Spider-Man: Far From Home – Più Peter Parker che Uomo Ragno
Esattamente due anni dopo Spider-Man: Homecoming arriva nelle sale (dal 10 luglio 2019) Spider-Man: Far From Home, il ventitreesimo film del MCU, nonché l’ultimo della turbolenta Fase 3.
Potrebbe essere tranquillamente considerato come il primo della Fase 4, tuttavia atteniamoci ai fatti. E i fatti ci portano avanti nel tempo poco dopo gli eventi di Avengers: Endgame, e troviamo Peter Parker alle prese con l’organizzazione per la gita scolastica in Europa, con i suoi compagni di classe.
Una vera e propria vacanza, finalmente, in cui divertirsi e pensare soltanto a conquistare la ragazza che ama, Michelle “MJ” Jones (Zendaya).
Tutto tranquillo? Ovviamente no, perché appena partiti Peter viene reclutato da Nick Fury, con una visita “a sorpresa”, per collaborare con Mysterio (Jake Gyllenhaal) al fine di combattere e sconfiggere gli Elementali, provenienti da un’altra dimensione, in seguito ad Infinity War ed Endgame.
Una bella gatta da pelare per il giovane Parker…
Far from Spoiler
Parlare di Spider-Man: Far From Home senza fare spoiler non è affatto semplice, ma adempiremo ugualmente al nostro compito, salvando la vostra visione come amichevoli supergiornalisti di quartiere.
Il vuoto che ha lasciato in noi il finale di Avengers: Endgame viene subito rimarcato con un video iniziale, realizzato appositamente con strumenti dozzinali, foto un po’ sgranate dei compianti eroi caduti e un montaggio da Movie Maker, mentre passa I will alway love you di Whitney Houston. Un tributo del tutto “umano”, che va esteso in maniera evidente sebbene non specificata a Stan Lee, in questo che è il primo film del MCU senza un cameo dell’artista, ed anche il primo a non esser esplicitamente dedicato alla sua memoria. Un’assenza che non fa altro che ricordarci in maniera esorbitante l’importanza dell’uomo che ha creato il personaggio dell’Uomo Ragno e, di conseguenza, quella dell’eroe stesso.
Come vuol fare intendere il “defunto” Iron Man, sarà Spider-Man a dover prendere in mano le redini degli Avengers dopo la sua dipartita. Del resto Spidey è un supereroe per eccellenza, e a prescindere dai poteri resta un personaggio iconico della Casa delle Idee, presentato al cinema in tre grandi saghe delle quali quella con Tom Holland forse non sarà la più apprezzata, quantomeno non dai fan di Raimi e di Tobey Maguire, ma senza dubbio il modo in cui l’attore ha incarnato l’eroe indossandone il costume è ineccepibile.
Oltre alle generiche difficoltà di vestire i panni di un un personaggio così importante nell’immaginario comune, Tom Holland ha dovuto portare sulle esili spalle di un giovane ventenne – ora già uomo di 23 con i muscoli gonfiati dall’allenamento – gigantesche aspettative, arrivando all’improvviso in un franchise già completo di nomi illustri del calibro di Iron Man, Captain America, Thor, Hulk e via dicendo: gente che ha fatto la storia del MCU. E per un giunta in un film corale in cui Holland/Spidey si deve misurare con tutti loro. Non ne esce con le ossa rotte, ma anzi tra gli applausi e con il consenso di Tony Stark e di tutti noi.
Le insicurezze di un eroe
Tom Holland ci riesce perché il suo personaggio prima di essere l’Uomo Ragno è un autentico Peter Parker a cui ci affezioniamo da subito, ed è per questo che ci sembra normale, in questo Spider-Man: Far From Home il suo desiderio di essere, almeno per una volta, soltanto un adolescente in felpa e senza costume, che può andare in vacanza con i suoi compagni di classe e con la ragazza che gli piace.
Vorrebbe ricacciare la grossa responsabilità della salvezza del mondo che dipende inevitabilmente dalle sue ragnatele, e come un bambino che fa i capricci chiede se non ci sia qualche altro supereroe disposto a farlo al posto suo.
È goffo, dinoccolato ma soprattutto un ragazzino ingenuo con cui basta aprirsi un po’ per conquistare il suo cuore e il suo affetto e farsi beffe di lui.
Come può un semplice Spider-Man di quartiere, dunque, salvare il mondo? A risponderci è lo stesso Far From Home mostrandoci sequenze da dietro le quinte, con Green Screen, tute motion capture e droni.
Del resto, quello che il villan – di cui non possiamo dirvi il nome – non ha considerato è che, ingenuo o meno, si tratta sempre di Spider-Man, nonché il prescelto da Tony Stark alla sua successione; e il suo saper giocare con la tecnologia ne è la prova, come uno stupendo e commovente citazionismo di Iron-Man sottolinea a più riprese.
Spider-Man Far From Home: Ritmo e intrattenimento
Spider-Man: Far From Home è un film che, per quanto fortemente collegato al post Endgame, va considerato come un prodotto a sé stante, leggero, in grado di prendersi gioco di sé con gag che quasi sfiorano l’assurdità delle commedie demenziali, e soprattutto noi italiani, nella parte ambientata a Venezia, dovremo soprassedere a qualche terribile inesattezza e ad una rappresentazione del nostro popolo sempre troppo pizza e mandolino, con una soundtrack che inevitabilmente vi lascerà un’espressione a metà tra incredulità e sorriso.
L’essenza delirante del film però converge in un ritmo sempre incalzante gestito da Jon Watts, e questa è una piacevole conferma dopo un altrettanto convincente Homecoming. In 129 minuti il regista racchiude tutto un coacervo di emozioni, in cui il divertimento la fa comunque da padrone poiché l’intrattenimento è la mission number one di Spider-Man: Far From Home. Vengono piazzati anche un paio di plot-twist interessanti (e, a tal proposito, NON alzatevi assolutamente dalle poltrone ai titoli di coda, perché una delle due scene post-credit vale anche più del film stesso), sebbene per alcuni saranno telefonati.
Il Mysterio di Gyllenhaal funziona, perché la natura eclettica dell’attore è una manna per questo personaggio dagli sviluppi intriganti ed è assolutamente in grado di prendersi il suo posto sulla scena senza rubarla a Spider-Man, restando una delle chiavi dell’entertainment dell’opera e risultando l’emblema dell’illusionismo, degli effetti speciali e di tutto quel behind the scenes che – come abbiamo detto – Far From Home non ha paura di svelarci per quel che è davvero.
Non è perfetto, non è il migliore, come sbandieravano le reaction della stampa americana, ma si lascia apprezzare. Dopo le devastazioni, i blip, le morti e il declino dell’era Avengers, Spider-Man: Far From Home, con la sua anima pura ed un incontenibile senso di leggerezza, apre ad una nuova fase e ad una nuova epoca, libera – quantomeno per ora – dalle angosce e orientata verso un cambiamento che profuma di quiete. E si percepisce anche lontano da casa.