Legacy of The Void è l’espansione standalone che stavate aspettando
Blizzard mi fa per forza di cose ripensare alla vecchia storia di Re Mida, il sovrano che toccava un oggetto e lo trasformava in oro. Ecco. Non importa se stia sviluppando un MMORPG, un RTS o un MOBA, state pur certi che la Software House di Irvine, quel gioco ve lo farà ricordare per anni, eccome. Legacy of the Void in questo caso, è il capitolo finale della trilogia di StarCraft 2, che fino all’arrivo di questa nuova espansione (stand-alone) consisteva in Wings of Liberty e Heart of Swarm; nel primo i protagonisti indiscussi erano i Terran, nella seconda i molesti Zerg, per forza di cosa la terza e ultima parte non poteva che essere dedicata ai Protoss, una razza aliena con una tecnologia così avanzata che neanche perdo tempo a raccontare, che tanto lo sapete già.
Inchinatevi ad Artanis
Come succede spesso in molte galassie, il pianeta Aiur, patria potestà dei Protoss è stato preso di mira da chiassosissimi sciami di Zerg. Entra così in gioco Artanis, il sovrano che tenterà il tutto per tutto per riconquistare il suo pianeta, ovviamente dopo aver radunato una grande armata pronto a seguirlo fino alla morte. Dietro questo sanguinoso conflitto però, si annida un male ben peggiore: Amon, il cui unico e mite desiderio sarebbe quello di vedere l’intero universo distrutto. Una cosa facile e tranquilla insomma. Parliamoci chiaro, lasceremo Amon fare tutto ciò che vuole? Direi proprio di no. Durante l’avventura si controllerà solo Artanis? No, sai che palle altrimenti. Eccovi perciò una mini carrellata dei magnifici sette eroi che vi aiuteranno a farvi venire un bel tunnel carpale in mirabolanti partite:
Artanis: Come già detto, è il Sovrano dei Protoss, ha salvato il suo popolo dalla guerra civile riunendo le fazioni Khalai e Nerazim in un unico grande esercito. Il suo obbiettivo è riprendersi il pianeta Aiur e già che c’è salvare pure la Galassia.
Zeratul: novello Nostradamus, afferma di aver già visto come andrà a finire la faccenda e quello che ha visto non gli è piaciuto per niente. Aiuterà quindi Artanis a salvare la Galassia. Non che avesse di meglio da fare.
Rohana: è una dei tre grandi Preservatori, la sua saggezza è senza pari, così come il suo desiderio di preservare il passato e il futuro della sua stessa razza.
Karax: appartenente alla fazione dei Khalai, Karax è uno dei migliori Ingegneri della razza Protoss. Esperto di armi, armature e navi spaziali, vuole dare il suo contributo alla guerra contro Amon.
Vorazun: figlia della matriarca nerazim, Raszagal, è a capo dei Templari Oscuri. E’ una guerriera formidabile, e combatte per difendere il suo popolo. Vai così.
Kerrigan: penso che se seguite un minimo i giochi Blizzard la conosciate tutti. Per un certo periodo di tempo è stata la Zerg Queen, il terrore di tutto l’universo, ma poi si è alleata con Artanis giusto in tempo per questa nuova espansione.
Raynor: terran famoso quasi quanto il suo sigaro. Catturato prima dagli Zerg, poi dai Protoss… ma a lui in fondo cosa gli importa. Dategli un nemico da combattere e un accendino e farà il resto.
Tutti e sette gli eroi dispongono di abilità speciali che li rendono letali sul campo di battaglia, ma soprattutto diversificano ogni partita in modo veramente netto. Per esempio, in una delle prime missioni della storia principale, dovrete accompagnare Artanis e Kerrigana cercare alcuni portali. Bene, Artanis combatterà in corpo a corpo usando abilità a corto raggio, mente Kerrigan attaccherà dalla distanza con abilità totalmente diverse, tra le quali la capacità di invocare un mini sciame zergosoda da mandare contro i nemici per poi farli esplodere. Zerg Akbar. Le missioni della storia non solo danno un’estrema varietà nella scelta dell’approccio di combattimento, ma, cosa che lascerà piacevolmente colpiti i fan della saga, mostrano come razze prima nemiche si ritrovino ora in perfetta sinergia tra loro, unite per un obiettivo comune. La storia di Legacy of the Void è uno degli aspetti migliori del gioco, vi catapulta in un racconto coinvolgente sin dai primi minuti. Certo, a volte i filmati risultano un po’ troppo ingombranti e si sarebbe potuto rendere più snella la narrazione tramite sequenze in game, ma se avrete fretta di cliccare non è nulla che il buon tasto Esc non possa risolvere.
Ai suoi ordini Comandante
Per quelli di voi proprio a digiuno con questa tipologia di giochi, Legacy of The Void è un RTS (Real Time Strategy), ossia l’esatto contrario di un gioco di ruolo a turni. Blizzard è stata per anni maestra di questo genere videoludico e vi spiego anche perché: di solito, se l’RTS in questione è dozzinale, basta solo accumulare una quantità di risorse tale da creare un grosso esercito per poi andare a disintegrare tutto quello che ci si para davanti. Qui invece, e per fortuna, le cose sono molto diverse: innanzitutto bisogna scordarsi la ripetitività, raramente troverete missioni uguali tra loro: vi potrà capitare dalla task più semplice come dover bonificare una mappa per costruirci un avamposto sicuro, fino a missioni di distruzione di obiettivi specifici in un determinato lasso di tempo, cosa che vi spingerà a ponderare bene le vostre scelte. Come da tradizione comunque, ci sono diverse difficoltà di gioco, se siete appunto niubbi negli RTS potrete comunque cavarvela anche al livello più semplice, gestendo (bene) un manipolo di truppe e proseguendo con quello, ma già a livello Normale scordatevi questo tipo di strategia spicciola, perché servirà qualcosa di più elaborato per vincere. Le modalità Difficile e Brutale invece sono proprio un’altra galassia: se dopo pochi minuti non avrete già in mente cosa fare e come farlo, sarete praticamente spacciati, perché le unità nemiche saranno veloci e spietate e non vi permetteranno di utilizzare sempre le stesse unità per contrastarle (per ogni nemico si dovrà investire di più negli scudi, negli attacchi a distanza, ecc…). Non scordate inoltre di difendere il vostro Nexus, per evitare spiacevoli sorprese dalle retrovie.
A questo aspetto si aggiunge come detto prima la grande varietà di obiettivi principali che impegneranno la vostra capacità di multitasking: senza spoilerare troppo, in una missione mi è capitato ad esempio di dover attaccare una base nemica, proteggere la mia dagli attacchi degli Ibridi (l’esercito di Amon) e di dover contemporaneamente mandare un’unità di Templari Oscuri in modalità stealth per prosciugare le fonti di energia nemica, tagliandogli così la produzione di nuove unità. Sulla carta pare difficile, ma vi assicuro che il feeling di concatenare gli eventi assieme mi ha fatto galvanizzare non poco. Ci sono anche obiettivi secondari, fatti più che altro per staccare un po’ dalla trama principale: nella maggior parte dei casi si tratta di distruggere bersagli multipli o di recuperare alcuni oggetti; le ricompense possono variare tra nuovi supporti di unità o il ricevimento di Solarite (un materiale atto a migliorare la Lancia di Adun, ne parlerò dopo). Il gioco si divide in tre episodi distinti, e questi a loro volta in diverse missioni: un Prologo, la Storia Principale e l’Epilogo. Nel prologo, intitolato Whispers of Oblivion, accompagnerete Zeratul nel decifrare e compiere la profezia Xelnaga, in una sorta di collegamento tra Hearth of Swarm e Legacy of the Void. Le missioni principali sono tre e sono un buon antipasto di quello che assaporerete più tardi nel resto del gioco, esercitandovi con le meccaniche base di Starcraft: nella prima bisognerà salvare alcuni compagni Protoss fatti prigionieri, nella seconda ci si farà strada nel Tempio e nell’ultima si controllerà Zeratul stesso, mostrandoci finalmente la tanto attesa meccanica di funzionamento degli eroi. Ci vogliono circa un paio d’ore per completare questo prologo, mentre per completare il gioco intero direi che ne servono circa una ventina, alla difficoltà Normale. Ovviamente questa cifra riguarda soltanto la componente single-player.
Tutti a bordo
Le missioni non vi saranno sciroppate una di seguito all’altra, ma dai freddi meandri della galassia arriverà un’intera Astronave, la Lancia di Adun, che fungerà da Hub operativo in cui si potrà fare praticamente tutto: tenere traccia delle missioni completate e di quelle ancora da affrontare, parlare con i vari personaggi, personalizzare le unità; insomma, questa sarà casa vostra. Più precisamente troverete:
Il Ponte di Comando: da qui si può accedere a tutta la mappa stellare, per verificare la prossima destinazione della missione. La cosa figa è che a seconda della destinazione scelta, il fondale del ponte cambia mostrando il pianeta a cui ci si avvicina. Oltre ai dati relativi alle missioni e ai pianeti, si possono visualizzare anche le unità che si andranno ad usare e i nemici che si incontreranno. Se siete in vena di chiacchierare, il Ponte è il luogo ideale per conversare con i vari personaggi.
Il Consiglio di Guerra: in questa zona troverete Rohana, che vi guiderà nella personalizzazione del vostro esercito. Man mano che si avanza nella storia principale infatti, si sbloccano nuove unità e sotto-generi delle stesse: ad esempio, l’unità melee di base, lo Zealot, può diventare Centurione o Vigilante, ma ovviamente si può tenere attiva solo una forma alla volta. Cambiano anche le varie abilità: il Centurione può stordire i nemici, il Vigilante recupera parte della sua vita, mentre di base lo Zealot ha un’abilità chiamata Whirlwind. Tutte le unità potranno avere tre forme ben distinte, andando ad aggiungere ulteriore profondità al fattore rigiocabilità delle missioni.
Il Nucleo Solare: durante le missioni si può recuperare talvolta della Solarite che serve per upgradare l’astronave, permettendo di sbloccare nuove e utili abilità: eseguire un bombardamento a tappeto nella mappa, aumentare la velocità di produzione di determinati edifici e tante altre belle cosette. Qui si trova il prode Karax, con il quale scambiare quattro chiacchiere per info e consigli vari.
Tante cose da uccidere e poco tempo per farlo
Le meccaniche di base del gioco non sono cambiate molto dai precedenti capitoli: nella mappa, il centro della base sarà sempre il Nexus e intorno a lui vanno sviluppati i diversi edifici di produzione. Le unità base sono le Sonde, che raccolgono le due risorse principali del gioco: i minerali e il Vespene. I minerali saranno immagazzinati nel Nexus, mentre per raccogliere il Vespene sarà necessario costruire un Assimilatore sopra una falda di questo gas. Il massimo di Sonde che possono essere operative contemporaneamente è di 24, più 3 sonde per ogni Assimilatore di Vespene. Oltre a queste, ogni tanto capiterà di trovare anche delle risorse sparse in giro per la mappa, quindi il consiglio è di esplorare sempre tutti gli angoli. Con i gateway si potranno summonare nuove unità: Zealot, Stalker, High Templar, Dark Templar. I primi disponibili saranno sempre gli Zealot, mentre le altre unità si sbloccheranno con la costruzione degli altri edifici (come il Santuario per i Templari). Oltre a queste unità ce ne saranno alcune di supporto come quelle aeree che appoggeranno la fanteria di terra. Non volete lasciare unità nelle retrovie? Nessun problema, ci sono edifici difensivi che manterranno sicuro il Nexus anche in vostra assenza. Ovviamente bisogna fare estrema attenzione, perché non si può costruire tutto ciò che si vuole, dove si vuole. I Piloni sono infatti edifici che marcano una zona circolare nella quale si può costruire, settando anche un limite massimo di unità da possedere.
Oltre alla modalità Campagna, è presente anche il pezzo forte, amato da Koreani e da gamer incalliti: il Multiplayer. Nella modalità Cooperativa, il classico Player Vs Player prende una svolta importante: dividere la propria base con un altro giocatore: l’1vs1 diventa quindi un 2vs2 in questa modalità, e toccherà per forza di cose collaborare con il proprio partner per fare il culetto ai vostri avversari, pena un’amara sconfitta. Le possibilità sono svariate: uno dei due può giocare in difensiva nella base mentre l’altro si occupa di attaccare oppure si può optare per un brutale attacco di coppia. Ma non finisce qui, con un amico si può anche affrontare la CPU in vari livelli di difficoltà. Non mancano i classici match Ranked e non Ranked in 1vs1, 2vs2, 3vs3 e 4vs4, estremamente velocizzati rispetto ai capitoli precedenti, con ben 12 unità di raccolta ad inizio partita. Qui la struttura tattica del gioco sterza brutalmente verso il fattore aggressività: azioni rapide e ben architettate varranno molto spesso la vittoria. Dolcetto finale del menù multiplayer è il Tournament giornaliero, partite toste per veri Pro che una volta vinte regalano Trofei che saranno visualizzati anche nelle vostre basi per il resto della stagione. Ah, in questa modalità fanno capolino anche due nuove unità per ogni razza, a conferma della grande varietà di meccaniche di gioco offerte da Blizzard nelle sue sanguinose arene online. Quante ore vi terrà impegnati la parte multiplayer di Legacy of the Void? Boh, facciamo un centinaio di ore? Naa, credo molte di più. Il divertimento poi è garantito da un match making ottimo che non vi metterà mai contro gente che non sia alla vostra portata, anche i più niubbetti di voi avranno possibilità di vincere e di godersi la componente online del titolo.
Strategicamente bell(ic)o
La parte grafica di questa espansione non fa gridare al miracolo, ma in generale la resa è più che buona; può capitare ogni tanto di avvertire un rallentamento o qualche calo di frame nelle fasi più concitate delle battaglie, ma nulla che renda l’esperienza di gioco fastidiosa. L’universo creato da Blizzard è bello, profondo, concreto. I modelli poligonali degli edifici e delle unità sono animati e dettagliati con cura. Le mappe soffrono di qualche elemento grafico ripetuto sporadicamente ma in linea di massima la sensazione di giocare sempre nelle stesse mappe non si avverte. Particolare cura poi è stata data alla realizzazione degli eroi, che hanno un’infinità di dettagli grafici differenziati a seconda della razza di provenienza, rendendoli belli da vedere e da giocare. Le sequenze video che raccontano la storia sembrano essere ad una risoluzione leggermente inferiore rispetto al gioco stesso; i menù e l’interfaccia di gioco si adeguano allo stile che ha sempre contraddistinto la saga, restando minimali e molto intuitivi.
Legacy of the Void è completamente doppiato in italiano, le voci degli eroi e delle unità accompagnate dagli effetti spaziali aiutano ad immergersi ancora meglio nell’atmosfera del gioco, godendosi appieno tutti i vari dialoghi pre e post missione. La colonna sonora è nella media, niente di memorabile anche se in alcune missioni i toni incalzano progressivamente, seguendo l’azione di gioco concitata e accompagnandovi alla grande nel vostro cammino di distruzione. Il mix di doppiaggio, effetti sonori e musica insomma è un cocktail perfetto per entrare ancora di più in sintonia con la storia.