Nella cornice del Campus Universitario di Teramo, abbiamo avuto modo di intervistare Fabrizio “Pluc” Di Nicola, illustratore pescarese che ha iniziato il suo percorso dall’Accademia del fumetto della sua città natale per poi lavorare come disegnatore di libri per l’infanzia, collaborando in seguito anche con Panini Kids e Rai2. La strada intrapresa l’ha dunque portato a ulteriori collaborazioni di rilievo e al lavoro in Shockdom, casa editrice per la quale ha realizzato le copertine del tanto discusso Quando C’era LVI, ma soprattutto ad illustrare l’interessante graphic novel “Bruce Springsteen – Spiriti nella Notte”, per le Edizioni Nicola Pesce.
Il gentilissimo Di Nicola ha dunque risposto con piacere a tutte le nostre domande.
Cominciamo da Bruce Springsteen – Spiriti nella notte. Tu sei un fan del boss: vorremmo sapere se questo ti ha aiutato e come è nata quest’idea…
L’idea di fare una graphic novel sul mondo della musica è stata dell’editore Nicola Pesce, che aveva appena fatto un fumetto su David Bowie, “L’uomo delle stelle” e mi chiese se avevo voglia di realizzare un qualcosa di simile. Siccome io sono fan di Bruce Springsteen ho detto subito che avrei voluto farlo su di lui. E tra l’altro, facendo ricerche su internet, ho scoperto che non esistevano fumetti su questo autore. Ci sono un sacco di cose su Lennon, Hendrix ma su Bruce Springsteen niente. Mi è sembrato un paradosso. Quindi ho detto “facciamo un fumetto sulla sua vita”. Dovevamo capire a chi farlo scrivere, ed allora ho proposto Marco D’Angelo, dato che anche lui è un superfan, andiamo ai concerti insieme, traversate di ore e ore in macchina. Parlandone con lui, mi ha suggerito che invece di fare un fumetto sulla vita – anche perché si tratta di una personalità molto tranquilla – sarebbe stato bello realizzarne uno che parlasse anche delle sue canzoni e dei personaggi che ne fanno parte. Così l’ho detto a Nicola Pesce e a lui l’idea è piaciuta, e Marco a sua insaputa è diventato lo sceneggiatore del fumetto.
Come riescono ad interagire il mondo della musica e quello del fumetto?
Secondo me i fumetti sul mondo della musica funzionano molto bene, perché si tratta di personaggi noti con un bacino di pubblico assai grande, e quindi queste storie hanno il pregio di essere destinate anche a chi non è un fruitore di questo settore. Magari c’è il fan dei Queen che non ha mai letto un fumetto ma ne vede uno su di loro e lo compra. Dal punto di vista commerciale funzionano, poi essendo un mezzo che non ha audio, parlare di musica diventa piuttosto complicato. Non è facile da gestire; devi vedere che tipo di lavoro puoi fare perché con un documentario metti le canzoni e la cosa va da sé. Invece nel fumetto non si può fare. Da qui la nostra idea di non realizzare una biografia ma appunto creare delle storie, ed infatti parla di lui che fa un viaggio di una notte in New Jersey e incontra luoghi e situazioni che gli ricordano quando ha scritto quel disco, quando ha incontrato la sua band ecc…
Ok, passiamo alle copertine di “Quando c’era LVI”.
Sono contento che finalmente qualcuno mi chieda qualcosa in merito a “Quando c’era LVI” perché quella copertina ha fatto un disastro. Se la so presa con Stefano (Antonucci n.d.R.), con Daniele (Fabbri n.d.R.), con la Shockdom, con i fumetti della Shockdom, gli hanno buttato la cocacola, ma a me niente. Nessuno m’ha detto niente. E l’ho disegnata io! È vero che l’idea è stata di Stefano, ed è giusto che se la siano presa con lui (ride n.d.R.). Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: “Fabrì mi fai una copertina con Mussolini sottoso… (ride di nuovo n.d.R.). Va benissimo.
Cosa ne pensi del rapporto tra fumetto e politica? Secondo te il fumetto si dovrebbe interessare a questa tipologia di argomenti oppure no? Come si dovrebbero confrontare fumetto e altri medium con la politica?
Secondo me il fumetto può farlo perché è un mezzo di comunicazione, come lo è la musica, la rivista, il libro, il cinema. Puoi parlare di qualsiasi cosa. Il fatto è che se il cinema, che è comunque un medium alla pari, tratta certi temi lo accetti perché da quel tipo di arte ti aspetti tutto. Dal fumetto no. Forse perché il fumetto da noi viene pensato come una cosa per bambini. Vorrebbero che noi raccontassimo storie per far divertire, senza parlare mai di politica. Ma invece il fumetto può farlo, secondo me.
Io poi, essendo disegnatore, non mi scrivo le cose; il mio compito rimane sempre un po’ più legato a ciò che mi dicono di fare. A mio modo di vedere comunque, il fumetto può fare tutto, l’importante è che sia scritto bene e disegnato bene. Poi nessuno costringe a comprare una cosa piuttosto che un’altra.
E riguardo le copertine, qual è stato l’approccio per lavorarci? Come ci si è ragionato sopra? Perché è difficile combinare satira politica e disegno…
A me gli input venivano da Stefano. Lui mi diceva “Guarda Fabrizio, per il quarto volume abbiamo pensato a un duce che sta tipo sul trono di spade però, in questa maniera, per il secondo una posa un po’ yoyo ecc..“. Le idee venivano comunque da Stefano e Daniele, e io poi le ho messe in pratica insieme a Mario Perrotta, che è un colorista pazzesco. Io facevo le matite e Mario le colorava. Siamo stati il braccio e la mente.
Passando ad un altro argomento: com’è collaborare con Davide La Rosa?
Con Davide questo attuale è il terzo libro dopo i primi due Detective Smul. Mi ci sono sempre trovato benissimo, perché abbiamo gli stessi gusti che poi riversiamo nel fumetto. Una cultura trash di un certo livello. In tre libri che abbiamo fatto non ci siamo mai trovati a discutere su una vignetta; c’è sempre stato uno scambio di idee, ed è stata proprio una bella collaborazione. Sicuramente in futuro rifaremo qualche altra cosa insieme. Non posso davvero dire niente di male. Ci siamo sempre divertiti un sacco. Per farvi un esempio, immaginate me che vado lui e gli dico: “Davide, ho pensato in questa storia c’è il vescovo di Torino, ma al posto suo posso mettere Pippo Franco?“. E lui: “Bellissimo! Mettilo! sì sì!”
A proposito di trash, torniamo a film brutti e fumetti. Noi sappiamo che ti sei laureato con una tesi in film brutti e anni ’80 e sappiamo anche del Cinemarccio. Come nasce la passione per il cinema trash?
È iniziata quando avevo 8 anni, ero un pargoletto. I baffi li avevo anche all’epoca ma ero comunque un pargoletto, ed ero appassionato di libri fantasy, leggevo Shannara, e mio padre vedendo che non facevo altro che leggere questi libri mi comprò una cassetta dal negozio sotto casa, precisamente “The barbarian brothers”. Vedevo ‘sta cassetta 2,3-4 volte al giorno e mi rendevo conto che era brutta, ma al contempo mi chiedevo: perché non riesco a non vederlo? E chiamavo i miei amici o il mio vicino per farla vedere anche a loro, rendendomi conto che c’era qualcosa che mi affascinava di questo cinema realizzato in maniera così terribile.
Poi inizi a cresce, vai nella videoteca, e invece di affittare il film appena uscito fai “Ah. ma che è sta porcheria sugli zombie? Oddio chiamo subito i miei amici!“. All’inizio pensi di essere malato ma poi con internet cominci a vedere che ci sono proprio i forum in cui la gente ne parla e ti accorgi che c’è un gruppo assai numeroso di pazzi. Tant’è che appunto io faccio il Cinemarcio da quattro anni ormai, a Pescara; prima era a cadenza settimanale adesso si svolgono in maniera un po’ più easy. Abbiamo iniziato per scherzo, li facevo a casa mia e facevo venire quattro amici e li torturavo, poi ci siamo spostati in una libreria a Pescara e da che eravamo quattro siamo arrivati ad essere sessanta. È piacevole perché vedi 60 persone accomunate dall’odio per quello che stanno vedendo, ma che si divertono. Il bello è soggettivo, ci sono tanti capolavori del cinema che per me lo sono ma che magari per qualcun altro sono una rottura di scatole, e tuttavia sono film di un certo valore. Prendiamo il Risveglio della Forza di Star Wars: io l’ho adorato ma a tanta gente non è piaciuto, proprio perché si tratta di una cosa bella e il bello è soggettivo. Se vedi “Grazie Padre Pio” invece sta’ sicuro che non la trovi una persona al mondo appassionata di quel film. Quindi puoi mettere insieme quelle 20 persone che avevano pareri discordanti su Star Wars ma che troverai d’accordo su “Grazie Padre Pio”.
Parlando di film e fumetto, cosa pensi dei Cinecomics? Ti piacciono?
Il Cinecomic è una categoria, quindi come tutte le categorie ci sono le cose belle e le cose brutte, ed anche lì cose davvero brutte non ne ho viste. Ho visto opere che mi hanno tediato come il secondo Fantastici 4, in cui cercavo di addormentarmi. Oppure il film di Dylan Dog che è un abominio. Però all’inizio c’era la novità, c’era lo Spider-Man finalmente fatto bene, il Batman di Nolan, poi sono arrivati moltissimi film, e quando ne escono così tanti è normale che ci siano alcune cose valide e altre no. Secondo la legge dei grandi numeri, più ne fai e più è facile che ci siano opere meno convincenti. Ad un certo punto non sono neanche riuscito a stare al passo. Certi li adoro, come I Guardiani della Galassia, ed altri li ho trovati deludenti come Batman V Superman, ma forse tutto questo perché mi è venuta un po’ a mancare la passione. Questo può succedere se rilanci, per dire, Spider-Man sul grande schermo per quaranta volte. Io la terza volta che vedo il ragno che lo morde, beh…
Tornando esclusivamente al mondo del fumetto, tu hai frequentato la scuola del fumetto di Pescara e adesso ci stai di nuovo, però stavolta come insegnante…
Sì, in realtà è un po’ che non insegno lì. L’ho fatto per 7-8 anni ma dopo mi sono reso conto che volevo buttarmi solo sui fumetti e realizzarli. Anche perché io credo che fare l’insegnante sia una cosa molto delicata; tu hai davanti delle persone e devi trasmettere delle cose, finché hai l’entusiasmo e la voglia giusta di farlo ha senso, ma nel momento in cui inizia a mancarti un po’ la voglia non dovresti farlo più perché ti poni in maniera sbagliata alle persone e gli fai passare la voglia di disegnare.
Ma cosa si prova a passare dall’altro lato della “barricata”? C’è qualcosa di questo passaggio che hai insegnato ai tuoi allievi e che avresti voluto avessero insegnato a te?
Bella domanda. A volte anche in fiera i ragazzi mi chiedono consigli e mi fanno vedere le tavole, ma la cosa che dico a loro è quella di continuare sempre ad insistere perché non esiste l’editore che ti suona il campanello chiedendo se vuoi fare un fumetto. Devi comunque esser tu a proporti, ed anche adesso devo essere io ad andare dall’editore a proporre il progetto.
Io ho messo in piedi tanti progetti e ne ho 3 o 4 in corso che ho mandato alle case editrici ma che son rimasti là, perché probabilmente non erano interessati. Quindi il consiglio che do ai ragazzi che vogliono fare questo lavoro è quello di continuare a provare e non scoraggiarsi mai. Adesso tra l’altro è tutto più facile: c’è Facebook, c’è l’ARF e diverse fiere che si sono aperte a visionare le offerte di nuovi autori. Secondo me questo è un ottimo momento per gli esordienti per farsi avanti, perché quello che puoi fare adesso fino a 5-6 anni fa era difficile e 10 anni fa era impensabile. Quindi continuare. Sempre.