La realtà virtuale è ancora inutile
Qualche settimana fa sono stato a Praga, tralasciano le bellezze che la città ha da offrire mi è capitato di imbattermi in una “visita guidata” che mi ha lanciato in un vortice infinito di elucubrazioni sulla realtà virtuale. Per un po’, a dire la verità, ho abbandonato questi pensieri, schiavo del tran tran quotidiano e dalle tante, tantissime distrazioni di questa vita moderna. Oggi in questo mio editoriale da due soldi, volevo condividere i pensieri fatti quel giorno. Per come la vedo io, la realtà virtuale è così tanto inflazionata da un punto di vista fantascientifico che, fin quando non sarà allo stesso livello di Sword Art Online, ci sembrerà una stronzata senza pari; insomma per quanto la tecnologia si stia muovendo davvero bene in questo settore (grazie principalmente all’Oculus Rift) a conti fatti della realtà virtuale, salvo qualche accanito tecnovictim, nessuno ne sente il bisogno. Sì, è carino mettere il visore e guardarsi intorno e fare qualche giochino stupido, è suggestivo utilizzare il Rift per rivivere in prima persona videogame horror; tutto molto bello, davvero… ma anche senza si sta veramente bene. Il punto focale della situazione, non è tanto la tecnologia in sé, ma le aspettative che abbiamo da essa. Lo ripeto il visore (o meglio i visori considerando quelli in uscita) è anche fatto bene, è davvero un gioiello della tecnica, ma quando si pensa a realtà virtuale, ci si immagina indossare un casco fighissimo e teletrasportarci in un mondo onirico e chissà, magari riuscire tramite neurostimolazione a percepire gli oggetti toccandoli… descritta così, la realtà virtuale sembra davvero troppo lontana. Sarà realmente così? Cosa possiamo fare nel frattempo, accontentarci di questi “mezzucci” della tecnologia odierna? In verità, nonostante sia uno scettico patologico, vi dico che da questa realtà virtuale c’è da aspettarsi cose piuttosto interessanti, ed è stato proprio in quel di Praga che me ne sono convinto. Quando una tecnologia di per sé non è ancora in grado di superare le aspettative che se ne hanno, ci sono solo due possibili sviluppi: il primo è ovviamente il fallimento, se pensate ai primi tentativi di realtà virtuale come il Virtual Boy o altre cacate simili, oppure i primi cinema in 3D, è chiaro come la tecnologia davvero troppo prematura per ciò che dovrebbe essere è destinata al fallimento o meglio, ad una sorta di ibernazione, per rispuntare in tempi migliori. Il secondo sviluppo, grazie anche a qualche sapiente investimento, è la massimizzazione del risultato ottenibile con quella tecnologia. È un concetto di stampo economico, si prende una determinata situazione e, indipendentemente da tutto, si cerca di ottenere il massimo con il minimo investimento. Applicando la stessa cosa alla realtà virtuale, si cerca di ottenere il massimo da un investimento minimo, dove investimento non sta a significare l’esborso economico, ma l’attuale situazione tecnologica che ovviamente non permettere – e forse non permetterà mai – cose fighissime come il sopracitato Sword Art Online.
La realtà virtuale sarà utile?
Allo stato attuale bisogna trovare applicazioni pratiche alla realtà virtuale, concettualmente il lavoro di sviluppo è diventato più intellettuale che tecnologico. Se ad oggi l‘Oculus Rift, e in futuro altri visori, si sono rivelati come “simpatiche periferiche per cazzeggiare” non è detto che qualche geniaccio non giustifichi ampiamente l’utilizzo di questi dispositivi. Tralasciamo il gaming, è un’applicazione forse anche troppo scontata e di sicuro lontano dalle masse, nonostante i videogiocatori sono tanti, converrete con me che i potenziali interessati alla realtà virtuale come la conosciamo oggi, sono davvero pochi in proporzione alla mole di videogamers. Io punterei più alle masse, che in questo caso non definirei nemmeno casualoni, ma semplicemente persone a cui la tecnologia si rivolge. L’offerta presente nell’immagine è quasi sicuramente una stronzata e lo dico senza correre il rischio di essere incoerente, eppure nasconde in sé qualcosa di potenzialmente geniale. Per me – finalmente vengo al dunque – il futuro della realtà virtuale sta appunto nei possibili utilizzi. Immaginate di indossare il vostro visore ottico preferito e teletrasportarvi al Louvre. Siete nel museo più famoso al mondo, e grazie ad uno schermo in HD, potrete ammirare le migliori opere italiane trafugate da Napoleone! Mi direte voi: eh ma da vicino è tutt’altra cosa… il discorso è praticamente un cliché per ogni tipo di esperienza simulativa. Ve la butto lì, immaginate di essere un tetraplegico e di essere materialmente impossibilitati di visitare musei e/o città, non vi sembra questa una svolta epocale per la realtà virtuale?
A tal proposito Google, qualche anno fa, inaugurò un progetto simile chiamato Google Art Project, in cui appunto si poteva accedere ad una vasta quantità di opere d’arte e musei. Ciò che mi chiedo io è, quanto tempo passerà prima che si inizi ad utilizzare i visori anche per questi scopi? Non è una moralizzazione sull’utilizzo di queste periferiche, piuttosto un sincero invito a chi sviluppa su queste piattaforme. Gli utilizzi volendo sono tantissimi, non ho avuto il coraggio di cercare, ma sono sicuro che prima o poi anche il mondo del porno invaderà la realtà virtuale (ammesso che non l’abbia già fatto). Il cosiddetto cybersex è un altro mito ricorrente in molte opere fantascientifiche (c’è una bellissima critica relavita al sesso virtuale in un episodio di Futurama) e appunto ora come ora, con i dovuti limiti tecnici, mi pare sia una cosa abbastanza fattibile. Questi sono esempi da chi effettivamente non lavora sul campo ma che però sono indice di un grande potenziale inespresso, se considerassimo l’utilizzo medico, bellico, cinematografico e chi più ne ha più ne metta, ci ritroveremmo subito con una marea di idee da sfruttare. Oculus Rift, dopo l’acquisto da parte di Facebook, ha fatto perdere un po’ le sue tracce, effettivamente la periferica allo stato attuale non gode di buona fama da parte dell’utenza, tuttavia la compagnia di Zuckerberg ha sbagliato poche mosse fino ad ora, quindi c’è tempo prima dell’effettivo rilascio e chissà che non ne esca fuori qualcosa di incredibile.