Come ho spiegato i manga a degli insegnanti delle scuole medie
l fumetto è stato uno dei miei primi approcci alla lettura e, in seguito, i manga si sono fatti strada in modo prepotente, conquistandosi sempre più spazio sulle librerie di casa mia nel corso degli anni. Non avrei mai pensato che dai miei primi acquisti in edicola, dopo aver scoperto proprio alle medie cosa fossero i manga, mi sarei poi ritrovata a parlarne a degli insegnanti, per spiegare loro quanto siano importanti oggi come medium.
Recentemente, infatti, ho avuto l’onore e il piacere di essere coinvolta in un progetto di formazione locale, che prevede la partecipazione di insegnanti delle scuole medie di due città italiane gemellate per l’occasione. Il progetto In Your Shoes vuole esplorare i vari generi letterari attraverso 12 incontri per fornire nuovi spunti e approfondimenti su vari aspetti della lettura e riflettere sul suo potere quando si tratta di apprendimento e crescita. Un’occasione, quindi, per permettere a questi insegnanti, e di conseguenza ai loro studenti, di apprezzare ancora di più la lettura e sfruttarne le caratteristiche più utili per la didattica.
Ho quindi preparato tutto: slide, lista di titoli consigliati per l’occasione e il target, un atteggiamento aperto al dialogo e anche una certa dose di determinazione. Perché immaginavo avrei potuto incontrare degli scogli, anche se non sarebbero stati insormontabili.
Tra i primi, logicamente, la comprensione del manga in sé per sé. Perché un prodotto serializzato, che può essere da collezione, pubblicato nel nostro Paese in un modo e in Giappone in un altro, può essere difficile da inquadrare: non è un libro, non basta trovarne il riassunto online per capirne il contenuto, né può essere letto nel giro di qualche giorno, ma possono volerci anni prima di vederne la fine e a quel punto sarà necessario, con ogni probabilità, rileggere tutto daccapo per ricordarsi scene e dettagli importanti. Senza contare il cambio di stile dell’autore, eventuali ritardi e pause di pubblicazione, morti per il troppo lavoro… ma questi sono discorsi per un secondo o terzo incontro.
La cosa contro cui sapevo ancora oggi bisogna lottare e quindi la più difficile da smantellare è l’idea che manga e fumetti siano letture di serie B. Un’insegnante mi ha posto il problema ponendomi questa domanda: come presentare il fumetto non tanto ai ragazzi (che sappiamo essere propensi ad approcciarvisi) ma ai genitori, che invece vorrebbero i figli leggessero libri?
Per me, non mentirò, è una domanda strana, perché sono dell’idea che l’importante sia leggere. Sappiamo tutti quanto ce ne sia bisogno, il settore dell’editoria è in crisi da anni, ma dovevo far notare anche come i numeri delle vendite siano aumentati parecchio a causa della pandemia. Certo, il trend può anche essere destinato a scemare, non sono nessuno per prevedere con certezza il contrario, tuttavia non si possono nemmeno ignorare le cifre che indicano la crescita esponenziale del fumetto e dei manga, questi ultimi praticamente sempre in vetta alle classifiche di vendita. E avrei potuto rispondere semplicemente: se il manga e il fumetto non sono letture valide, allora perché voi siete qui ad ascoltare me mentre blatero dei miei manga preferiti? (C’era da scommettere che avrei inserito i titoli del mio cuore).
La risposta da dare a quella domanda però non poteva essere così secca. Nel spiegare la natura dei manga a questi insegnanti, ad esempio, ho dato delle informazioni, consapevole di dovermi contraddire subito: esistono generi (spokon, isekai, majokko, horror, meitantei, BL…) e target (shōjo, shōnen, josei, seinen, kodomo…) con i quali orientarsi ma ormai sono del tutto arbitrari, parametri dettati da motivi di puro marketing, per indirizzare i lettori tra le decine di riviste vendute in Giappone. Per me è da sempre stato chiaro che i manga sono letteralmente alla portata di tutti e oggi riconfermo questa certezza, grazie alla miriade di serie di cui possiamo usufruire molto più facilmente e a una mentalità certamente molto più aperta e inclusiva. E in effetti sono i manga stessi ad avermi insegnato, a modo loro, l’inclusività, essendosi inseriti perfettamente nelle mie abitudini di lettura esattamente alla pari dei libri, che non ho mai trascurato. Il fumetto deve essere un mezzo in più con cui i giovani, ma anche gli adulti come questi insegnanti, i librai, i bibliotecari e i genitori possano integrare conoscenze, alimentare la propria curiosità scoprendo cose nuove e avvicinarsi ai propri ragazzi.
Questo tipo di libertà culturale e mentale, però, sembra essere ancora temuta in qualche modo, in particolare dai genitori che, secondo l’insegnante che mi ha posto la domanda di cui sopra, sembrano considerare i fumetti, e adesso anche i manga, letture di scarso valore, da abbandonare crescendo perché adatte perlopiù a bambini fino al massimo alle elementari. Chi è del settore ovviamente si starà già strappando i capelli, pensando a qualche opera filosofica alla Evangelion o cruenta ma colma di temi attuali come Devilman. Naturalmente ho chiarito agli insegnanti che certi manga non si potranno mai affrontare in tenera età, così come io non fui in grado di apprezzare appieno Robinson Crusoe a otto anni (volevo solo farmi dire “brava” dalla mia maestra di italiano), ma ciò non significa che non ci siano altri titoli da cui trarre qualcosa di utile.
Qualcuno ci è arrivato addirittura prima della pandemia: a Matera, nel 2019, un’insegnante ha usato alcuni episodi di Naruto per insegnare ai suoi alunni valori che, sì, avrebbero trovato anche da romanzi storici o fantasy, ma che grazie all’esperienza che offre l’animazione giapponese avranno fatto tutt’altra presa nei ragazzi. L’esperimento di questa insegnante ha semplicemente dimostrato in anticipo ai colleghi di tutta Italia che l’educazione e l’apprendimento possono reinventarsi, trovando nuovi stimoli e metodi comunicativi. Abbiamo a disposizione mezzi di comunicazione sempre più universali e fumetti e manga ormai sono parte di essi, in grado di ampliare enormemente il bagaglio di uno studente: oltre all’esplorazione di una cultura diversa con la quale poter fare confronti interessanti da portare in qualche dibattito o tema in classe, ormai è impossibile non incontrare tematiche che, invece, difficilmente si trovano nei canonici libri di testo scolastici; inoltre è innegabile che oggi i manga consentano di incrementare enormemente le interazioni sociali, sia grazie all’immedesimazione in personaggi che si possono percepire come affini, sia perché si trovano compagni con cui condividere l’interesse comune; senza contare poi lo sviluppo del pensiero critico e della creatività, dovuti alla serialità del medium e alla vasta scelta disponibile, che mette in luce la varietà che il manga offre costantemente.
Tutto sommato, sono grata dell’opportunità di questo progetto e dell’interesse dimostrato per i manga dagli insegnanti, rimasti ad ascoltarmi fino alla fine. Attraverso questa esperienza spero di aver trasmesso quanto i manga, se affrontati con consapevolezza, possano essere veramente formativi, tanto quanto un classico dell’Ottocento. Mi auguro che il messaggio venga recepito dagli insegnanti che mi hanno ascoltato e, chissà, magari di incrociare qualche loro studente in libreria o biblioteca mentre sceglie un titolo che potrei aver suggerito io.