Muore il padre della famosa spugna che ama preparare hamburger e cacciare meduse
Esistono numerosi cartoni animati che possono sembrare rivolti esclusivamente ai bambini ma che in verità possiedono contenuti che solo un adulto può capire. Spongebob Squarepants di Stephen Hillenburg non fa eccezione ed è interessante scoprire come lo sviluppo e il successo di questa serie animata abbiano, in realtà, origini lontane dal campo dell’animazione.
Hillenburg infatti, prima di dedicarsi ad essa, era un biologo marino e, tra le altre cose, insegnava questa materia all’Orange County Marine Institute. Fu qui che gli balenò la prima idea che poi avrebbe portato alla creazione del nostro caro Spongebob: una spugna dalla forma quadrata (più divertente visivamente di una più deforme come in natura) che vive in una cittadina fittizia sott’acqua chiamata Bikini Bottom. Il concept si sviluppò portando anche alla creazione di tutti gli altri personaggi che la popolano: Squidward “Squiddi” Tentacles, Patrick Starfish, Mr. Krab e molti altri che renderanno le giornate di Spongebob intense e ricche di avventure. Presentandosi all’incontro con l’emittente televisiva Nickelodeon indossando una camicia hawaiana, Hillenburg fece definitivamente centro con la sua proposta di una storia in grado di essere apprezzata da grandi e piccini.
Le imprese di Spongebob sono ciò che attrae maggiormente i bambini. Hillenburg è riuscito nel corso di tutti questi anni, anche partecipando alla scrittura dei film dedicati alla simpatica spugna, a creare un mondo a sé stante ma parallelo e simile al nostro, poiché ogni pesce ha una sua casa, un lavoro, degli hobby e un carattere ben definito e, per quanto Spongebob sia il protagonista, è innegabile che anche gli altri personaggi siano altrettanto ben caratterizzati: Squiddi ha una passione per il clarinetto, mentre Sandy ama il karate, Mr Krab è dannatamente avaro e Spongebob adora catturare meduse e preparare i Krabby Patty.
Per i bambini, insieme ad uno stile grafico semplice ma d’effetto, con colori vivaci e linee morbide e curve, è dunque molto semplice ricordare i vari personaggi, pur essendo numerosi, permettendo così di concentrarsi sulla trama dell’episodio. Ogni puntata ha una storia con un inizio e una fine, con risvolti sempre più assurdi, che si risolvono poi grazie al caso o un deus ex machina che riporta la normalità a Bikini Bottom. In questo modo, nelle puntate successive i personaggi non ricorderanno ciò che è avvenuto, rimarranno gli stessi, tuttavia saranno sempre capaci di utilizzare le proprie qualità (ma anche i propri difetti) per muovere l’intreccio di ogni singolo episodio.
Proprio la caratterizzazione dei personaggi, che sembrano non evolversi mai, è invece ciò che avvicina il pubblico più adulto. Basti vedere anche altri esempi di serie animate, come i Simpson, Futurama, South Park, American Dad, i Griffin, nelle quali apprendiamo sempre qualcosa in più riguardo i personaggi ma questi di fatto non crescono, non imparano dai loro errori, nonostante provino con tutti loro stessi a superarli nei diversi episodi.
In Spongebob avviene la stessa cosa: Spongebob continua imperterrito a prendere lezioni di guida, facendosi sempre prendere dal panico appena si mette al volante; Squiddi non riesce ad ignorare la spugna, pur sapendo che dargli retta non gli causerà altro che guai e fastidi; Plankton prova e riprova a rubare la formula dei Krabby Patty senza mai riuscirci.
Hillenburg ha così creato una formula vincente che vede ogni giorno i protagonisti affrontare semplicemente la loro quotidianità, così come facciamo noi. Per certi versi, ognuno di loro ci trasmette un valore che ultimamente viene nominato eccessivamente e talvolta a sproposito: la resilienza, la virtù del sapersi rialzare e ricominciare ogni giorno, non importa dopo quante volte si è ripetuto l’errore, mostrandoci atteggiamenti nei quali tutti potremmo rispecchiarci. La serie è diventata, in questo senso, fonte di meme quasi inesauribile, soprattutto le scene che vedono Squiddi alle prese con i suoi vicini di casa svitati o altri frame in cui è evidente quanto Spongebob sia un personaggio che trasmette un forte senso di positività, grazie al suo ottimismo, poiché non perde mai occasione di provare cose nuove, fantasticare e gioire anche dei più piccoli successi. È così che si finisce per continuare a guardare la serie: si pensa di essere uno Squiddi che odia tutti o, alla peggio, un Patrick nullafacente, ma in realtà semplicemente si spera di essere uno Spongebob, capace come lui di essere felice per le piccole cose.
Il fenomeno Spongebob è diventato così popolare anche grazie ai riferimenti alla cultura di massa contenuti nella serie, traendo piccoli spunti da film, videogiochi libri e personaggi reali, e alle citazioni su di esso in altre produzioni di grande diffusione, come in Scrubs o The Big Bang Theory.
Per questo, la mancanza della vena umoristica di Hillenburg d’ora in avanti si farà sentire: per quanto, a suo tempo, avesse ceduto la serie ad un altro showrunner, egli continuò ad interessarsi della propria creatura, partecipando alla scrittura dei due film di Spongebob e ponendo sempre l’attenzione sull’indice qualitativo delle produzioni, per far sì che si adattassero costantemente al periodo in cui venivano prodotte. Dopotutto Spongebob, insieme ai suddetti film, consta di ben 12 stagioni, con episodi da una decina di minuti circa nei quali, però, viene concentrato tutto il pazzo mondo sottomarino. Hillenburg sapeva bene quali strane creature popolano i nostri oceani e ha saputo trasmettere questa sensazione di meraviglia nei confronti di questo ambiente ancora semi-inesplorato grazie ad una semplice spugna, insegnandoci ad apprezzare i piaceri della scoperta e della vita.