Stranger, la serie tv coreana originale Netflix, ritorna dopo tre anni dalla prima stagione
Ultimamente abbiamo avuto modo di osservare come la Corea del Sud si stia facendo notare sempre di più nell’ambito dell’intrattenimento e dello show business: se da un lato abbiamo il Kpop, che ormai fa affidamento su boyband come i BTS e girlband quali le BLACKPINK, entrambi gruppi famosissimi a livello internazionale e con fanbase molto solide, dall’altro abbiamo avuto di recente una prova di alto livello anche nel cinema, con il film Parasite che ha conquistato, tra vari premi, ben quattro Oscar, compreso quello di Miglior film (fino ad allora mai assegnato a opere straniere). Un’altra dimostrazione delle capacità artistiche coreane l’abbiamo ancora con Stranger, una serie tv coreana presente su Netflix dal 2017, passata tuttavia in sordina. Se non vi spaventano gli episodi lunghi un’ora (più il finale di stagione di un’ora e mezza) e amate il genere poliziesco dove le trame si fanno sempre più fitte, Stranger potrebbe diventare la vostra nuova serie tv preferita.
Stranger: procura e polizia in competizione contro la corruzione
Ci troviamo a Seoul, precisamente all’interno degli uffici della procura in cui lavora il protagonista, Hwang Si-Mok: un uomo molto concentrato sul proprio lavoro e che, come vediamo fin da subito, soffre di una dolorosa ipersensibilità a determinate frequenze sonore. Ciò è dovuto a un’operazione subita da piccolo al lobo frontale del cervello, che gli ha causato inoltre l’incapacità di esprimere e comprendere le emozioni.
Probabilmente per questo riesce a essere efficiente come procuratore e a mantenere il sangue freddo quando comincia a occuparsi di un caso di omicidio piuttosto misterioso: il signor Park Moo-sung è stato ucciso nella sua abitazione e pare fosse coinvolto in qualcosa di molto più losco di qualche debito non ancora saldato. Le prime indagini sembrano portare in una direzione, tuttavia, grazie all’aiuto sempre più preponderante del tenente di polizia Han Yeo-jin, (interpretata da una nostra vecchia conoscenza: Doona Bae, da Sense8 e Cloud Atlas) presto iniziano a essere scoperti altarini tenuti fino a quel momento accuratamente nascosti non solo dalla vittima ma anche da coloro che ci avevano a che fare, appartenenti ai piani alti del sistema giudiziario e non solo.
Procura e polizia si trovano quindi, loro malgrado, a collaborare e allo stesso tempo in corsa l’una contro l’altra per cercare indizi, testimonianze e prove che portino alla risoluzione del caso. Non sarà semplice per Hwang Si-Mok, però, barcamenarsi tra il Procuratore Capo Lee Chang-Joon, ambizioso arrampicatore sociale, l’arrogante collega Seo Dong-Jae e la più insicura Young Eun-Soo, giovane e inesperta di un ambiente pieno di squali pronti a sorpassarti per ottenere elogi e promozioni. Così una costante sarà proprio la tensione tra le due parti coinvolte, che vanno a comporre un sistema giudiziario e penale strettamente legato alla politica e a una rete di conoscenze più o meno influenti che possano tornare utili per aggirare le indagini di Si-Mok, determinato a scoperchiare veri e propri vasi di Pandora.
Stranger: una serie tv praticamente senza difetti
A proposito della sceneggiatura, all’inizio potrebbe sembrar lenta ma ciò è pienamente giustificato: Si-Mok verrà spesso ostacolato dagli interventi del colpevole, così come dai suoi stessi collaboratori e superiori, nel cercare di scoprire la verità. Una verità scomoda, che potrebbe portare a enormi danni a chi l’ha sempre fatta franca grazie alla propria influenza, in ambito giudiziario o politico che fosse. Infatti, è proprio questo coinvolgimento dell’elemento politico a rendere l’intera stagione sempre più interessante, soprattutto dalla metà in poi quando si inizia a delineare un disegno più grande dietro all’omicidio di Park Moo-Sung.
Stranger assume quindi le tinte di un dramma politico, senza sostituire la propria natura di serie tv poliziesca, andando semmai a fondere i due generi per ampliare le indagini e le dinamiche tra i personaggi. Questi sono piuttosto numerosi e inizialmente si potrebbe incontrare una certa difficoltà nell’identificarli tutti, se non si ha familiarità con i nomi coreani. Tuttavia, essendo tutti ricorrenti e via via sempre più coinvolti nelle trame e nelle varie scoperte, i loro nomi saranno ripetuti spesso assieme ai loro ruoli. Alcuni tra i più importanti, poi, sono davvero ben caratterizzati, a cominciare da Si-Mok e il tenente Han.
Questi due sono la classica coppia a capo delle indagini e, pur non appartenendo alla stessa “fazione”, collaboreranno quasi fin da subito, fidandosi l’uno dell’altra e capendosi a vicenda, talvolta anche senza bisogno di parole. Un traguardo non da poco, per uno come Si-Mok ma anche per il tenente Han che, in quanto donna, nel suo distretto non viene presa molto sul serio pur essendo molto in gamba. Tra i due si instaura una chimica professionale perfetta, mai forzata e soprattutto scevra di qualsivoglia sentimento amoroso. In Stranger non c’è spazio per storielle d’amore quando si tratta di combattere corruzione e altri mali della società e della politica, e per fortuna: il tenente Han fa da contropeso a Si-Mok, protagonista altrimenti troppo bravo nel suo lavoro e troppo capace per portare avanti l’azione in modo realistico in uno scenario già complesso di suo.
È così che la serie riesce a garantire a ogni episodio almeno un colpo di scena cruciale, che cambierà per l’ennesima volta le carte in tavola. In sedici episodi si delinea davvero una “foresta di misteri” nella quale Si-Mok e compagni sembrano essersi persi e ogni volta che uno di questi viene svelato, un tassello del puzzle va a unirsi agli altri, creando un quadro bello da guardare sotto ogni aspetto. Oltre ai personaggi ben caratterizzati, i cui archetipi vengono smantellati e ricostruiti, alcune scelte registiche sono interessanti e d’aiuto a comprendere meglio alcuni scenari, come ad esempio le simulazioni delle scene del crimine immaginate da Si-Mok, e la suspense viene tenuta alta ad ogni primo piano e grazie alla colonna sonora, orchestrale e di grandissimo impatto (specialmente il suo tema principale).
Una lunga indagine da non perdere
Se nel 2017 avete ignorato Stranger, dovete recuperare questa serie tv coreana, giusto in occasione della sua seconda stagione in grado di reggere il confronto con la prima (anche se la storyline principale potrebbe essere più pesante da “digerire”): i protagonisti e nostre vecchie conoscenze saranno impegnati in più casi ma verrà ancora una volta messo a fuoco il conflitto tra procura e polizia per stabilire chi ha più diritto e potere sulle indagini, andando però a scavare nuovamente nei meandri delle istituzioni e delle persone corrotte al loro interno.
Questo non significa che troverete stereotipi banali, anzi, i personaggi sono costruiti in modo tale da mettere in mostra pregi e difetti, desideri e paure, portandoci a chiederci sempre chi sia nel giusto e chi nel torto e dove stia la verità. Un enorme pregio per Stranger come serie tv coreana poiché, grazie a una produzione di livello molto simile a quello di Hollywood, riesce a spiccare nel marasma di drama coreani che si trovano su Netflix, più incentrati su equivoci amorosi e vita quotidiana. Insomma, Stranger si rivelerà davvero una perla orientale di cui godere con calma, vista la sua lunghezza, ma come si deve per la sua estetica e il suo contenuto interessante e avvincente, di una qualità difficile da trovare in produzioni seriali asiatiche.