Lo Swamp Thing di Alan Moore è prima di tutto un manuale di filosofia, poi un trattato di antropologia, e infine anche un’ottima storia horror.
La cosa della palude è una figura avvolta nel mistero, o almeno è così per la maggior parte dei lettori, o spettatori, più casual del mondo supereroistico. Dopotutto, quello dell’Horror è sempre stato un genere deriso dalla critica e ostracizzato dal grande pubblico e per questo, nonostante l’enorme successo fumettistico di Swamp Thing, se ne parla in realtà sempre molto poco in giro.
Malgrado ciò, il personaggio creato da Len Wein e Berni Wrightson è arrivato ad ottenere una propria serie TV all’interno della piattaforma di streaming DC Universe, che da qualche anno permette agli utenti americani, e soltanto a loro, di accedere all’intera libreria dei fumetti DC Comics, alle serie animate e ai nuovi show. Un paio di questi, davvero ottimi (almeno secondo noi), li abbiamo visti anche in Italia, come Titans, mentre siamo in attesa dell’arrivo (speriamo presto) di Doom Patrol.
Non sappiamo se e quando la serie su Swamp Thing arriverà da noi, quello che sappiamo però è quanto il personaggio sia stato importante per il mondo del fumetto supereroistico americano. Questo grazie alla penna di Alan Moore, che ai tempi, nel corso degli anni ’80, aveva appena pubblicato un piccolo successo, V per Vendetta. Il Bardo di Northampton fu scelto dalla DC per far rinascere Swamp Thing, la cui avventura editoriale si era chiusa nel 1976 a causa delle basse vendite, inevitabilmente calate dopo un grande successo iniziale. Ma allora, cosa spinse la Distinta Concorrenza a tornare nella melmose acque della Cosa delle Paludi? Un po’ il destino e un po’ la fortuna. Prima la fortuna, perché nel 1982 quel geniaccio di Wes Craven decise di prestare la sua cinepresa proprio al nostro mostrone verde, rimettendolo sotto l’attenzione del pubblico. Poi arrivò il destino, perché per la sua rinascita la DC decise, appunto, di metterlo nella mani di Moore.
Una scelta, questa, che portò l’autore al grande successo e che diede il via alla cosiddetta British Invasion, ovvero il quasi dominio del mercato fumettistico da parte di autori britannici, come Neil Gaiman o Grant Morrison, che rivoluzionarono il modo di fare e pensare il fumetto.
Alan Moore: Saga of the Swamp Thing
Che lo Swamp Thing di Alan Moore è un fumetto rivoluzionario (l’abbiamo già detto), ma perché è così importante? Nel ciclo di storie scritto “Saga of the Swamp Thing”, Moore ha apportato cambiamenti importanti alla forma con cui tutti i fumetti venivano sceneggiati e disegnati. Per prima cosa impostò una narrativa molto più cinematografica e meno statica, con un ampio uso del cliffhanger.
Le doppie splash page abbondano nel fumetto di Moore e le vignette smettono di essere dei semplici riquadri che contengono le scene divenendo parte integrante della narrazione, adattandosi al contesto, distorcendosi nei momenti più psichedelici, passando da quadrati a cerchi e proponendo una visione più dinamica e attiva dell’arte sequenziale. Cambiamenti che avranno grosse ripercussioni su tutto il modo in cui si narra per immagini e che oggi diamo quasi per scontato all’interno del fumetto moderno.
Il successo di un fumetto però non viene soltanto dal disegno, ma anche dalla qualità delle storie, e il mostro delle paludi di Alan Moore di qualità ne ha da vendere. Saga of the Swamp Thing è un racconto che parla innanzitutto dell’uomo, ma è anche un racconto sull’ambiente e l’inquinamento, sulla filosofia, sulla discriminazione, sull’amore e sul sesso, e tutto questo viene inserito in un contesto fortemente orrorifico, dalle tinte noir, con una buona dose di violenza e inquietudine.
È nato prima l’uomo o la pianta?
Una piccola nota: Swamp Thing nel corso delle varie testate ha visto le proprie origini venire modificate più volte dai vari autori, aggiungendo tasselli, togliendoli o addirittura riscrivendole totalmente da capo, seppur mantenendo comunque lo stesso filo conduttore dello scienziato che cade in una palude. Lo Swamp Thing di Alan Moore è infatti profondamente diverso da quello di Len Wein e Berni Wrightson, per questo, oggi parleremo solo della cosa nella palude di Moore.
Alan Moore scrive di Alec Holland, un brillante scienziato che inventa una formula biogenerativa in grado di migliorare i campi della botanica e della medicina. Quando si rifiuta di vendere la formula, il suo laboratorio viene fatto saltare in aria e Alec muore nell’esplosione. Il suo corpo finisce nella palude, dove viene assorbito e divorato dalle piante circostanti che ne assorbono la memoria, divenendo l’essere senziente conosciuto come Swamp Thing, una pianta che crede di essere un umano. Nel corso della serie, il mostro cadrà più volte preda dei dubbi esistenziali sulla sua natura, ma la memoria di Alec Holland gli permetterà di agire quasi sempre per il bene, diventando un eroe. Ho detto quasi sempre perché in Saga of the Swamp Thing il bianco e il nero si mischiano costantemente tra loro.
Più volte Swamp Thing ha collaborato per salvare il mondo insieme alla Justice League ed altri antieroi come Etrigan o Constantine, quest’ultimo personaggio nato proprio dalla penna di Moore sulle pagine di Saga of the Swamp Thing. Molte altre sono le volte in cui ha combattuto per salvare l’amata Abigail Arcane, unico amore ed ossessione del mostro della palude, o meglio, di ciò che resta della memoria di Alec.
L’amore per Abigail è tanto spirituale quanto carnale, e il loro accoppiamento viene raccontato in una delle storie più surreali e oniriche dell’intera Saga. Questo però comporta anche l’arresto di Abigail, denunciata per atti impuri e imprigionata a Gotham, dove Swamp Thing minaccerà Batman di uccidere l’intera popolazione per salvare il suo amore, trasformando la cosa della palude da eroe a criminale; oppure è Batman ad essersi trasformato da eroe a criminale bigotto?
È su questo tipo di riflessioni che Moore pone l’accento in tutto il suo lavoro con Swamp Thing.
La difficile eredità di Alan Moore
Ci sarebbe tanto altro da dire riguardo Saga of the Swamp Thing, ma per farlo si dovrebbe necessariamente spoilerare, ed è una storia talmente bella che sarebbe ingiusto pararne oltre togliendovi il piacere della lettura. Quindi, quando Alan Moore lasciò la testata e iniziò a lavorare al suo più grande capolavoro, Watchmen, la serie della DC passò nelle mani di altri, tra un continuo ondeggiare di alti e bassi, scontrandosi costantemente sullo scoglio rappresentato dal lavoro di Moore.
Il primo ereditiere fu Rick Veitch, che riuscì a mantenere buona la qualità della serie portando Swamp Thing in giro per lo spazio-tempo dell’universo DC Comics. La serie di Veitch rimuove quasi totalmente la filosofia e la poetica di Alan Moore, creando qualcosa di più mainstream, ma non per questo necessariamente meno profondo. Restano i temi della denuncia sociale verso la guerra, l’inquinamento ambientale e le riflessioni sulla natura dell’essere umano. Veitch non finì mai di scrivere la sua storia, che venne conclusa da Doug Wheller, perché la DC rifiutò la sua proposta di far viaggiare Swamp Thing ai tempi di Gesù, cosa che fu ritenuta offensiva.
Dopo Veitch, Swamp Thing non riuscì più a decollare, nonostante la Cosa delle Paludi resti un personaggio abbastanza apprezzato. Così la DC Comics decise di giocare sporco e vincere facile, mettendo a lavorare sulla stessa testa due autori come Mark Millar e Grant Morrison. Nemmeno loro però riuscirono nell’impresa di superare Moore, ma comunque, per gran parte del loro percorso, gli tennero testa più volte. Millar e Morrison riportarono finalmente sulla testa le atmosfere di Saga of the Swamp Thing, in una versione più moderna, riproponendo quello sfondo esoterico e mistico che riempiva le pagine di Moore, ed osando ancora di più proponendo necrofilia e satanismo, attingendo fortemente dalle tradizioni letterali inglesi e dalle influenze moderne come il cinema di David Lynch.
Cos’è allora che è mancato ai due autori? Semplice a dirsi: oltre ai disegni non sempre all’altezza a causa dell’alternarsi dei disegnatori, la cosa che mancò di più fu tutto l’approccio nuovo di scrivere e pensare il fumetto, quello del ventunesimo secolo che proprio loro hanno contribuito a creare. Essenzialmente, Millar e Morrison hanno fatto quello che gli ha insegnato il Bardo di Northampton molti anni prima, creando qualcosa d’irrimediabilmente vecchio, seppur affascinante in tante sue parti.
Da quel momento, le cose si fecero strane per la Cosa delle Paludi: nonostante il succedersi di tanti autori, come Brian K. Vaughan, Scott Snyder e Charles Soule, riesce ad esistere solo sotto forma di saghe brevi, per quanto di ottimo livello. Anche se il suo mito continua a essere intramontabile, per Swamp Thing il presente è abbastanza tormentato, perché sembra mancare uno scrittore capace di rivalutare il personaggio oltre l’ottica della miniserie. Del resto, si sa, gli Alan Moore non crescono esattamente sugli alberi.
Oltre la palude
Abbiamo avuto modo di percorrere, seppur brevemente, l’intesa vita editoriale di Swamp thing, una lunga storia editoriale che ha avuto una seconda giovinezza dovuta, in buona parte, a Wes Craven e al suo talento, come abbiamo visto. Potremmo quasi dire che, in anticipo sui tempi, il cinecomic di Craven, all’epoca già conosciuto per L’ultima casa a sinistra e Le colline hanno gli occhi, permise ad un pubblico più ampio di conoscere questo personaggio e favorire il ritorno in carta e melma. Il film, che da noi è stato tristemente tradotto in Il mostro della palude, in realtà c’entra poco col fumetto da cui prende il nome, ma fu comunque un successo grazie al quale la DC decise di far rinascere il personaggio nelle mani di Moore. Il film ebbe anche un seguito, Il ritorno del mostro della palude, talmente brutto e orripilante da vincere un Razzie Award.
Da quel momento in poi, Swamp Thing non fu estraneo alle apparizioni su schermo e ogni volta che ha avuto l’occasione di passare dall’altra parte ha sempre fatto la sua onesta figura. Oltre alla varie presenze in diverse serie animate (la più recente è nel film Justice League Dark) e una vecchia serie TV trasmessa agli inizi degli anni ’90, anche questa da noi tristemente tradotta come I misteri della laguna, Swamp Thing doveva anche apparire nel live action dedicato alla Justice League Dark, pellicola che per ora pare essere finita nell’oblio. L’ultima ma non ultima apparizione sullo schermo l’abbiamo nel videogioco Injustice 2.
Come avete visto Swamp Thing, che sia quello di Alan Moore o di qualsiasi altro autore, non è certamente un personaggio secondario da sottovalutare, nonostante l’alterna fortuna. Che amiate il genere supereroistico, quello horror, entrambi, o se semplicemente vi piacciono le buone storie, allora non potete restare ad affondare nella palude dell’ignoranza.