Netlfix propone un anime dedicato ai fan di Tekken… Ma solo a loro
a appassionato di videogiochi, di picchiaduro, e di anime in generale, non potevo astenermi dal dare un’occhiata alla nuova serie animata dedicata a Tekken pubblicata su Netflix. E infatti appena è uscita mi ci sono approcciato con molta curiosità, complice il fatto che Harada pareva spingerla, facendo intendere una certa e sentita partecipazione nella realizzazione del prodotto. E ora che l’ho conclusa, direi che possiamo parlare. Tekken Bloodline racconta sostanzialmente la storia di Tekken 3, uno dei capitoli più celebri e amati della saga. Da questo punto di vista è estremamente fedele alla lore del capitolo, ma altresì, aggiunge veramente poco nei brevi episodi di cui è composta la serie; poco che si può sostanzialmente ridurre alle origini del personaggio di Jin Kazama e alla sua preparazione al terzo Iron Fist Tournament per affrontare il demone Ogre e vendicare la mamma Jun.
Ci si concentra quasi esclusivamente sulle figure di Jin, combattuto tra i valori positivi tramandati dalla mamma e quelli votati alla pura violenza imposti dal nonno Heihachi Mishima, e su quest’ultimo, il solito bastardo freddo, calcolatore e spietato che i giocatori di Tekken conoscono bene. Dopo di ché, verso l’episodio 4 il focus è interamente sul torneo vero e proprio fino al finale che richiama praticamente in tutto e per tutto l’ending di Jin di Tekken 3. Posso dire che ho apprezzato molto le reference e l’attenzione alla fedeltà rispetto al materiale videoludico, sia per quanto riguarda le molte strizzate d’occhio ai fan, come Xiaoyu che vuole costruire un Luna Park con il premio del torneo, sia per come sono stati mantenuti e rispettati i background dei personaggi originali: Paul è conosciuto come uno dei più forti veterani delle scorse edizioni dell’Iron Fist Tournament, King è sostanzialmente un sostituto del King originale che è stato ucciso da Ogre, ecc.
In tal senso davvero nulla da dire, tutto torna, i fan possono essere felici, però non posso comunque fare a meno di pensare che si poteva fare ben di più. La serie è troppo “tirata via”, frettolosa, con un taglio narrativo grossolano anche considerandolo un anime di combattimento. Molti personaggi, anche celebri, sono camei a cui è dedicata mezza inquadratura, non capisco poi perché da una parte dare spazio Leroy che non c’entra nulla con la storia di Tekken 3 e dall’altra invece ignorare totalmente personaggi ben più iconici e presenti in quel capitolo. Molti scontri poi che potevano essere interessanti sono tagliati di netto per concentrarsi su una manciatina risicata di essi. Ma parliamo proprio dei combattimenti e collateralmente della cosmesi della serie.
Si è scelto un approccio quasi totalmente in CG come ormai non è più una novità nell’ambito anime. Al netto di questo, onestamente il character design non mi fa impazzire: il tratto e l’uso del colore sono troppo spigolosi, uno stile che per certi personaggi “funzonicchia”, ad altri attribuisce connotati un po’ anonimi, ed ad altri ancora li rende proprio brutti, come il povero Paul per esempio. L’uso della computer grafica però c’è da dire che dà una certa continuità rispetto all’estetica dell’azione nel videogioco. Le mosse dei personaggi, gli impatti, le inquadrature… è tutto molto riconoscibile dai fan. Ho individuato praticamente qualunque tecnica e combo di Jin e di molti altri personaggi e l’azione -grazie anche alla rotazione intorno ai combattimenti della telecamera in molti frangenti- è sempre piuttosto chiara e leggibile. Questo mi è piaciuto e giustifica parzialmente la computer grafica.
Detto questo, gli scontri sono brevi e anche qui non c’è narrazione interna nel loro svolgimento. I contendenti si scambiano le rispettive tecniche, una volta arranca uno, una volta arranca l’altro, e poi uno dei due finisce con una tecnica qualsiasi l’avversario. Nel mentre non si dicono niente, non c’è un crescendo, non si segue una linea drammaturgica o strategica di qualche tipo, nulla. La serie è molto breve, i combattimenti iniziano pure tardi e sono cortissimi, posso capire si voglia tenere un certo ritmo ed essere asciutti, e posso anche apprezzarlo da un certo punto di vista, ma se le cose stanno così e non c’è niente più che una piacevole imitazione del gioco per quel che riguarda le dinamiche sul ring, esattamente che valore stai dando al prodotto? È una serie né carne né pesce, per metà è dedicata al background del protagonista, raccontato banalmente a dire il vero, e per metà ai combattimenti del torneo con stacchi pressoché irrilevanti dall’azione pura, in un contesto tra l’altro in cui pesa come un macigno tutto il trascorso dell’immaginario creato da Harada con moltissimi riferimenti che stuzzicano i fan, ma anche chi non conosce la storia e avverte l’importanza di certi avvenimenti solo citati, primi tra tutti quelli legati all’iconica figura di Kazuya.
Avvenimenti e riferimenti che per me non ha molto senso scalfire cosi superficialmente, se non per dichiarare apertamente che sei solo ed esclusivamente un prodotto dedicato ai fan che conoscono già il mondo di Tekken. Dico io, giacché vi mettete a fare una trasposizione animata nuova di Tekken, investiteci risorse e tempo e fatela bene in modo da intrigare un pubblico più ampio dando un senso e uno spessore ai personaggi, che non è che fa male manco in un anime dedicato alle mazzate eh! Non ci fa schifo penso. Mi sarebbe piaciuta una storia intergenerazionale alla Bizzarre avventure di Jojo, con più episodi e più stagioni. Partendo magari proprio dal primo Tekken. Oppure se proprio si deve fare una serie di arti marziali pura dedicata a questo torneo. Ci sto! Può essere divertente. Ma bisogna spingere forte allora su questa componente, con convinzione! Fai una roba alla Baki, alla Kengan Ashura, usando tutto il cast di Tekken 3, che magari si racconta durante la lotta, con molti più incontri, molto più lunghi, sentiti, intriganti.
Non lo so… Non è che mi ha fatto schifo questa serie, ma la trovo un’occasione sprecata e con poco mordente in cui spicca solo lo zampino di Harada per accontentare i nostalgici di Tekken 3 ma che come prodotto d’animazione giapponese in generale ha veramente poco da dire. Ho trovato migliore personalmente il film in computer grafica Tekken Blood Vengence, che magari era più campato in aria narrativamente ma almeno era più grintoso, spettacolare, e restituiva bene il carattere dei combattimenti e dei personaggi di Tekken. A questo Bloodline invece, per quanto ha mille accorgimenti in tal senso, manca un po’ l’anima. È proprio la quintessenza della mediocrità innocua: la vedo, scorre come l’acqua liscia senza arrecarmi alcun fastidio, ma non mi regala alcun sussulto e se non fosse esistita non cambiava nulla nella mia esistenza come spettatore.
Non aggiunge nulla di rilevante alla storia di Tekken raccontata dai giochi, solo qualche dettaglio che funge da prologo al terzo capitolo per quel che riguarda Jin, ma è veramente poca roba. Bloodline sono 3 ore in cui ci si crogiola nell’immaginario picchiaduristico creato da Harada senza il pad in mano e si passa oltre senza rimpianti dopo i titoli di coda dell’ultimo episodio. A qualcuno basta questo per passare il tempo, da fan di Tekken me la sono passata pure io tutto sommato. Ma solo perché a una certa -capito l’andazzo- ho lasciato ogni pretesa chiusa nel cassetto. I più esigenti amanti dell’animazione giapponese che se ne fregano di Tekken e chi ha un palato un po’ più fine lo troveranno però inevitabilmente un prodotto totalmente irrilevante. E a giusta ragione purtroppo.
La mia impressione è che non ci credessero troppo. Anche la intro, che solitamente è un segmento della serialità giapponese a cui prestano particolare attenzione, è veramente scialba, anonima, e purtroppo è un biglietto da visita onesto su quello che ci aspetta: una serie in cui non si scorge la volontà di sfruttare fino in fondo e per bene un immaginario che sarebbe pure molto figo trasporre in una bell’anime fatto come dio comanda. Anche partendo dalle cose carine che fa Bloodline a livello di messa in scena e azione volendo, ma lavorandoci immensamente di più sotto tutti i punti di vista. Allo stato dei fatti che, ahimé, ormai sono definitivi, rimane una mezza delusione. Anzi facciamo pure tre quarti…