Alcuni libri ci mostrano come la stupidità elevata a valore potrebbe cambiare la società
Idiocracy è un film del 2006 realizzato con un budget minimo ma che è presto diventato un cult: la storia di un uomo qualunque che risvegliato dopo cinquecento anni di ibernazione si trova in una tragicomica distopia in cui il QI dell’intera popolazione si è sensibilmente ridotto. Questo spunto è stato affrontato anche in alcuni libri che offrono diversi approcci alla dittatura della stupidità.
Stupido è chi stupido è
Prima di parlare di stupidità al potere nei libri, è il caso di definire che cosa si intende per “stupido”. Possiamo affidarci al celebre Teorema di Carlo Cipolla, storico ed economista italiano che negli anni ’70 propose una teoria semiseria, ma elaborata secondo criteri accademici, per interpretare la stupidità e il suo impatto sulla società. Secondo Cipolla, uno stupido è colui che con le sue azioni arreca danno agli altri senza ottenere nessun vantaggio per sé stesso, a differenza per esempio del criminale che danneggia gli altri per tornaconto personale.
Quello che vediamo in Idiocracy è proprio qualcosa del genere, con i nativi del 2500 che vivono completamente ignari delle conseguenze delle proprie azioni, incapaci di comprendere il danno provocato agli altri e a loro stessi. Anche se l’ispirazione non è dichiarata, e potrebbe in effetti non essere diretta, il film riprende in buona parte la premessa di un racconto di Cyril M. Kornbluth, autore americano di fantascienza conosciuto soprattutto per i suoi testi satirici che evidenziano i paradossi della civiltà capitalista occidentale. In Gli idioti in marcia, un uomo contemporaneo si risveglia dopo alcuni secoli da un’involontaria animazione sospesa, e scopre un mondo interamente popolato di stupidi. Inizialmente approfitta della situazione a proprio vantaggio, per poi elaborare una soluzione piuttosto estrema: convincere gli stupidi a emigrare su Venere, che lui sa non essere il paradiso lacustre che si era creduto per molto tempo.
Un testo più recente che affronta un argomento simile è Incompetence, romanzo pubblicato nel 2003 da Rob Grant. Ci troviamo in un futuro molto vicino in cui la stupidità è stata in qualche modo istituzionalizzata, pertanto l’incompetenza viene considerata una condotta del tutto accettabile a tutti i livelli della società. Il protagonista, meno incompetente della media, cerca di risolvere un crimine internazionale trovandosi ad affrontare la completa incapacità dei suoi interlocutori. In questo caso la satira è rivolta soprattutto all’ottusità della burocrazia per la quale l’inadeguatezza sembra essere un tratto vantaggioso in termini evolutivi, che viene così selezionato fino a creare una sorta di meritocrazia inversa in cui essere incompetenti non solo è perdonabile, ma anche desiderabile.
Stupidistan, l’idiocrazia siciliana
Un altro approccio italiano al problema si trova nel romanzo Stupidistan di Stefano Amato pubblicato da Marcos y Marcos. In questo libro si immagina che la stupidità in Sicilia sia talmente cresciuta che la regione è stata isolata dal resto dell’Italia ed è stata volgarmente ribattezzata appunto Stupidistan, e i suoi abitanti sono chiamati stupìdi (con l’accento sulla I). La Sicilia-Stupidistan viene mostrata dalla prospettiva di Patty, trentenne di origini siciliane cresciuta a Roma da genitori emigrati (prima che i confini venissero chiusi), ragazza tutt’altro che brillante ma che spicca al confronto con gli stupìdi.
La Sicilia del libro ha eletto la stupidità a suo valore fondante, e l’intera popolazione si dedica unicamente al gioco d’azzardo, il fumo e il consumo di carne di cavallo. L’isola è sommersa di rifiuti, intasata dal traffico e colpita da continue epidemie (perché i vaccini sono stati aboliti), oltre a vivere in uno stato continuo di iperinflazione visto che il governo regionale ha risolto il problema del reddito universale stampando continuamente moneta valida solo sul territorio siciliano. In perfetta aderenza al Teorema di Cipolla, gli stupìdi agiscono unicamente sulla base delle loro pulsioni egoistiche, senza rendersi conto di come il loro comportamento sia dannoso per gli altri e per loro stessi.
Catapultata per sbaglio in questa realtà paradossale, inizialmente Patty ha l’unico desiderio di tornare in Italia, ma in seguito si convince di poter fare qualcosa per migliorare la situazione siciliana. Il romanzo si mantiene comunque su un tono leggero, presentando vicende al limite del grottesco, e arriva a un finale forse un po’ consolatorio, che ne fa quasi una fiaba allegorica più che un vero tentativo di illustrare le possibili evoluzioni della società a partire dalla condizione attuale.
Siamo tutti gli stupìdi di qualcun altro
Certo i mondi presentati in Idiocracy o Stupidistan sono volutamente esagerati, e vanno considerati soprattutto come narrazioni satiriche che amplificano fenomeni contemporanei come i complottismi e il sentimento antiscientifico che appaiono in costante crescita negli ultimi anni. Nessuno scenario di previsione del futuro afferma seriamente che tra venti o cinquant’anni il mondo possa davvero trovarsi in una condizione del genere.
Eppure, una buona dose di umiltà nel considerare l’umanità come il punto più alto di tutta la Creazione può comunque aiutarci a guadagnare una prospettiva più chiara. In questo senso anche la Guida Galattica per Autostoppisti ci ricorda fin dalle prime pagine che l’Uomo non è la creatura più intelligente del pianeta, ma la terza classificata dopo i topi e i delfini. La completa ignoranza degli esseri umani rispetto a ciò che avviene nell’universo intorno a loro è uno dei temi centrali di tutta la trilogia in cinque parti di Douglas Adams, che stempera con l’umorismo questa constatazione di cinismo cosmico.
All’estremo opposto, potremmo chiederci invece cosa succederebbe se invece gli umani diventassero superintelligenti: non solo pochi individui dotati, ma l’intera popolazione del pianeta. È il punto di partenza di un altro classico della fantascienza, Quoziente 1000 di Poul Anderson, in cui un’imprecisata corrente cosmica investe la Terra e potenzia le facoltà intellettive di tutte le creature viventi, umani e non. Il romanzo si apre con un coniglio che capisce la natura della trappola in cui sta per finire e quindi decide di starne alla larga, e prosegue con la dissoluzione della società che non regge alla pressione di individui troppo intelligenti per accettare i vecchi paradigmi dell’economia e del potere.
In tutti questi libri la stupidità non è quindi una caratteristica innata, una prigione mentale in cui siamo condannati per l’eternità, ma un costrutto che deriva principalmente dalle pressioni culturali in cui le persone si trovano a vivere. Per cui anche se a volte noi stessi ci sentiamo incompetenti o idioti, non dobbiamo disperare: dalla stupidità si può guarire.