Steven Spielberg si è detto sicuro che il cinema non morirà, e quando sarà possibile farlo in tutta sicurezza, la gente tornerà in sala
La pandemia ha messo a dura prova il mondo del cinema tanto che molte strutture sono chiuse quasi da un anno, e il futuro delle sale in sé sembra essere molto a rischio, ma c’è una voce molto autorevole che si è alzata a favore dell’esperienza cinematografica: quella di Steven Spielberg.
Il celebre regista ha scritto un suo pensiero sull’ultimo numero di Empire, in cui Edgar Wright ha curato una serie di omaggi al cinema scritti da icone di Hollywood che hanno condiviso alcune delle loro esperienze nel guardare film in cinema affollati.
Tra di loro James Cameron, Daisy Ridley, Spike Lee, Daniel Craig e, appunto, Steven Spielberg:
“Nell’attuale crisi sanitaria, dove i cinema sono chiusi o la cui capacità è drasticamente limitata per via della pandemia, nutro ancora la speranza, quasi la certezza, che quando sarà sicuro il pubblico tornerà al cinema. Ho dedicato sempre tutto me stesso agli spettatori, a chi va al cinema nel senso di lasciare la propria casa per andare al cinema, ad unirsi a una comunità, il che significa un senso di unione con altre persone che hanno lasciato la loro casa e sono seduti con noi.
In un cinema puoi guardare film con altre persone importanti della tua vita, ma anche in compagnia di sconosciuti. Quella è la magia che avviene quando andiamo a vedere un film, o uno spettacolo, o un concerto, o uno spettacolo comico. Non conosciamo tutte queste persone intorno a noi, ma quando l’esperienza ci fa ridere o piangere, o riflettere, e quando si accendono le luci e lasciamo i nostri posti, le persone che incontriamo nel mondo reale non ci sembrano più perfetti sconosciuti. Siamo diventati una comunità, simile nel cuore e nello spirito, avendo condiviso per un paio d’ore un’esperienza forte.
Quel piccolo intervallo in un cinema non cancella le molte cose che ci dividono: la razza, o la classe, o il credo, o il sesso o la politica. Ma il nostro paese e il nostro mondo ci sembra meno diviso, meno scomposto, dopo che un insieme di sconosciuti hanno pianto, o riso o sono saltti dalla sedia tutti insieme, nello stesso momento. L’arte ci chiede di essere attenti al particolare e all’universale, allo stesso tempo. Ed ecco perché, di tutte le cose che hanno il potenziale di unirci, nessuna è più potente dell’esperienza comune dell’arte.”
Siete d’accordo con le parole del regista?