Un viaggio epico tra divinità celtiche ed alieni
Una delle cose migliori di questa passione è come, nonostante gli anni passati a leggere fumetti di tutti i tipi, casualmente, te ne capiti sempre uno capace di prenderti alla sprovvista, di sorprenderti. Questo è stato il caso di Soulwind, il graphic novel capolavoro dell’autore americano Scott Morse, arrivato finalmente in Italia tramite Edizioni BD in un volume unico che ne raccoglie i cinque albi di cui è composto. Si tratta di un libro atipico che parte in un modo, piuttosto alienante aggiungerei, si sviluppa cambiando forma e si conclude in maniera ancora diversa riuscendo però a chiudersi dando un senso compiuto al tutto. Ma procediamo con ordine.
La trama si apre con un ragazzo, un giovane monaco di un tempio sperduto chissà dove in Asia, il quale per caso ritrova una misteriosa spada nel letto di un fiume, una spada leggendaria di nome Soulwind. Il contatto con quest’arma causa in lui una strana visione di un pianeta lontano, ove giunge un giovane ragazzo terrestre, Nick, il classico eroe prescelto nonché uno dei personaggi principali, e delle sue avventure alla ricerca di quella stessa spada leggendaria. Gli avvenimenti che portano Nick ad entrare in possesso di Soulwind si susseguono linearmente nel primo libro, ma dall’inizio del secondo la trama abbandonerà completamente la sua linearità. Senza scendere troppo nei dettagli, da qui in poi tutto il racconto girerà intorno in modo più o meno esplicito al destino di Soulwind e di Nick e del suo misterioso compito, passando in modo brusco dal passato al futuro, dai buchi neri all’Inghilterra, dal quotidiano al soprannaturale, in una serie eterogenea di situazioni spesso sulla soglia dell’assurdo. Entreranno un po’ alla volta in scena personaggi, anche e soprattutto mitologici, in modo apparentemente casuale, in primis il dio celtico Cernunnos e le Fate con il loro re Oberon, fino a Re Artù e Morgana. Ma non sono i soli elementi legati a mitologie, leggende e religioni, basti pensare al mostro di Loch Ness e ai riferimenti fatti a Shangri-La e al cristianesimo.
Un caos che all’inizio certamente confonde e stordisce, lasciando il lettore in preda ai dubbi, sia sui misteri della trama sia sulla sua qualità effettiva, seppur si capisce che qualcosa in fondo ci deve essere. Ed è effettivamente così, eccome. Il lettore che non si lascia ingannare dalle apparenze, scoprirà una trama ordita con cura dove nulla, proprio nulla, è lasciato al caso e nella quale anche i minimi dettagli, grafici o testuali, spesso nascondono un significato ed una ragion d’essere molto importante nel complesso. Un grande disegno che si conclude in un quinto libro che non solo completa la storia, ma ne espone anche il significato celato, molto affascinante e profondamente spirituale che culmina nelle sue ultime pagine colme di misticismo. Tutto questo narratoci in maniera sorprendentemente scorrevole e mai pesante, invogliando sempre il lettore a continuare per scoprire cosa sta accadendo su quelle pagine senza stancare.
Tuttavia non rimane un’opera esente da difetti: la storia del primo libro di come Nick trova Soulwind può lasciare piuttosto indifferenti, non avendo nulla di speciale e rimanendo perlopiù sconnessa dal resto del racconto, insomma non è il migliore dei modi per iniziare e può in effetti rendere scettici sul resto. Anche lo spiegone finale non è il più raffinato degli espedienti per raccontare una storia e svelare i segreti di una trama, ma si fa perdonare per la capacità di legare tutto in maniera così sublime.
Arriviamo finalmente al grande punto di forza dell’opera: i tre diversi stili grafici. Le vicende che riguardano il giovane monaco sono illustrate con uno stile molto minimale, con diversi elementi orientali che ricordano in un certo senso la calligrafia giapponese, fatto di pennellate di nero che delineano solo i tratti essenziali dei soggetti, lasciando molto bianco sulla pagina, conferendo una forte luminosità alle tavole. Etereo e fortemente suggestivo. La maggior parte del fumetto è invece realizzato con uno stile cartoonesco, molto efficace nel caratterizzare esteticamente i personaggi, nel quale si riconosce l’esperienza maturata da Morse negli studi di character design (non a caso ha lavorato presso molti studi di animazione del calibro della Pixar). Uno stile che però non riesce in modo particolarmente buono nel rappresentare le scene d’azione, comunque poco presenti, che risultano infatti un po’ confuse. L’ultimo stile, impiegato per un flashback e per gran parte dell’ultimo libro, richiama invece molto le illustrazioni per i libri di storie per bambini, molto dolce e fiabesco. Una scelta, quella di adottare tre stili diversi, a dir poco coraggiosa e rischiosa, ma che si è rivelata vincente, riuscendo a conferire al fumetto un carattere unico. I tre stili infatti si alternano senza entrare in contrasto, anzi andranno perfino a fondersi e a cambiare nel giro di poche vignette verso la fine dell’opera, e sono perfettamente calzanti per le parti di storia che illustrano.
Insomma Soulwind è un graphic novel che un appassionato non dovrebbe lasciarsi sfuggire, un esempio unico delle potenzialità grafiche del fumetto, nonché di scrittura coerente, attenta e dal messaggio profondo. Un’opera che sarà in grado prima di confondervi, poi di sorprendervi ed infine di regalarvi un’esperienza davvero unica.