Quando la Signora in Giallo volò sul nido del Cuculo
Nel 2013, un certo scrittore esordiente, legittimamente sconosciuto e chiamato Robert Galbraith, debuttò con un romanzo giallo che, nonostante recensioni positive, in pochi considerarono. Il genere giallo, in generale, non andava più molto forte sugli scaffali e, tolti i grandi, belli e famosi, gli esordienti avevano ben poche speranze di raggiungere risultati di successo. Il libro, The Cuckoo’s Calling, aveva quindi venduto in maniera modesta, ma non era comunque passato inosservato: come anticipato, molti critici letterari elogiarono Robert Galbraith per la complessità e la maturità della sua scrittura. Qualche mese più tardi, poi, si scoprì che dietro a quello scrittore misconosciuto si nascondeva una leggenda della letteratura contemporanea che, per non essere giudicata con il metro distorto dalla sua stessa fama (cosa successa con il primo libro a distaccarsi dalla sua opera principale, Il Seggio Vacante), non aveva voluto svelare subito la propria identità. Era J.K. Rowling. Inutile dire che una volta scoperto che quel Robert Galbraith altri non era che lo pseudonimo della madre del maghetto più famoso di tutti i tempi, Il Richiamo del Cuculo andò letteralmente a ruba. Varie volte.
Ma, dopo questa breve parentesi letteraria, siamo qui per parlare d’altro: appena un anno dopo la BBC One annunciò che quel libro (insieme ai suoi seguiti) sarebbe diventato una serie TV, con tanto di J.K. Rowling a farne da produttrice, Tom Burke come protagonista e Michael Keillor a dirigere i primi tre episodi. Con delle premesse del genere non potevamo di certo ignorare la recente uscita dell’episodio pilota di “Strike” The Cuckoo’s Calling!
Alta fedeltà
Se la stessa Rowling è produttrice della serie televisiva, possiamo stare tranquilli: la serie rispecchia fedelmente il libro, almeno per ora. L’episodio pilota si presenta infatti quasi del tutto identico alla sua controparte cartacea. Ovviamente, per questioni di trasposizione, budget e tempo materiale, parliamo di un racconto in cui i personaggi principali vengono presentati in maniera piuttosto sbrigativa, ma la cosa fatica ad infastidirci, sebbene, dobbiamo ammetterlo, potrebbe essere perché siamo stati lettori entusiasti del romanzo (e quindi già conoscitori delle figure in gioco).
Il protagonista della storia, Cormoran Strike (Tom Burke) è un investigatore privato, veterano della guerra in Afghanistan e ritiratosi a causa della perdita di una gamba. Questi viene ingaggiato da John Bristow per cercare di scoprire cosa sia successo a Lula, sua sorella adottiva. Lula Landry era una top model di fama nazionale, la quale sembrerebbe essersi suicidata gettandosi dal balcone del suo appartamento. Suo fratello però non ne è convinto e per questo motivo ingaggia il P.I., per cercare di fare luce sulla faccenda. La vicenda si svolge a Londra (luogo che J.K. Rowling, immaginiamo, torna a dipingere con piacere), dove l’introverso investigatore va alla ricerca di indizi per capire se la donna si sia effettivamente suicidata o se sia stata invece vittima di altro misfatto. Sin da subito, indovinate un po’, le varie testimonianze non quadrano e si scoprono pian piano siparietti familiari tutt’altro che sereni…
Ragione e sentimento
La puntata, che dura quasi 60 minuti, non lascia niente al caso. Tra qualche scenetta comica di puro british humour ci ritroviamo ad accompagnare con grande attenzione il caso del suicidio/omicidio insieme a Cormoran, che non si nega una birra tra un’indagine a l’altra (o durante). Il protagonista ha un intuito pazzesco e una vita privata disastrosa, cose che non gli impediscono di, e anzi lo aiutano a, portare lo spettatore nel vivo della faccenda.
Strike è inoltre aiutato da un personaggio che sin da subito si fa notare, ovvero Robin Ellacott (Holliday Grainger), sua segretaria “temporanea” che dimostra di essere tanto intelligente quanto empatica, oltre che estremamente intuitiva, come lui, ed efficiente, più di lui. Nonostante questo episodio pilota si basi quasi solo su conversazioni in diverse situazioni, bisogna ammettere che, comunque, ognuna di esse spicca per efficacia e regala al ritmo della narrazione una cadenza piacevole e per niente noiosa. Che sia merito della mano invisibile della scrittrice-produttrice?
Grandi speranze
La colonna sonora si destreggia tra le varie sequenze senza mai annoiare o invadere la scena, e non è poco considerato il mood lento e “piovoso” degli accompagnamenti. Ulteriore impreziosirsi di una regia e una fotografia che lasciano davvero soddisfatti. Non è semplice riuscire a rapire con semplici botta e risposta ma questo pilot ci riesce alla perfezione, anche grazie a un bravissimo Tom Burke che calza a pennello nel ruolo carismatico, umano e tormentato di Cormoran Strike.
Anche gli attori di supporto, però, fanno un ottimo lavoro, ritraendo personaggi che richiamano alla mente proprio gli archetipi che costituiscono, considerando o meno il libro-fonte, i puntuali meccanismi di un orologio le cui lancette scandiscono il pathos di un mistero sorprendente e convincente. La puntata, infatti, raggiunge ben presto una climax che cattura lo spettatore senza permettergli di staccare più gli occhi dallo schermo, regalando un primo finale di episodio che echeggia il nostro pensiero: “Ancora!”.
Cosa ci è piaciuto?
La puntata procede con ritmo deciso senza appesantire la trama, le tante conversazioni risultano piacevoli e costruite con giudizio e intelligenza. La serie sembra seguire fedelmente il libro e questo è sempre un bene, sebbene piccoli dettagli si distacchino dall’opera originale, scelta ponderata in virtù di una miglior resa sul piccolo schermo.
Cosa non ci è piaciuto?
Al momento l’unico difetto sembra essere un montaggio che alle volte risulta grossolano, quasi architettato di fretta. Tutto il resto è più che soddisfacente e in grado di rapire lo spettatore, per un aspetto o l’altro. Forse, e soltanto occasionalmente, ricorda un po’ le atmosfere di Sherlock, ma siamo sicuri che sia un difetto?
Continueremo a guardarlo?
Assolutamente sì. Questa serie televisiva è più che consigliata sia per chi ha letto i libri sia per tutti gli altri. Piacevole per entrambe le categorie, speriamo non si perda per strada (ma, per ora, ne dubitiamo fortemente) e che riesca a rimanere quanto più legata all’opera cartacea possibile. Per il resto, dietro a questo primo episodio è stato decisamente fatto un buon lavoro e nulla lascia presagire che non si continui così. Elementare, Cormoran!