati e torna per diventare uomo.
Un’opera che narra attraverso il potere evocativo dello sguardo
Da un certo punto di vista quello di Lowery e della A24 è un piccolo miracolo. Un progetto realizzato con un budget estremamente ridotto (pare attorno ai 15 milioni di dollari) ma che punta diretto al respiro da kolossal epico che rifugge la narrativa delle grandi gesta, svuotato quasi del tutto di ogni dinamica che non sia quella del camminare, dell’incedere, dell’addentrarsi.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) è un racconto esoterico intrecciato a fondo con l’allucinatorio, giostrato tra le maestose riprese naturalistiche alle quali si interseca, anche furbescamente, l’utilizzo dei neri che ammantano, delle nebbie che calano e gonfiano i vuoti attraverso un intenso uso del color grading. Si alimenta di panoramiche, di profondità di campo sul cui sfondo si cela l’incomprensibile di una terra ricolma del fantastico.
Coerentemente con il suo assunto, quello di Lowery è un film da vedere e percepire a livello oculare, spesso attraverso gli occhi ancora acerbi di Gawain. Lo è in particolare nel lungo atto centrale, dove la costruzione della leggenda non è quasi mai narrata a parole, ma srotolata come se si andasse a tessere un po’ alla volta su un arazzo anche grazie al prezioso lavoro di CGI da parte della Weta Digital.
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Un film dalla parte dell’epica
Di fondo, accade poco e per questo la visione di Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) non è proprio tra le più scontate. C’è da ammettere che mentre si incontrano i personaggi interpretati, tra gli altri, da Alicia Vikander, Joel Edgerton e Barry Keoghan in quelli che più che capitoli sono atti di una messa in rappresentazione, si possano anche avvertire alcuni piccoli stridii nel tentativo del film di sussistere sopra la sua stessa (e forse un po’ compiaciuta) immagine.
È comunque ammirevole, o per alcuni sarà legittimamente odioso, lo stoico atteggiamento di un’opera la cui estetica non è mai scissa o priva del potere evocativo, della capacità di suggestione e creazione di un pensiero chiamato a ricostruire il prima e il dopo delle fugaci apparizioni che compaiono davanti a Gawain. Di ricostruire, insomma, il mito.
Nelle battute conclusive del viaggio Gawain chiede «È tutto qui?». Al che il Cavaliere Verde risponde «Che altro dovrebbe esserci?». Esatto, che altro dovremmo chiedere a Sir Gawain e il Cavaliere Verde, novella di formazione di un eroe che non fende colpi ma lotta con la rarefazione dell’animo e delle volontà, lotta contro l’incombere del passare del tempo, contro i timori dell’ignoto oltre la collina. È questa la fine, o questa fine è solo l’inizio di un’incredibile storia da immaginare ancora? David Lowery è dalla parte dell’epica e lo siamo anche noi, sempre.
Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) è su Amazon Prime Video.