Un’occasione mancata per sfruttare PlayStation VR come si deve

Starblood Arena è uno degli ultimi esperimenti in ambito VR finalizzato a dare un senso alla periferica di Sony con dei titoli di un certo spessore ludico, che in effetti fino ad oggi è sempre stata considerata dagli sviluppatori in maniera molto marginale. Il nuovo gioco di WhiteMoon Dreams si configura come titolo espressamente dedicato al multiplayer, uno sparatutto in prima persona frenetico, concettualmente ordinario ma che vede i suoi principali meriti e innovazioni nella nuova prospettiva che fornisce la realtà virtuale, capace di dare tutto un nuovo sapore anche ad esperienze di gioco su carta non cosi originali.

Il concept di StarBlood Arena infatti è quanto di più semplice si può intuire: a nostra disposizione ci sono una decina circa di piloti di altrettanti bizzarri velivoli, in un contesto che ci vede partecipare ad un ipotetico show televisivo intergalattico che intrattiene gli spettatori con battaglie tra i concorrenti all’interno di alcune arene dalle più stravaganti strutture e caratteristiche geologiche. Lo stile grafico è piuttosto semplice e richiama seppur in maniera molto meno ispirata, quello spigliato e cartoonesco di Overwatch. In effetti le somiglianze con il titolo di Blizzard non si limitano alla grafica ma anche alla impostazione del rooster. Piuttosto che fornire infatti diversi mezzi a disposizione tutti con le stesse possibilità di fuoco e upgrade, WhiteMoon Dreams ha optato per una forte caratterizzazione dell’identità offensiva di ognuno di essi. Avremo quindi velivoli più o meno veloci, dotati di corazze più o meno resistenti, con armi proprie sempre diverse e che spaziano dai proiettili ai laser, missili ecc. Ogni mezzo ha inoltre caratteristiche ausiliarie uniche adatte ad ogni stile di gioco. C’è quindi la possibilità di piazzare trappole per alcuni e di sparare di precisione con altri, di poter usufruire di uno scudo aggiuntivo o ancora di poter rendersi invisibili ai nemici, e cosi via. Come se non bastasse, alla base del senso di progressione del gioco, interamente dedicata al level up del proprio personaggio partita dopo partita (non esiste alcun tipo di story mode), c’è lo sblocco di molti upgrade generici per il proprio arsenale, i quali potranno essere equipaggiati o disinstallati dalla propria navicella spaziale a piacere, e che spesso hanno sia bonus che malus (ad esempio potreste avere dei caricatori per la vostra bocca di fuoco che marchiano i nemici appena colpiti, ma si esauriscono più in fretta). Oltre alle “Skills” sarà inoltre possibile comprare con i punti guadagnati personalizzazioni estetiche per il proprio personaggio e relativo vascello.

Da questo punto di vista insomma, il materiale di StarBlood Arena è sicuramente soddisfacente, ma si fa perdonare solo in parte altri tipi di mancanze. Nonostante il gioco sia interamente dedicato al multiplayer online infatti, è indubbio che si potesse fare di più per quel che riguarda i contenuti e le modalità, davvero ridotte all’osso. Di fatto sarà presente un classico deathmatch tutti contro tutti (fino a 8 giocatori), uno a squadre 4 vs 4, una specie di “rugby spaziale” in cui dovremmo cercare di fare punto lanciando o portando una sfera nell’area di touchdown avversaria e la modalità invasione, l’unica per giocare in cooperazione e che di fatto consiste nel proteggere alcuni dispositivi da una serie di orde di nemici crescenti sempre più minacciosi, insieme ad alcuni compagni. Se siete soli invece potrete fare tutte le suddette modalità contro i bot mossi dalla IA oppure dedicarvi ad alcune sfide veramente sterili (che non differiscono per nulla dalle regolari partite nelle altre modalità) in cui semplicemente avrete una serie di regole prestabilite per riuscire a passare alla successiva.

Prima di  tutto ciò però vi aspetterà un tutorial, che vi farà rendere conto di quanto non sia immediato muoversi agevolmente in StarBlood Arena. Con PlayStation VR nella testa, la sensazione di trovarsi dentro l’abitacolo del proprio mezzo è veramente intrigante e la prospettiva di potersi muovere in qualsiasi direzione sfruttando l’ambiente a 360 gradi vi coinvolgerà sin dal principio. Di fatto però dovrete superare inizialmente un po’ di disorientamento provocato proprio dalla libertà di manovra (che non vi impedirà anche di ruotare totalmente per cambiare punto di vista e mettervi ad esempio, sottosopra rispetto agli avversari). Una volta capito come scendere,salire, virare, accelerare ecc., dovrete fare i conti con i comandi offensivi, invero piuttosto intuitivi e grazie ad una interfaccia ben studiata intorno al mirino, sempre sotto controllo anche per quel che riguarda il numero di colpi a vostra disposizione (infiniti per ogni arma ma sempre da ricaricare). Si potrà quindi sparare con l’arma principale, una secondaria, sparare dei missili o -quando carica- usare la skill speciale premendo quadrato. C’è inoltre la possibilità d rilasciare delle mine sul campo in modo da preparare strategiche trappole o colpire con arguzia un inseguitore alle nostre spalle. Ingaggiare invece i nemici per far fuoco sarà piuttosto semplice visto che basterà puntarli con il movimento della testa.

Starblood Arena Recensione

Le implicazioni tattiche in StarBlood Arena quindi, sono notevoli e le potenzialità per una certa profondità di gioco palesi, il problema è che diversi difetti più o meno grandi non permettono al gameplay di emergere totalmente. Le partite, viste le arene dalle esigue dimensioni (almeno rispetto alle possibilità dei mezzi e alla loro velocità) risultano comunque troppo caotiche e proprio il fatto di poter sfruttare l’ambiente sia in verticalità che orizzontalmente in qualsiasi maniera, si rivela croce e delizia per il divertimento. Lo ripeto, muoversi in queste arene grazie al VR porta l’immedesimazione a livelli altissimi e la possibilità di uno sguardo a tutto tondo dell’ambiente circostante è incredibilmente soddisfacente e funzionale nel tenere la situazione sotto controllo. Questa possibilità però condivisa con tutti i giocatori in campo rende il ritmo dei match un po’ troppo “anarchico” e poco gestibile. Gli avversari colpiscono da ogni direzione, a qualsiasi distanza e tutto sembra risolversi semplicemente in favore di chi ha il grilletto più veloce. Le arene infatti a mio avviso sono eccessivamente circoscritte e poco adatte al gioco strategico, i diversi personaggi nella pratica, non così diversi tra loro nell’utilizzo e inoltre bastano davvero pochissimi colpi per perire. Dopo l’entusiasmo delle prime partite quindi, dovuto ad un impiego assolutamente intelligente della realtà virtuale e alla netta percezione di un gioco pieno di assi nella manica, è stato un po’ deludente constatare come poi si perda a mio avviso in un bicchiere d’acqua vessato da diversi problemi tecnici e strutturali. Se questi ultimi come detto, si riscontrano soprattutto in un level design blando e nelle poche varianti in game durante la partita, relegate a sporadici power up sparsi in giro e a qualche differenziazione tra le abilità dei personaggi come detto non cosi determinanti, sono quelli tecnici che ad oggi oscurano sfortunatamente il titolo.

Ho parlato qualche giorno fa in questo editoriale, tra le altre argomentazioni, del problema del matchmaking di questo gioco che per moltissimo tempo non mi ha permesso in nessun modo di testare il gioco online. A più di una settimana di distanza le cose sono effettivamente cambiate, ma davvero di poco, e siamo passati da una situazione intollerabile ad una “solo” pessima. Capirete che non è il salto di qualità che ci aspettavamo. Il matchmaking è tutt’ora lentissimo, spesso fallisce nel trovare una partita, e a volte passano decine e decine di minuti prima di riuscire a trovarne una. Come se questo non bastasse, per giocare con una certa “regolarità” ho dovuto quasi sempre fare il deathmatch a squadre perché le altre modalità solo in pochissimi casi riuscivano a consentirmi almeno un abbinamento ogni tanto. Inoltre capitava spesso che anche se i giocatori fossero di numero pari le squadre fossero squilibrate nella divisione dei membri senza alcun particolare motivo. Il problema è che questo gioco è totalmente dedicato al gioco online e quindi questo difetto è veramente grave, e anche se il gameplay nascondesse delle qualità molto superiori a quelle che sono riuscito a scorgere, poco conta se giocare un adeguato numero di partite per farlo emergere è cosi difficile. Per carità, se un match comincia, scorre tutto abbastanza liscio, ma è una ben magra consolazione.

Starblood Arena Recensione

Verdetto

StarBlood Arena a oggi è una stramaledetta occasione mancata. Stramaledetta perché fa arrabbiare come avesse delle ottime carte per rendere felici i possessori di VR e come la direzione fosse quella giusta, ma getti poi la spugna in cose che si dà per scontato siano più curate. Passi la grafica, funzionale, leggibile ma non esaltante, soprattutto nei particellari e in quegli effetti fondamentali in un shooter per darti un po’ di sensazione di concretezza nella battaglia (esplosioni non pervenute in un gioco di astronavi che si smitragliano a vicenda? sul serio??); passino i caricamenti lunghi e l’aspetto un po’ grezzo con cui è stato confezionato il contorno del gioco (menù sterili e una pochezza generale non molto piacevole); passi infine non aver voluto sviluppare un qualche tipo di background narrativo o qualsivoglia parentesi single player tra le (poche) modalità multigiocatore; ma che il gioco sia così lacunoso nell’infrastruttura online è davvero molto grave e taglia totalmente le gambe all’intera produzione. Probabilmente molte cose saranno risolte con il tempo, e io me lo auguro di cuore vista la bontà della formula di gioco, potenzialmente in grado di offrire molto al giocatore una volta che la community ne ha approfondito meccaniche e possibilità, ma io ho aspettato anche fin troppo per scrivere questa recensione, e allo stato attuale delle cose, non posso che sconsigliare l’acquisto in questo momento, ma suggerisco di tenere d’occhio il web per capire quando e se risolveranno completamente la questione netcode. A quel punto e in quel caso, potreste effettivamente scoprire in StarBlood Arena un degno multiplayer che valorizzi la VR e vi dia una nuova dimensione di gioco veramente coinvolgente.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!