Disney decide di azzardare con Star Wars Visions, ma sarà riuscita a mantenere intatta l’identità della creatura di Lucas?
Immaginate il mondo dell’animazione giapponese che decide di incontrare il fantastico di Star Wars. Pensate alla cultura nipponica che permea e contamina alla perfezione la galassia lontana lontana.
Provate a figurare samurai e ronin pronti a destreggiare contro i propri nemici delle spade laser.
Ebbene, questo non è più un semplice sogno.
Disney cala l’asso Star Wars Visions, e noi non potevamo far altro che osservare e analizzare con estrema cura, uno dei prodotti pop più ambiziosi degli ultimi anni.
Più di un semplice esperimento
Star Wars, come accade con tutte le grandi saghe della storia del cinema, è un fenomeno intoccabile per i propri fan. Un’entità sacra da venerare senza poterle nemmeno posare sopra lo sguardo. Gli ultimi esperimenti fatti da Disney, d’altronde, hanno scatenato molti commenti contrastanti. La trilogia con Rey e Kylo non ha convinto i figliocci di Lucas, ma le produzioni come The Mandalorian e Bad Batch hanno donato nuovamente il sorriso a tutti gli appassionati.
La linea tracciata da Filoni e Favreau è netta, e la loro passione per il franchise è arrivata al cuore dello spettatore.
Star Wars Visions, però, è ben più di un semplice esperimento di Disney.
La creatura di George Lucas, nonostante abbia numerosissimi rimandi alla cinematografia nipponica (in particolar modo quella del maestro Kurosawa), è una produzione che trasuda di cultura occidentale.
Provare a rivisitare il mondo di Star Wars attraverso l’animazione giapponese, pertanto, è una sfida di colossale importanza per la cultura pop odierna.
Il vero quesito che annosamente tedia i nostri animi è pertanto uno soltando:”Star Wars Visions, mettendo da parte la qualità, è effettivamente ciò che ci ha fatto innamorare di una galassia lontana?”
Signori, preparatevi, perché il viaggio in questo rischioso, azzardato, folle e conturbante esperimento è a malapena iniziato.
La nuova produzione Disney si dirama in 9 episodi da poco più di 12/15 minuti ciascuno. Gli studi che hanno deciso di affiancare questo ambizioso progetto sono i più disparati. Da Production I.G. di Psycho Pass, a Colorido autore di Promare, fino a Saru di Devilman Crybaby. Tutte case di animazione diametralmente opposte tra di loro per storia, stile ed esperienze.
Una scelta ancor più azzardata ma, verosimilmente, intelligente e ponderata.
Le puntate di Star Wars Visions sono tutte autoconclusive e, ci teniamo a sottolinearlo, non canoniche. Il mondo è quello di Star Wars, certo, ma tutto ciò che vediamo è una creatura che si ispira e trae linfa vitale dalle produzioni del passato.
I rimandi e gli omaggi alle frasi, alle scene e ai combattimenti clou, sono numerosissimi. Ogni episodio ci lascia piccoli easter egg da scoprire, come briciole di pane lasciate lungo la via. Altrettanto numerose sono le apparizioni di creature e, anche in alcuni casi, protagonisti tanto cari ai vecchi, e nuovi, fan della saga.
La nuova produzione Disney, nonostante alcuni bassi, mantiene un livello sostanzialmente molto alto, partendo oltretutto con il botto. Il primo episodio, che sarà l’unico sul quale ci soffermeremo maggiormente, è un costante e magico riferimento a Kurosawa.
Disegni, inquadrature, sviluppo dello script, dialoghi. Tutto è profondamente contaminato dalla storia del leggendario cineasta e arriva allo spettatore attraverso spade laser e droidi.
I puristi storceranno il naso, soprattutto con l’episodio 3, è vero, ma la natura di Star Wars è rimasta intatta nonostante le numerose licenze artistiche che sono state prese durante i vari archi narrativi.
L’anima originale resta intonsa e gode in pieno del rispetto di ogni autore. Le influenze del Sol Levante sono numerosissime, sia in termini culturali, sia per quanto riguarda la più stretta animazione moderna. Ne sono una chiara riprova le puntate 4 e 7.
Disney con Star Wars Visions decide di fare un gigantesco azzardo, ma riesce a superare la prova sui carboni ardenti. Il terreno è tortuoso e ricco di inside, ma l’animazione giapponese è efficace, divertente, dinamica e, soprattutto, rispettosa. I fan più accaniti dovranno chiudere più di un occhio durante la visione, ma l’intento di questa produzione non è quella di creare dei microversi narrativi canonici utili per chissà quale nuova realtà, quanto invece omaggiare un mondo in continua evoluzione con contaminazioni artistiche uniche.
Una roulette russa di emozioni che si frammentano di puntata in puntata, ma che arrivano tutte quante al cuore dello spettatore, grazie ad una direzione artistica di primo livello.
In sostanza Disney, a questo giro, ci ha dimostrato che osare si può.
Star Wars Vision è su Disney Plus.