Sky Rojo, una nuova serie Netflix caliente e dai ritmi serrati
Amanti de La Casa di Carta, i produttori della vostra serie preferita hanno preparato per voi Sky Rojo: una nuova serie su Netflix di soli 8 episodi che riesce a dire quel poco che vorrebbe a spezzoni e bocconi, tra un colpo alla cabeza e l’altro.
La nuova serie spagnola di Netflix non si distingue per la sua originalità, né per quanto riguarda la trama e personaggi né per i messaggi che tenta di trasmettere. Eppure i pochi episodi da cui è composta Sky Rojo voleranno piuttosto velocemente, dando pochissimo respiro sia allo spettatore che alle ragazze protagoniste.
Tre prostitute in fuga, ingannate come tante altre
In un night club lungo una strada qualsiasi, vivono ammassate insieme le ragazze radunate da Romeo, un pappone che attira le sventurate con l’aiuto dei suoi scagnozzi promettendo loro un lavoro facile, da cameriere, che possa aiutarle a inviare soldi alle loro famiglie bisognose. Naturalmente si tratta solo di belle parole e la verità è che vengono costrette a prostituirsi, in seguito agli inganni psicologici (che Romeo insegna con scrupolosità ai suoi sottoposti) e alle minacce di orribili ripercussioni per loro e i loro cari.
All’inizio di Sky Rojo, Gina si trova al club perché sperava di poter aiutare la sua famiglia e il figlio lasciati a Cuba e, dopo enormi sacrifici che le sono ovviamente costati la sua dignità e il proprio corpo, ha raccolto la somma da restituire a Romeo. L’uomo non ha certo intenzione di sollevare da quel fardello lei o una qualsiasi delle altre ragazze. La rabbia e la frustrazione prendono quindi il sopravvento: Gina colpisce Romeo e nella lotta seguente tra i due, nella quale rimane ferita, intervengono altre due compagne, Coral e Wendy, che gli spaccano il cranio.
Nel giro di pochi istanti, la situazione presentataci qualche scena prima viene ribaltata e le tre ragazze decidono di darsi alla fuga. Inizia così l’inseguimento da parte di Moisés e Christian, i fedelissimi di Romeo, in una corsa adrenalinica che lascia dietro di sé una scia di sangue.
Superficialità su temi importanti
Sky Rojo non parte nemmeno così male: il suo primo episodio mette subito tutte le carte in tavola e ci fa capire le gerarchie, le relazioni e soprattutto che cosa ha condotto ciascuno dei personaggi alla situazione attuale. Tuttavia i rimpianti non mancano, vista la velocità con cui precipitano le cose, e c’è chi continua a voltarsi indietro, come se si potesse mettere una pezza allo schifo vissuto fino a quel momento.
È soprattutto Coral a non essere capace di lasciarsi il club e Romeo alle spalle. Fra un tranquillante e l’altro, nasconde i propri trascorsi mettendo in difficoltà le due compagne di fuga e poi si lascia frenare da sentimenti che sa bene non dovrebbe provare. Non si tratta di sindrome di Stoccolma, oseremmo dire semmai di un buon lavaggio del cervello, per quanto la donna sia determinata a riconquistare la sua libertà come le sue amiche. Quel che è peggio è che, in Sky Rojo, si cerca di far sì che, come lei, anche lo spettatore provi quasi pietà per un uomo che non la meriterebbe mai e poi mai, a prescindere dal suo background.
Quello che più fa arrabbiare, infatti, a essere onesti, è il tentativo di umanizzare un personaggio senza scrupoli mentre, al contempo, si cerca di metter su una serie apparentemente femminista. L’intima unione tra le ragazze di Sky Rojo è indiscutibile e rincuorante da vedere, non c’è alcun dubbio, ma la sua forza viene meno se le tre protagoniste si muovono a forza di stereotipi e non possono farsi davvero voci dei temi che la serie accenna appena. Emancipazione sessuale, legalizzazione della prostituzione, turismo sessuale, consenso vengono trattati superficialmente in base al momento mentre si dà risalto a come Romeo, da proprietario del club, abbia “educato” le ragazze e il gruppo di suoi leccapiedi (tra i quali figura addirittura una donna, anche se non sapremo mai nulla di lei).
Sky Rojo: per chi ha il gusto dell’assurdo
Sky Rojo si distingue per il caos che si crea attorno alle ragazze e la loro lotta per la libertà. Si creano come due fazioni, quella delle prostitute e quella dei loro papponi, che una volta condividevano lo stesso mondo e ora combattono per demolirlo e tenerlo in piedi.
Si susseguono scene che dal drammatico passano al tragicomico, accompagnate da scelte musicali paradossali che accrescono il senso di grottesco che spruzza da ogni parte insieme al sangue versato da botte e spari. La sceneggiatura fa continuo affidamento sui flashback che, per quanto brevi, servono a preparare il terreno per lo shock da indurre nello spettatore: defibrillatori che friggono il cervello, corse in macchina al cardiopalma, pistole puntate alla tempia e scene di sesso che lasciano poco all’immaginazione, mantenendo pochissimo pudore.
I difetti maggiori di Sky Rojo non sono da imputare agli attori, insomma. Anzi, se non fosse per la scarsa caratterizzazione (anche dovuta alla durata degli episodi), le ragazze interpretate da Verónica Sánchez (Coral), Lali Espósito (Wendy) e Yany Prado (Gina) in primis sarebbero potute essere dei bei personaggi e davvero essere riconosciute come parte di un movimento più grande di loro. Lo stesso si può dire di Enric Auquer (Christian) e Miguel Ángel Silvestre (che interpreta Moisés ed è una nostra vecchia conoscenza da Sense8).
Sky Rojo, per la sua brevità e i contenuti a tratti assurdi ma dai ritmi incalzanti, va visto quindi per quello che è: una specie di guilty pleasure (come diverse serie spagnole si rivelano essere ultimamente), un filler tra una serie impegnativa e l’altra. Se si è disposti a sorvolare sulla superficialità generale dei temi e la caratterizzazione poco originale dei personaggi, gli amanti del genere, tra pulp e comicità grottesca, potranno comunque trovarvi una buona dose di intrattenimento nudo e crudo.