Bene, ma non benissimo…
Ce lo aspettavamo un po’ tutti, e infatti così è andata. Dopo il grandissimo successo di Nintendo Classic Mini, l’annuncio di un Super Nintendo in miniatura era solo questione di tempo. Quanti e quali giochi includesse il pacchetto però, ci è stato svelato solo di recente. Saranno 21 ed includeranno parecchi veri e propri classici irrinunciabili come Super Mario World, Donkey Kong Country o Super Metroid, grandi capolavori di terze parti come Megaman X e Super Castlevania, e qualche inaspettata sorpresa tre la quali Super Mario RPG Legend of the Seven Stars, grandissimo gioco di ruolo con protagonista il baffuto idraulico di Nintendo, totalmente inedito per noi europei, e Star Fox 2, mai pubblicato ufficialmente fino a oggi (ecco il nostro approfondimento se volete saperne di più sul titolo). Tutti contenti quindi? Non esattamente. Riteniamo infatti che, vista la mole enorme di capolavori usciti sulla console 16 bit di Nintendo, a cui pure una selezione di 50 giochi starebbe stretta, si poteva fare qualcosina di più. Nello specifico, abbiamo provato ad immaginare almeno 10 grandi videogiochi per Super Nintendo, che in aggiunta ai 21 presenti in questa riedizione da collezione, avrebbero reso l’offerta ludica decisamente più significativa. Eccovi quindi la lista dei nostri grandi esclusi.
Chrono Trigger (1995)
Sicuramente la lacuna più grossa della lineup. Probabilmente il migliore gdr della console e senza dubbio tra i migliori giochi in assoluto per Super Nintendo. Dalla magica e irripetibile alchimia tra i talenti di Sakaguchi (il creatore di Final Fantasy e autore di tutti i migliori capitoli) e Akira “Dragon Ball” Toriyama. Banale e superfluo sottolinearne i pregi da quanto sono palesi. Una grafica che è lo stato dell’arte, che sfrutta il processore a 16 bit della macchina in maniera encomiabile, per creare un incredibile mondo dettagliato e una direzione artistica senza precedenti. Una storia memorabile incentrata sui viaggi nel tempo, alcuni dei migliori personaggi mai creati in un gioco di ruolo giapponese e un sistema di combattimento innovativo e profondo. Un gioco semplicemente epico. Sarebbe stata un’occasione stupenda per farlo conoscere a tutti i giocatori che non lo avessero mai provato. La sua mancanza è quasi imperdonabile.
Pilotwings (1990)
SI tratta di un brand di Nintendo dei più bistrattati dalla stessa casa madre, ingiustamente, che nell’epoca dei 16 bit si è ritagliato una buona nicchia di fan con un gameplay fresco e immediato. Un simulatore di volo arcade semplice e geniale, che molto prima dell’arrivo della grafica poligonale, portò sui nostri schermi un ambiente di grande profondità, con un grande senso di velocità e delle sfide basate sui riflessi e l’abilità che ancora oggi pad alla mano, regalano momenti i grande divertimento. Unico nel suo concept, si tratta di un gioco molto rappresentativo del Super Nintendo che quindi per queste ragioni, avrebbero dovuto riproporre.
Final Fight (1992)
Uno dei pionieri dei picchiaduro a scorrimento, e uno dei rappresentanti più iconici non solo del genere, ma anche dell’epoca. Final Fight infatti rappresenta tante cose: la parte cafona degli anni 90, i film tamarri, le sale giochi, la nascita degli sprite belli grossi, pomposi, anni luce più belli e moderni rispetto al passato. E poi su Super Nintento sono usciti moltissimi picchiaduro a scorrimento. Come si può non inserirne nemmeno uno? Parliamo di una tipologia di videogiochi estinti che proprio in quel decennio ha dato il meglio di sé. Inoltre ci dai anche la console con 2 pad, l’occasione era perfetta! Nintendo che combini cavolo…
Earthworm Jim (1994)
Earthworm Jim era un gioco incredibile e unico. Non solo era uno dei pochi ibridi tra action sparatutto e platform di quel periodo, ma vantava un’estetica stralunata e visionaria assolutamente irripetibile, un umorismo nonsense raro, un gameplay frenetico e riuscito, e una grafica che penso spingesse le capacità di SNES come mai prima d’ora, con animazioni talmente belle da sembrare a tratti un cartone animato (ovviamente con la percezione che avevamo al tempo). Un personaggio favoloso dimenticato completamente dall’industria, che perde una fantastica occasione per fare in qualche modo ritorno nei nostri televisori. Male.
NBA Jam (1993)
Certo gli sportivi non erano il genere di punta all’epoca dei 16 bit, ma NBA Jam era uno di quei giochi che piaceva a tutti, amanti dello sport o meno. Questo perché il suo stile arcade ed esagerato, che lasciava a casa qualsiasi pretesa di simulazione, lo rendevano divertentissimo. Invece del classico 5 contro 5, NBA Jam vedeva scontrarsi squadre di 2 soli membri. Niente regole e niente tatticismi di sorta, solo una continua frenetica rincorsa al pallone per compiere balzi inumani verso il canestro e incendiarlo con spettacolari e improbabili schiacciate. Un altro gioco che fu una vera cartolina degli anni 90. Insomma voglio dire, con i cheat era possibile giocare anche nei panni di Bill Clinton, ma di che stiamo a parlare?!
Donkey Kong Country 2: Diddy’s Kong Quest (1995)
Non ci basta il primo capitolo della saga. Non questa volta. Non per Donkey Kong Country. La prima avventura di Donkey e Diddy fu importantissima, non solo perché si trattava di un gioco meraviglioso sul piano ludico, ma anche perché dimostrò quanto Super Nintendo avesse moltissimo ancora da dire in termini di grafica e sonoro nonostante il fiato sul collo delle ormai vicine console di nuova generazione. Un gioco eccezionale sotto tutti gli aspetti che però vide l’ottimizzazione definita della sua formula con il secondo capitolo, che riusciva nell’incredibile impresa di migliorare ogni singolo aspetto del già bellissimo Donkey Kong, soprattutto grazie ad una maggiore varietà dei livelli, diventando probabilmente il migliore della serie.
Super Bomberman (1993)
Il marchio Bomberman basta da solo ad etichettare e rappresentare una intera generazione di videogiochi. Si tratta di una formula di gioco che è diventata Cult e che praticamente tutti conoscono. Ora, siccome SNES ospitava probabilmente il migliore -o almeno uno dei migliori- titoli appartenenti alla serie, qualcuno mi vuole dire perché diamine non è stato inserito tra i giochi di SNES Mini??? Certo, non sarebbe stato possibile giocare in 4, ma anche in 2 l’esperienza Bomberman funziona sempre alla grande vista la sua immediatezza e genuinità. Uno degli ultimi capitoli classici della serie prima che andasse a insozzarsi con altre cose nei capitoli successivi. Sarebbe stato bello riviverlo…
Teenage Mutant Ninja Turtles: Turtles in Time (1991)
Le Tartarughe Ninja erano tutto negli anni 90, anche per quel che riguarda i videogiochi. Ricordate il fantastico coin op di Konami? Quel beat’em up a scorrimento che diciamocelo ad oggi è considerato ancora il miglior gioco mai dedicato alle quattro testuggini verdi? Bene. Su Super Nintendo forse non tutti sanno che quel titolo era stato preso e potenziato sotto tutti punti di vista: la grafica, il gameplay, la varietà dei livelli, ogni cosa. Non avreste voluto quindi rigiocarci o magari provarlo per la prima volta, seppur con un po’ di ritardo? Io si. Tanto.
Super Star Wars: The Empire Strikes Back (1993)
Nell’era dei giochi tratti da film schifosi, uno si ergeva sopra gli altri come unico rappresentante riuscito di trasposizione videoludica da un noto film commerciale. E non un film qualsiasi, ma il miglior capito della propria trilogia. Una serie di coincidenze astrali fantastiche per cui Super Star Wars: The Empire Strikes Back entra prepotentemente in questa lista. Ottima grafica, sonoro incredibilmente fedele alla fonte di ispirazione (con le dovute proporzioni ovviamente) e delle belle sezioni varie e divertenti tra tutte le principali location della pellicola, in cui alternandosi tra salti, poteri della Forza, spadate e smitragliate laser a tutto schermo, arrivavamo, non senza faticare un bel po’, all’epico scontro finale con Darth Vader.
Demon’s Crest (1994)
Questo Spin off di Ghosts’n Goblins, che ci crediate o meno, valeva esattamente quanto il titolo originale. Nei panni di uno dei nemici della serie, un demone Red Arrem, chiamato Firebrand, avevamo il compito di recuperare 6 manufatti elementali attraverso una serie di livelli dal gameplay frenetico e avvinghiante. Il gioco era piuttosto originale, anche solo per il fatto che proponeva praticamente da subito una bella boss fight immediatamente dopo l’introduzione. Nonostante i limiti di SNES e la sua natura derivativa, il titolo riusciva a trasmettere una grande atmosfera, colma di personalità. Prendeva lo stile dark di Ghost’n Goblins e lo rendeva se possibile ancora più oscuro e grottesco attraverso una cifra artistica che non lesinava in dettagli e scelte cromatiche fredde d’effetto, senza dimenticare le ottime musiche orchestrali che accompagnavano il tutto. Un titolo di nicchia che molti non hanno potuto apprezzare all’epoca, una perla nascosta della softeca di SNES che avrebbe sicuramente impreziosito ulteriormente la rosa di titoli proposti in questa riedizione della console.