Arriva su Prime Video Soulmates, serie antologica sulla ricerca del vero amore
Andata in onda l’anno scorso negli Stati Uniti su AMC, e distribuita in Italia da Amazon Prime Video, Soulmates è una serie su come la tecnologia sia in grado di condizionarci anche per quanto riguarda l’amore. Lo show è stato creato da Brett Goldstein e William Bridges, quest’ultimo sceneggiatore e co-creatore di show quali Black Mirror e Stranger Things.
Alla ricerca dell’anima gemella
Nell’anno 2023 avviene una rivoluzione scientifica: viene scoperta la particella dell’anima. Nel 2035 vengono istituite le cliniche della Soul Connex: compagnia farmaceutica che si pone l’obiettivo di mettere insieme le coppie con la stessa particella dell’anima, le cosiddette anime gemelle. La procedura è semplice e indolore, si fa un test e si viene registrati nel sistema. La nostra anima gemella può essere già stata inserita o può non aver ancora fatto il test. Ad ogni modo sarà proprio l’app di Soul Connex ad avvisarci di un eventuale accoppiata definitiva.
La premessa sembra quindi essere uscita direttamente fuori da una puntata di Black Mirror. Anzi, lo stesso soggetto si può riscontrare nell’episodio della quarta stagione, Hang the Dj, anche se sviluppato in maniera completamente differente.
Soulmates è anche in questo caso una serie antologica, ovvero ogni puntata racconta una storia diversa conservando però il tema centrale. Questa caratteristica fa sorgere quello che forse è il problema principale dell’intero prodotto: gli autori non sono in grado di ancorare il tema di discussione ai vari archi narrativi che ci vengono proposti.
Fatta eccezione per il primo (buono) episodio, la serie vira sempre di più su argomenti secondari rispetto alla premessa principale. Tanto che tutta la trovata dell’anima gemella provata scientificamente diventa più un contesto di sfondo, che un punto cardine dell’intera antologia.
Ma va bene, queste “divagazioni” non sono solitamente un problema di per sé. Sono numerose le serie che sfruttano un pretesto interessante per parlare in realtà di tutt’altro, ma dopo aver visto questa prima stagione in onda su Prime Video, si può forse dire che Soulmates non ha proprio molto da dire od offrire in generale.
Esattamente come accade in Black Mirror, la serie monta su una retorica anti-progresso che è ormai diventata una prassi in qualsiasi narrazione un minimo futuristica. I danni che la tecnologia reca alla società o il non farci comandare dalla scienza per questioni naturali sono alcuni dei temi su cui Soulmates ci dona una semplicistica ramanzina che non porta da nessuna parte. Gli autori non si espongono e ci lasciano in una costante ambivalenza sulle questioni portate in scena, situazioni che sono rappresentate perlopiù in maniera superficiale e a volte direttamente bambinesca (il quarto episodio su tutti).
A Soulmates manca anche uno stile riconoscibile per quanto riguarda la messinscena e la fotografia. La serie di Prime Video non cerca di distinguersi per quanto riguarda il suo lato estetico, e preferisce concentrarsi sui personaggi. Nonostante i volti noti a interpretarli (abbiamo Bill Skarsgård da It, Betsy Brandt da Breaking Bad e Charlie Heaton da Stranger Things), i personaggi non riescono a trovare una vera e propria connessione né tra loro, né con lo spettatore.
Esistono delle eccezioni: il primo e ultimo episodio riescono a creare dei soddisfacenti squarci nel mondo narrativo proposto. La storia di una coppia che degenera inevitabilmente verso la disfatta, e quella di una donna che trova nella propria anima gemella la verità sulla propria identità, sono degli ottimi esempi su come il tema avrebbe potuto esser sviluppato in maniera intelligente.
La qualità generale del prodotto è però nettamente mediocre: il modo in cui è affrontato il tema dell’amore e la tecnologia è moralista e retorico, e viene analizzato in maniera superficiale per quasi tutte e sei le puntate che compongono questa prima stagione. Gli attori non riescono a dare il meglio di sé e manca un vero e proprio stile visivo a contornare il tutto, a dargli un’identità.
In definitiva, Soulmates su Prime Video è una serie che dipende troppo da Black Mirror e dalla sua spicciola retorica anti-progresso. E quando si scopre che la nuova creatura di Brett Goldstein e William Bridges è in realtà tratta un cortometraggio dallo stesso tema, si inizia a pensare se il soggetto non avesse potuto trovare miglior fortuna con un più semplice lungometraggio per il grande o piccolo schermo.