Tecnologia al servizio della creatività

Nel corso della scorsa settimana abbiamo avuto l’onore di essere invitati in quel di Madrid per l’Open Day di BQ, tenutosi in occasione del lancio dei suoi nuovi prodotti sia in territorio nazionale che internazionale nella prestigiosa cornice del Teatro Goya, per l’occasione completamente brandizzato dalla società. Un Open Day comunque non solo atto a mostrare i prodotti BQ, ma anche utile per comprenderne le dinamiche aziendali e la straordinaria volontà di creare un dialogo, nonché una meccanica di insegnamento della tecnologia agli utenti. Workshop e varie altre attività sono state allora disposte per essere ad uso e consumo degli ospiti ed anche noi, tra un aperitivo ed uno speech, ci siamo cimentati nella programmazione e nel coding dei prodotti BQ, intenzionata più che mai a lavorare, dove possibile, nei canoni dell’open source. Dopo un successo commerciale tale da imporsi come terza azienda per la vendita di telefonia in Spagna, BQ si appresta infatti ad approdare anche nel nostro paese, con un offerta forse non ancora competitiva, ma certamente interessante, figlia di una filosofia aziendale che fa dell’innovazione tecnologica, e specialmente dell’insegnamento digitale, i suoi perni fondamentali. Vediamo allora insieme quali sono le novità annunciate, scoprendo cosa si è detto e cosa no all’intrigante Open Day 2015 di BQ.
Bq Open Day

Prima di andare avanti spendiamo però due parole su BQ, un’azienda giovane (nata appena 5 anni fa) che ha già mietuto molti consensi nel campo della costruzione di cellulari e stampanti 3D. Quel che è stato evidente nel corso dell’Open Day è la volontà di BQ di proseguire il suo lavoro su di una linea netta, demarcata da un dogma: aiutare le persone nella comprensione della tecnologia. Se ad oggi BQ si era mossa in tal senso quasi in sordina, nel corso dell’Open Day questa volontà di insegnamento (open source) si è manifestata per mezzo della presentazione di un nuovo ed intrigante prodotto, Zowi, nonché per mezzo della nuova stampante Hephestos 2, che rimette nelle mani dei maker, al prezzo di meno di 900 Euro, una stampante da montare in casa ad altissime prestazioni. Ma andiamo per ordine.
A farla da padrone nel corso dello showcase è stato certamente il nuovo e performante Aquaris X5 che permette alla società di confrontarsi per la prima volta con un corpo interamente metallico, precisamente in alluminio. Disponibile in tre colorazioni (nero, grigio e rosa/oro), il dispositivo si è presentato decisamente bene, seppur lontano dalle prestazioni top di gamma, Aquaris X5 si piazza più che bene nella sua offerta al costo per nulla esoso di 249,90 Euro. Parliamo di un cellulare sottile, con i suoi appena 7,5 mm, e dalle dimensioni piuttosto contenute rispetto all’ormai consolidatosi trend dei dispositivi “simil-mattonella”. X5 misura infatti 144.4 x 70.5 x 7.5mm per 148 grammi di peso ed è dotato di uno schermo da 5” in HD di buona qualità ma che, tuttavia, ci ha fatto un po’ storcere il naso visto l’ormai consolidato standard Full HD.

BQ

Sotto la scocca troviamo invece uno Snapdragon 412 con GPU Adreno 306. La telecamera Sony IMX 214 da 13 megapixel (anteriore invece una Samsung da 5 Mpx) completa poi l’offerta di BQ che si è anche presa qui la difficile sfida di sfruttare a dovere una batteria LiPo 2900 mAh nonostante le dimensioni risicate del dispositivo. Considerato il prezzo, l’X5 ci è sembrato comunque un prodotto decisamente intrigante. Test alla mano è risultato reattivo e performante ma resterà da vedere se le sue performance (e la sua batteria) resteranno all’altezza dell’utilizzo che se ne potrebbe fare nel medio e nel lungo termine. BQ garantisce inoltre che grazie all’ottimizzazione dello spazio interno ed all’integrazione di nuovi materiali, il dispositivo sarà in grado di dissipare adeguatamente il calore in ogni fase della sua vita. Una promessa che, come saprete, non è sempre facile da mantenere. Insieme ad Aquaris X5 BQ ha inoltre presentato Aquaris M10, nuovo leader nell’offerta tablet della società spagnola che presenza, per la prima volta in BQ, l’introduzione della tecnologia acustica del sistema Dolby Atmos. Il risultato è in effetti eccezionale, la qualità del suono è pulita e la performance acustica è generalmente oltre la media, grazie soprattutto alla disposizione delle casse che, essendo frontali, permettono la miglior propagazione possibile del suono a prescindere da come si impugni il tablet. Disponibile a partire da novembre a 259,90 euro, l’M10 si è dimostrato abbastanza leggero e maneggevole, complice una buona disposizione della componentistica interna che rende il tablet ben bilanciato. Resta da vedere se i materiali plastici di cui è composto saranno all’altezza dello stress cui ormai sono soggetti questi dispositivi ma per un giudizio finale ci riserviamo ad una futura recensione.

Aquaris M10

Dulcis in fundo sia il tablet che il telefonino (come anche i prodotti già disponibili della linea Aquaris) godranno di una formula di garanzia quinquennale. Una scelta atta a celebrare i 5 anni di attività di BQ e che vuole palesemente fidelizzare – nel modo giusto aggiungeremmo – i suoi utenti vecchi e nuovi. Continuando sulla scia delle novità, l’azienda ha presentato al pubblico il suo primo prodotto dell’ormai nota categoria “Internet of things”, ossia quei progetti, quei prodotti, che attraverso la connessione e la rete cercando di integrare le loro funzioni con la nostra quotidianità. Quello dell’internet of things è un certamente un settore in espansione ma non privo di rischi ma BQ ha deciso di lanciarcisi con una propria idea basata tutta sulla rivoluzione (o evoluzione) luminosa. Con Halu nasce infatti in BQ una luce controllabile in remoto e dalle capacità adattive. Sebbene dispositivi simili fossero stati già immessi sul mercato anche da realtà nostrane, in BQ hanno pensato, su tutto, di creare un diffusore luminoso di altissima qualità che al suo interno contiene non un semplice controller di intensità, ma un vero e proprio “mini computer”, in grado di gestire un livello di interazione con l’ambiente dal sapore futuristico. Halu potrebbe, tanto per dirne una, interagire con la visione di un film, diffondendo nella nostra camera luci di colori e intensità diverse o intermittenti, grazie al complesso sistema di led contenuto al suo interno capace di creare una gamma di colori strepitosa (con tanto di luce bianca ovviamente). Halu è stato inoltre prodotto quasi interamente in Europa, cercando di venire incontro anche ad un certo gusto per il design. Si compone infatto di un disco diffusore in metacrilato ottico su di una base di solido alluminio. Il tutto è ovviamente controllabile con smartphone, tablet o computer con la possibilità di interagire con la programmazione in quello stile “open source” tanto caro alla società.

Halu

Altro tema trattato è stato appunto quello dell’educazione, recentemente si è maggiormente pensato di far ‘avvicinare alla tecnologia’ fin dalla tenere età ed ecco che nasce Zowi un robot pensato per questo in modo da educare in questo settore fino ad ora ritenuto ‘marginale’ anche nell’istruzione. Ma si è detto dell’impegno che BQ mette nell’educazione digitale, nel coding e nell’avvicinare i suoi utenti ad un aspetto della tecnologia che non sia semplicemente di consumo, ma anche di scoperta e iniziativa. Ecco allora che su questa idea nasce Zowi, un robottino educativo dall’aspetto giocattoloso ma dall’animo decisamente tech. Zowi, pur non essendo il primo dispositivo di questo genere si propone come uno strumento di insegnamento completamente open source tanto nell’animo quanto nella sostanza. BQ non solo ha concepito Zowi per essere smontato, modificato e aggiornato come si preferisce ma incoraggia affinché la normale curiosità dell’utente lo porti ad interagire con il robottino a 360°. In effetti, dopo aver partecipato ad un piccolo workshop di programmazione proprio con Zowi, ci siamo resi conto di quanto il tutto punti ad una certa libertà e semplicità.

Zowi

Premessa un po’ di pratica, non occorre molta dimestichezza per modificare o scrivere le prime linee di codice chiedendo al nostro Zowi di compiere azioni semplici (come il movimento) o magari più complesse (come rispondere ad un dato imput sonoro partendo con un balletto). Zowi, che per ora sarà disponibile solo in Spagna a 99,90 Euro, punta tutto su di una tecnologia intelligente e divertente, la cui “apertura mentale” vorrebbe (e forse ci riuscirà) interessare tanto gli adulti quanto i bambini.

In chiusura di una conferenza decisamente ricca e ritmata, BQ è tornata su di un tema in cui la società ha già conseguito risultati notevoli: la stampa 3D. Con il settore in continua espansione e con dalla sua una gamma di prodotti di successo (tra cui il meraviglioso scanner casalingo “Cyclops”), BQ ha deciso di dare un’aggiornata alla sua linea presentando le dirette evolzioni delle sue stampanti: Witbox e Hephestos che ora, oltre ad avere un bel numero “2” nel loro nome, porteranno sul mercato una tecnologia all’avanguardia ad un prezzo decisamente competitivo. Partendo da un sistema completamente Open Source (ormai, lo avrete capito, è un marchio di fabbrica), Witbox 2 ed Hephestos 2, pur restando stampanti casalinghe, si rivolgono ai maker con il pallino per la professionalità, su tutto grazie ad un nuovo estrusore che, presente su entrambe le macchine, permette l’utilizzo di materiali plastici e metallici, nonché un sistema di elettronica che autolivella la stampa, impedendo al massimo che essa si decentri nel corso del processo. Se Witbox, col suo case a prova di bambino, è venduta al prezzo non proprio economico di 1.690,00 Euro, Ephestus è invece venduta ad appena 799,00 Euro, senza alcun ritocco (in basso) sulla qualità o la velocità, ma con il semplice smacco (da veri maker) di doversela costruire da sé.

Witbox2

Anche qui BQ dimostra però il suo amore per l’utente finale con una stampante che può essere montata in autonomia in pochissime ore, sul modello della costruzione casalinga che ha reso famosa società come Ikea: istruzioni semplici e chiare, pezzi perfettamente ordinati, e un po’ di pazienza e di voglia di fare. Queste le novità di un Open Day particolarmente ricco e intrigante. Cesellato da un buon numero di attività che, come era facile immaginare, hanno reso protagonisti anche i bambini oltre che agli adulti, dimostrando un certo impegno per la semplificazione della tecnologia e nella volontà concreta di voler far avvicinare il pubblico al non semplice mondo del making. BQ in tal senso, ci sentiamo di dire, sta lavorando più che bene per mantenere, dopo 5 anni di successi commerciali in terra madre, quel suo approccio da giovane startup che ci piace e che ci fa credere in una difference che da molti viene sbandierata, ma che qui si manifesta sotto molti aspetti. Certo non mancano assolutamente le intenzioni commerciali, ma vista la bontà sincera di molti prodotti, questa alternativa open source spagnola non può che farci piacere.

Drago Stampato 3D