In occasione del Teramo Comix, Stay Nerd ha avuto l’occasione di intervistare Carmine Di Giandomenico, noto fumettista italiano che rappresenta un orgoglio nostrano in questo settore, poiché oltre a lavorare per Bonelli e Saldapress ha collaborato per diverso tempo con Marvel realizzando varie miniserie e What if su personaggi leggendari come Capitan America e Wolverine, ma dedicandosi anche ai personaggi di Spider-man ed Iron Man. Nel 2015 poi ha abbandonato questo sodalizio con la Casa delle Idee per passare alla DC.
Il disegnatore si è quindi concesso gentilmente ai nostri microfoni, rispondendo con cordialità ed estrema professionalità a tutte le nostre domande.
Carmine, tu sei di Teramo, immaginiamo sia quindi un grande piacere per te partecipare a una fiera di fumetto proprio nella tua città natale…
Certo, è normale che mi faccia piacere soprattutto perché è una manifestazione legata al fumetto. Devo dire comunque che negli ultimi anni ho organizzato anche degli eventi correlati a questo mondo in maniera un po’ diversa da quella è la fiera del fumetto standardizzata oggi, che verte sul far conoscere gli autori. Però Teramo Comix è una realtà che esiste da 25 anni, si è consolidata nel tempo ed è cresciuta tantissimo negli ultimi anni. Bisogna dire che gli organizzatori hanno fatto un lavoro egregio, perché hanno avuto una certa attenzione anche verso il mondo attuale del fumetto e quindi veder crescere una fiera come questa nella mia città è davvero un piacere, così come lo è per me parteciparvi.
Hai disegnato per molte realtà di fumetto diverse, Marvel, DC, Bonelli… Eppure hai sempre mantenuto perfettamente integro e riconoscibile il tuo stile caratteristico. È semplicemente il tuo modo di essere artista o è frutto di una scelta precisa? Ritieni che un artista che affronta diverse realtà debba mantenere il più possibile una propria “voce”, nonostante i diversi sistemi di riferimento cui si approccia?
Per quanto riguarda lo stile cerco di essere sempre me stesso ed essere riconoscibile. Non cerco di stravolgere in maniera troppo artistica il tratto, ma la narrazione, che è una cosa completamente diversa. Per quanto riguarda l’avventura in Bonelli ho imparato tantissimo, perché nonostante l’avventura della gabbia possa sembrare semplice, essendo tutto circoscritto all’interno di 6 vignette per pagina, in realtà c’è una complessità maggiore rispetto al fumetto americano. Nel fumetto americano la difficoltà non sta tanto nel tratto o il disegno, ma nella necessità di avere un’indole di storytelling. Devi essere capace di raccontare in maniera chiara, dato che molto spesso le sceneggiature che arrivano lasciano ampio spazio al disegnatore. Lo sceneggiatore ti dà un’indicazione approssimativa, e tu sei – praticamente – il regista.
La differenza sostanziale Italia-Usa la fanno i ritmi. In America si insegue una mensilità, quindi la produttività è più veloce, mentre per un albo Bonelli hai molto più tempo.
Riguardo alla recente discussione sul web sulla figura dell’artista, qual è la tua opinione? Chi, o cosa, è un “artista”?
Ciò che si fa, ha sempre valore, però fare differenziazioni tra artista o artigiano la trovo una cosa decisamente fuori luogo. Anche un falegname è un artista, ma anche un muratore, perché hanno delle capacità, delle tecniche specifiche che gli permettono di creare un’opera.
Il settore del fumetto è tendenzialmente commerciale, perché in ogni caso lo devi vendere. Fare questa differenziazione interna, quando lo stesso artista si trova dentro un mercato che lo fagocita, non ha molto senso. L’unica cosa che dico è “siate voi stessi e siate felici di quello che fate”. Perché se sei felice di ciò che fai non stai lì a pensare se sei o meno un artista. Questo poi lo dirà esclusivamente il tempo.
Che ne pensi del fatto che le case editrici ormai vadano a pescare anche sul web?
Penso sia giusto. Dobbiamo vivere i nostri tempi, ed oggi esistono degli strumenti che ci permettono di disegnare in digitale e di poter far veicolare i nostri lavori alla visibilità di tutti; quindi è giusto che anche le case editrici cambino il modo di approcciarsi alla ricerca di nuovi talenti.
In Italia viene pubblicato attualmente anche il tuo Flash, per le testate DC del dopo-Rebirth. Cosa ne pensi di quest’ultima rinascita editoriale e narrativa?
Devo essere sincero: non conosco tutta la continuity DC, né Marvel, anche perché o leggi o disegni. Ultimamente sono io che sto facendo un rebirth per conoscere da capo un nuovo mondo.
Ciò che posso dire è che abbiamo iniziato questo nuovo ciclo insieme a Joshua Williamson, che già aveva intenzione di dare dei dei rimandi delle vecchie run, ma nello stesso tempo di impostare la struttura come una serie tv, con tanti piccoli imput per poi costruire qualcosa di più grande nel futuro. Io personalmente concluderò, con ogni probabilità, la mia avventura su Flash dopo il numero 24 o 25, e forse continuerò a fare le copertine.
Dove potremo godere delle tue tavole, nel prossimo futuro? Hai qualche progetto in cantiere? O magari un nuovo Guinness World Record (ha stabilito il record del mondo di maggior numero di tavole disegnate nel minor tempo, 56 tavole in 48 ore n.d.R.)…
Dopo la prova del Guinness World Record ho deciso di non mandare più la documentazione per via di varie vicissitudini con l’ente, perché pare non accettassero video caricati su Youtube, e noi abbiamo fatto la diretta streaming. Non ho neanche insistito più di tanto, perché comunque tutti ha visto cosa abbiamo fatto ma soprattutto il titolo come disegnatore più veloce del mondo non conta nulla. L’idea era nata per incuriosire la gente, più che altro i non lettori di fumetto, e devo dire che c’è stato molto successo, tutti hanno visto quanto lavoro ci sia dietro la realizzazione di una tavola.
Ora dovrei prendermi un periodo di “pseudo-pausa”, ma dopo ARF ed Etna Comics comunque mi metterò a supervisionare i testi di questo volume che raccoglierà i primi due di Oudeis più le tavole del Guinness.
Un consiglio che daresti ad un giovane che vuole fare il disegnatore?
Se si ama il disegno e il voler raccontare, bisogna continuare ed insistere, perché solo tramite il costante esercizio, e soprattutto l’osservazione, si ottengono risultati. Bisogna capire che tutto ciò che ci circonda ha una tridimensionalità, ed allora si inizia a comprendere come ci si deve approcciare al disegno. Poi oggi c’è una grande fortuna: internet. C’è immediatezza, si possono presentare i propri progetti, si può contattare l’editor tramite mail, si può avere il proprio spazio, il proprio blog, ecc… E questa risorsa va sfruttata.