Fotografare il cibo è una cosa bella… forse.
L’altro giorno, estremamente soddisfatto da una mia creazione culinaria, sono stato colto da quell’irrefrenabile voglia di prendere il mio smartphone da due lire e scattare una foto al piatto prima di gustarlo. È una scena a cui sarete sicuramente abituati, e che molto probabilmente avete contribuito a creare, sei lì a tavola (magari al ristorante) è riesci a pensare ad una sola cosa: devo fotografare il cibo. Per quanto sia una pratica di per se innocua, fotografare il cibo ha un’impatto sociale notevole. A seguito del mio scatto di qualche giorno fa mi sono arrovellato nel cercare di dare una spiegazione a questo fenomeno. Ho letto pareri enormemente contrastanti a riguardo, da simpatici slogan in stile: “il cibo si mangia, non si fotografa”, a cose come “viviamo nell’era del foodporn“. Tra l’altro basta fare un giro su Instagram e, se scartiamo i selfie softporn di zoccolette in cerca di attenzione, e le foto di persone ossessionate dai gatti quello che resta sono proprio le pietanze più disparate colte in flagranza di bontà e immortalate per sempre in quei filtri visti e rivisti. Ok, dicevo è una cosa innocua, ma vedendo l’eco che ha sul web, ti ci senti anche un po’ stupido a fotografare il cibo anche tu. Benché sia abbastanza convinto sul problema della post-emozione, o emozione postuma, bisogna comunque fare un po’ di distinzione. Non che voglia giustificare il mio comportamento, anzi, vorrei solo sottolineare come la motivazione dietro quegli scatti sia fondamentale se vogliamo analizzare il fenomeno. Nel mio caso sono uno che è capace di bruciare persino un po’ di latte con dei cereali, essere riuscito in un’impresa gastronomica è qualcosa da ricordare, quale modo migliore per testimoniare l’evento con una foto? Da qui a fotografare le patatine stanie del McDonald’s e hastaggarle con foodporn, ci passano diversi livelli di bimbominchiaggine. Su questo argomento mi piace andarci soft, chi mi legge sa che quando ho da “smerdare” qualcuno o qualcosa non mi tiro certo indietro, ma proprio sul fotografare il cibo, trovo ci siano diverse sfaccettature da considerare. Prendiamo ad esempio il cibo etnico. Ti trovi in una famosa capitale, il cui paese è rinomato per il suo cibo raffinato e gustoso… spendi fior fior di quattrini per ordinare la pietanza più gustosa.
Ti viene servito un piatto che già dal punto di vista architettonico è un’opera d’arte, le tue papille gustative già sognano un viaggio tra i sapori di mille ed una notte. Insomma hai davanti a te qualcosa di unico, che ti colpisce. Rapido come un pistolero del far west estrai dalla sua fondina il tuo smartphone (o addirittura una Reflex se sei un duro) e inizi a scattare senza pietà: da ogni angolazione, con qualsiasi filtro o tonalità di colore. Quel piatto fantastico si concede in tutta la sua maestosità alle tue velleità da fotografo. Ok, sono il primo a riconoscere che certi atteggiamenti sono esagerati. A maggior ragione quando non siamo nella fortezza della privacy di casa nostra e anche perché, fotografare il cibo davanti a degli estranei fa sempre un certo effetto. In molti considereranno la scena come banale e trista… ma analizziamola con la dovuta attenzione. È chiaro che quando si va all’estero per forza di cose si viene in contatto con cibi esotici, del tutto diversi dal nostro e che spesso, la cura riservata all’impiattamento è magistrale. Ragionando su semplici basi statistiche: quante altre volte nella vita vi ricapiterà di trovarvi davanti quella pietanza? Se non viaggiate spesso, con molta probabilità, quella sarà la prima è l’unica volta in cui avrete davanti agl’occhi quel manicaretto. Una cosa vedibile una sola volta nella vita, non merita forse una foto? Certo anche la parmigiana di melanzane di vostra madre ha il suo perché… ma facendola almeno trenta volte l’anno, forse non è il caso di fargli una foto ogni volta. Il punto è proprio questo: l’esagerazione. Fotografare il cibo è diventata una moda. E come tutte le mode ha trovato terreno fertile in tutte quelle persone che non hanno un cazzo da fare. Sushi? Foto obbligatoria. Il dolce della nonna? Non sia mai saltare uno scatto che poi non lo si gusta a pieno.
Non ho controllato, ma sono sicuro che da qualche parte nel web ci sarà almeno uno scatto di “una zuppa di latte” che, tradotto in linguaggio comprensibile, non è altro che del comunissimo latte in cui ci si inzuppa dei biscotti o qualunque altra cosa. Perché questa moda ha preso piede? In realtà penso che spiegarne il motivo sia persino semplice. Tornante mentalmente indietro nel tempo. Al periodo storico in cui, almeno per i passatisti, tutto era meglio, c’erano i valori della famiglia e tutta quella roba lì. Le persone, spesso con macchinette usa e getta, si riunivano per festeggiare eventi o semplicemente cazzeggiare… nessuno o quasi fotografava il cibo! La gente prima era più intelligente? No, anzi, di sicuro c’erano foto altrettanto pessime. Solo che costando i rullini un occhio della testa e avendo anche una quantità piuttosto limitata di scatti, semplicemente si preferiva (anche per la mancanza della moda) fotografare altro. Oggi si fotografa il cibo perché non ci costa nulla. Il fattore economicità non è il solo, ma va a braccetto con quello che è in realtà l’elemento principale di questo fenomeno: la condivisibilità. Suonerà un po’ banale: ma oggi siamo sempre connessi. Praticamente ovunque abbiamo la possibilità di condividere le nostre foto e attendere speranzosi che gli altri ci lascino una qualche forma di apprezzamento. Ma voi vi immaginate negli anni ’80 fare una foto al barbecue, e aspettare due settimane per pavoneggiarsi dal vivo con gli amici? Insomma oltre triste, era anche piuttosto macchinoso. Il web ha accorciato enormemente questi tempi, e il nostro ego ringrazia. Inoltre il cibo ha un fattore di viralità enorme. Anche la foto più scrausa, del piatto più scemo e insipido, ci cattura. Impossibile resistere, se c’è da mangiare sulla nostra bacheca lo notiamo. La facilità di condividere le nostre foto, avere degli elementi che di per sé hanno del potenziale visivo e immaginifico incredibile, la possibilità di visualizzare all’istante le reazioni dei nostri amici…. tutti questi fattori contribuiscono quasi in maniera esclusiva a rendere di moda il fenomeno di fotografare il cibo. Come vi dicevo prima, purtroppo spesso si esagera. Quando una moda diventa di massa, la massa si sa, la mortifica nella maniera più ingrata possibile, trasformando una cosa piacevole in un qualcos’altro di stucchevole e pesante. Oppure più semplicemente il cibo ci piace, ci piace a tal punto che mangiarlo non ci basta più.