La maschera di Guy Fawkes è diventata un simbolo. Ma perché?
La maschera di Guy Fawkes è ormai un culto. Un simbolo parte integrante della cultura pop, ma anche di rivolte, ribellioni o associazioni di vario tipo.
V per Vendetta ha dato in un certo senso un nuovo volto alla storia, mitizzando e rendendo celebre e mainstream un personaggio che in realtà non fu il vero artefice della Congiura delle polveri del 1605. Ci mise la faccia, è vero, altrimenti non sarebbe diventato l’icona che è attualmente, ma ce la mise in maniera quasi fortuita, o comunque non del tutto premeditata.
Chi era quindi Guy Fawkes?
Quel che sappiamo è che il militare venne colto in flagrante con la polvere da sparo sotto la Camera dei Lord, e fu torturato per giorni e giorni, ma si rifiutò di denunciare i suoi compagni d’armi.
Non era lui però il vero leader e responsabile del complotto, tantomeno fu una sua idea. Il vero capo del gruppo era un uomo di nome Robert Catesby, una figura di spicco della politica britannica, che aveva ordito la congiura perché stanco dei maltrattamenti subiti dai cattolici in Inghilterra dopo le riforme protestanti del 1530.
Il re protestante Giacomo I era naturalmente il bersaglio principale della congiura, pertanto Catesby doveva essere molto selettivo con le sue reclute, e scelse di affidarsi, tra i tanti, a Guy Fawkes, per via della sua esperienza militare e della sua familiarità con l’uso degli esplosivi, in particolare della polvere da sparo.
Catesby fu dunque il vero leader dimenticato di un complotto che divenne celebre in tutto il mondo, e non fu nemmeno il suo primo tentativo di sovvertire una monarchia. Il politico inglese infatti fu anche una delle figure principali della Ribellione di Essex, che ebbe luogo nel 1601, guidata dal Conte Robert Devereux, un ex capitano dell’esercito che ordì la rivolta contro la regina Elisabetta I, dopo che lei lo sollevò personalmente dai suoi doveri militari. Devereux aveva miseramente fallito una importante operazione in Irlanda poco prima, dove avrebbe dovuto reprimere una ribellione, optando invece per la firma di un trattato di pace: un accordo che non piacque affatto alla regina.
La Ribellione dell’Essex tuttavia non fu un gran successo e nel giro di poche settimane l’esercito della corona ebbe la meglio, così il 25 febbraio del 1601 Robert Devereux fu giustiziato nella Torre di Londra, e i suoi consiglieri processati e giudicati colpevoli di alto tradimento.
Non Catesby però, che riuscì a sottrarsi al processo e pochi anni dopo ebbe una nuova occasione di sfidare la corona inglese, stavolta posta sul capo del già citato Giacomo I.
Anche la Congiura delle Polveri però, al netto della sua fama che si trascina ancora oggi, fu tutto meno che un successo, e dopo l’arresto di Guy Fawkes, in un certo senso “eroico” nel non rivelare nomi e posizioni dei compagni, questi vennero comunque scoperti per puro caso. Lo sceriffo di Worcester era alla ricerca di una banda di ladri che aveva rubato dei manufatti dal castello di Warwick e scovò i rivoltosi capitanati da Robert Catesby, che venne ucciso nei combattimenti.
Guy Fawkes, tra dubbi e complotti
Sono stati in molti tuttavia, nel corso degli anni, a interrogarsi sulle reali dinamiche della Congiura delle Polveri, teorizzando che il complotto fosse una montatura per inasprire le posizioni anticattoliche della popolazione britannica.
Si fa infatti anche riferimento a Robert Cecil, segretario di Stato del governo di re Giacomo I. Cecil era notoriamente anticattolico e sembra che abbia in realtà avuto legami con il leader della congiura, Robert Catesby. Allestiamo ora un vero banchetto per i complottisti: e se Catesby fosse segretamente un protestante?
In qualche modo la Ribellione di Essex potrebbe spingere in questa direzione, dato che Robert Cecil era il bersaglio principale della rivolta, e Robert Catesby evitò incredibilmente la condanna. Sembra non ci siano prove certe di tutto ciò, ma secondo alcuni degli indizi dimostrerebbero che Cecil e Catesby si siano incontrati più volte nei mesi precedenti la Congiura delle Polveri.
E Guy Fawkes, in tutto questo? Non sappiamo quanto sapesse di eventuali sottocomplotti, né cosa nasconda il suo silenzio, se fu un gesto a suo modo eroico, leale e da martire o altro. Ma anche attenendoci alla versione ufficiale dei fatti, quella che dobbiamo dare per vera al di là di ogni dissertazione, lo stesso V del celebre romanzo a fumetti e della trasposizione cinematografica starebbe in realtà indossando la maschera di un uomo che non ha ordito nessun complotto, ma ne ha semplicemente fatto parte.
Eppure quella figura alta e barbuta, con gli stivali, un mantello scuro e un cappello nero a tesa larga è diventato facilmente il simbolo di molte ribellioni, scioperi, persino di un’organizzazione come Anonymous e più in generale l’emblema di rivolta contro il potere costituito, assumendo di fatto un nuovo valore. Ma al di là delle singole opinioni, sempre e comunque rispettabili, quando si “ricorda il 5 novembre”, ci si dovrebbe chiedere se in fondo sia meglio indossare la maschera di Fawkes, quella di Catesby o magari di qualcun altro.