Che bello invecchiare
In questi mesi, e in particolare durante la Gamescom 2018, pare di vivere una sorta di déjà vu, almeno per chi è giocatore di vecchia data: da una parte Resident Evil 2, dall’altra il draghetto viola più popolare e coccoloso degli anni Novanta.
Spyro Reignited Trilogy ha fatto la sua comparsa durante la fiera di Colonia, nonostante la recente notizia legata alla sua uscita posticipata al mese di novembre.
I video diffusi in rete permettono di avere una panoramica sui primi livelli dei tre titoli principali della storica trilogia targata Insomniac Games, in questo caso rimasterizzati con grande cura.
Come in molti sanno, la sopraccitata software house è al momento alle prese con Spider-Man, mentre la mascotte viola è passata sotto le redini di Activision, proprio come è accaduto con il marsupiale Crash Bandicoot nell’apprezzata N.Sane Trilogy.
Questo si traduce in un tuffo nel passato aperto a tutti, senza alcun vincolo di esclusività, a tal punto che le demo giocabili alla Gamescom giravano su Xbox One.
Fatte le dovute precisazioni, è tempo di addentrarsi nell’analisi.
Sputare fuoco tra stregoni fantasy, idoli tibetani, e rinoceronti romani
Bastano i primi secondi di ogni livello per essere colti dallo stupore e della nostalgia. Che sia Stone Hill del primo capitolo, Idol Spring del secondo o Sunny Villa del terzo, Spyro Reigneted Trilogy riesce subito a catturare lo sguardo del giocatore, lasciandolo gongolare davanti ai colori vivaci e luminosi, alle forme morbide e perfettamente ripulite, e ai movimenti fluidi e realistici. Tutte queste migliorie – le prime ad avere un grosso impatto sui vecchi fan – non riguardano solamente il protagonista, ma l’intero mondo di gioco. Ogni elemento, anche il più secondario come le pecorelle da abbrustolire per cibare Sparx, è particolarmente curato nei colori, nelle linee e anche nell’interazione. Facciamo un esempio: se decidiamo di bruciare una pianta, l’erba circostante verrà immediatamente carbonizzata, con un effetto davvero realistico. Ciò rende il profondo restyling grafico – in questo caso curato da Toys for Bob – veramente apprezzabile.
Al di là di Spyro, anche gli altri personaggi hanno subito un evidente cambio di look. I draghi da salvare in Spyro the Dragon adesso presentano una serie di accessori volti a caratterizzarli, oltre ad essere dotati di una grande espressività facciale. Queste aggiunte rendono il loro salvataggio più gratificante, cancellando quella sensazione che provavamo da bambini nel cercare in maniera meccanica e poco trasportata le varie statue disseminate nei livelli.
Stesso discorso vale per i comprimari apparsi nei capitoli successivi. Hunter (alla Gamescom apparso nel livello bonus sullo skateboard) è molto più aggressivo, dotato di uno sguardo furbo e di un manto pungente, ben lontano da quello tontolone conosciuto per la prima volta in Spyro 2: Gateway to Glimmer. Questo profondo cambiamento potrà non soddisfare tutti, ma a noi ha colpito piacevolmente.
In generale la sensazione è quella percepire ancora l’anima di Spyro perfettamente intatta, la quale però è resa ancor più appetibile ai nostri occhi e, soprattutto, per le nostre dita.
E qui passiamo alla giocabilità: nonostante la difficoltà non sia mai stata proibitiva nella trilogia originale, riprenderla adesso con la visuale manuale basata sui tasti dorsali, è davvero un incubo, oltre al fatto che la nostra vista sarebbe messa costantemente sotto sforzo a causa delle forme particolarmente spigolose e grezze. Spyro Reignited Trilogy, grazie alla sua evidente fluidità e pulizia, punta a farci rivivere in maniera assolutamente godibile e al passo coi tempi un’avventura leggera, spensierata e carica del calore dell’infanzia.
I miglioramenti e gli aggiustamenti non riguardano solamente la giocabilità e il comparto grafico, bensì pure quello sonoro. Se Vicarious Visions in Crash Bandicoot N. Sane Trilogy ha portato a dalle variazioni nei brani musicali, Toys for Bob rimane invece fedelissima alla OST ideata da Insomniac Games vent’anni fa.
È chiaro che le melodie sono più pulite all’udito, ma ogni dettaglio strumentale è opportunamente riproposto.
Le novità riguardano invece il doppiaggio e gli effetti sonori. Nel primo caso pare sia di ottima qualità, anche se al momento ci affidiamo a quello in lingua inglese delle demo mostrate. Il doppiaggio non solo avvalora l’espressività dei già citati draghi, ma anche dei personaggi secondari: gli abitanti dei diversi mondi o le fatine che fungono da check-point sono finalmente dotati di voce!
Quanto agli effetti sonori, presentano risultati differenti: ad esempio, il buzz della bacchetta magica delle già menzionate fatine è scomparso, mentre il canzonare del ladro di uova resta perfettamente identico.
Ci rendiamo conto che sono sottigliezze, ma è evidente che l’obiettivo di Spyro Reignited Trilogy sia quello di creare un prodotto valevole a livello tecnico, senza rinunciare ad alimentare la grossa fiamma della nostalgia celata in ognuno di noi che è cresciuto con le avventure del draghetto viola.