Sniper Ghost Warrior 3 è il rappresentante ultimo di quella che potremmo definire “corsa all’open world”. L’ultima fatica di CI Games, infatti, accantona linearità e mondi chiusi per abbracciare le caratteristiche tipiche di quel sotto-genere: dalla presenza di una vasta area di gioco al proporre missioni secondarie da alternare alla quest principale. Noi di Stay Nerd lo abbiamo provato con interesse cercando di capire le conseguenze di tale operazione e cosa in questo nuovo Sniper Ghost Warrior funzioni e cosa no.
Il dovere di un soldato
Jon North, cecchino pluridecorato dei Marines, è il protagonista di questa nuova avventura: ligio al dovere, patriota, carismatico… insomma, l’esempio perfetto di soldato made in U.S.A. Il suo ultimo incarico prevede di recarsi in una Georgia sull’orlo della guerra civile, farsi largo fra le fila nemiche, eliminare gli obiettivi sensibili e recuperare documenti di fondamentale importanza. A complicare una situazione tutt’altro che semplice, vi è un rapporto della CIA che potrebbe indicare la presenza di suo fratello (rapito e poi scomparso due anni prima in seguito a una missione finita male) in quella regione. I quattro capitoli di cui è composta la trama principale si concentreranno proprio su questa scissione fra il rispetto del dovere e l’amore fraterno, aprendosi via via a nuovi percorsi narrativi, colpi di scena e intrighi politici.
Purtroppo, e basteranno le prime ore di gioco per rendersene conto, la narrazione non è supportata da una scrittura all’altezza della situazione: fra dialoghi da film di serie B, una superficiale caratterizzazione dei personaggi, cutscene mal girate e mal recitate, colpi di scena tutt’altro che sorprendenti, non può evitare il giudizio negativo nei confronti della trama in generale e di ciò che vi ruota intorno. È palese che la struttura open world non abbia aiutato gli sviluppatori in tal senso, ma qualcosa di più era lecito aspettarsela.
Open world mon amour
Principale innovazione di Sniper Ghost Warrior 3, come anticipato, è la struttura open world: caratterizzata da una serie di missioni principali ambientate in diverse regioni, con avamposti nemici di differente grandezza e missioni secondarie (come la liberazione dei suddetti avamposti, missioni in aiuto della resistenza anti-separatiste locale e missioni di caccia a 16 criminali di alto livello) nel mezzo. Ogni location presenta un’eccellente caratterizzazione a livello morfologico e il level design segue coerentemente tale conformazione. Da questa unione ne escono potenziate e moltiplicate le opzioni di gameplay adottabili per raggiungere e superare i diversi obiettivi.
Le possibilità di approccio, infatti, saranno molteplici: posizionarsi su un’altura, usare il drone in dotazione per esplorare l’ambiente circostante ed evidenziare i nemici presenti sarà solo il primo passo. La scelta successiva è procedere come un vero cecchino, quindi colpendo dalla distanza, oppure in modalità stealth o ancora, perché no, in maniera più energica e action. Dipenderà totalmente da voi. La nota dolente risiede nella scadente I.A. dei nemici, la quale porterà a preferire il maggior numero delle volte le dinamiche da puro cecchino, più gratificanti e più facili da portare avanti, rispetto alle altre due (soprattutto nei contesti in cui l’obiettivo da eliminare non è isolato). Anche la scelta di un livello di difficoltà più alto (tra i tre disponibili, differenziati principalmente per il minor numero di “aiuti” su schermo forniti al giocatore) non migliorerà di molto la situazione.
La presenza di una modalità esplorazione (una sorta di detective mode di batmaniana memoria), permetterà non solo di evidenziare le tracce dei nemici, ma anche di ricavare informazioni dall’ambiente circostante per pianificare al meglio l’azione. Tra l’altro, tale modalità permetterà di individuare più facilmente punti di interesse e appigli con i quali interagire. Esplorare bene ciò che ci circonda sarà necessario proprio per raccogliere risorse indispensabili per il nostro equipaggiamento: non solo per sopperire alla limitata quantità di munizioni e oggetti che avremo in dotazione per ogni missione, ma anche per poter creare, tramite un basilare ma funzionale sistema di crafting, munizioni, gadget e altri utili item.
Ulteriore fattore di diversificazione è dato dalla possibilità di sviluppare diverse skill: in base alle nostre azioni potremo guadagnare dei punti abilità spendibili per sviluppare i rami di specializzazione presenti nel gioco: Cecchino, Fantasma e Guerriero, tre classi che riflettono i tre diversi tipi di approccio che potremo impiegare in azione. Quest’ultime, pur non modificando strutturalmente il cuore del gameplay, permetteranno di aumentare le possibilità di ingaggio e variare (a piccole dosi) lo stile di gioco.
Solidi e convincenti anche il gunplay e il feeling balistico: potremo infatti regolare l’ottica per zoomare e compensare la distanza dal bersaglio, correggere la traiettoria in base alla direzione e alla forza del vento e, per aumentare al massimo la precisione, trattenere il respiro prima di esplodere un colpo. Tra l’altro sarà possibile utilizzare diversi tipi di munizioni, alcune persino in grado di modificare in volo la propria traiettoria.
O mia bella Georgia
Mosso dal CryEngine, Sniper: Ghost Warrior 3 presenta un comparto tecnico che mostra il fianco a più di qualche critica: se è vero che il colpo d’occhio sugli ambienti più aperti è notevole, grazie anche al buon sistema di illuminazione del ciclo giorno/notte, nel dettaglio la situazione è decisamente più tragica: texture altalenanti, modelli poligonali da scorsa generazione, animazioni legnose, frame rate zoppicante e un certo ritardo nell’input dei comandi (soprattutto nel richiamare i menu di gioco), per non parlare dei caricamenti, eccessivamente lunghi e snervanti. Molto spesso la sensazione restituita è quella di un titolo cross-gen tirato a lucido, lontano dagli standard qualitativi a cui i prodotti AAA ci hanno abituato.
Verdetto
Sniper: Ghost Warrior 3 è un gioco ambiguo: è, infatti, un open world che rinuncia al sovraffollamento quantitativo imperante negli ultimi anni, pur poggiando su una struttura di game design piuttosto classica e che decide di investire risorse per caratterizzare al meglio l’ambiente di gioco in funzione delle diverse missioni. È uno sparatutto denso e più che buono sul lato gunplay, con deciso feeling da cecchino, ma zoppicante in alcuni casi per via di una I.A. insufficiente e per una non del tutto riuscita implementazione delle meccaniche stealth e action. Per tirare le somme possiamo senza dubbio affermare che lo sforzo operato da CI Games per svecchiare la saga e proiettarsi nella generazione corrente con un titolo con maggior appeal è senz’altro lodevole e in molti casi riuscito, cionondimeno i problemi tecnico-grafici e l’elemento narrativo non propriamente eccezionale gli impediscono di spiccare il volo. Quello che rimane è un titolo più che discreto che in una futura versione riveduta e corretta potrebbe anche dire la sua.