Durante l’ultima edizione del Teramo Comix, noi di Stay Nerd abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Walter Trono, noto fumettista italiano che collabora con Bonelli ormai da diversi anni e che da giovanissimo ha lavorato come art assistant e additional artist su testate fumettistiche della statunitense IDW Publishing.
Walter Trono ha risposto con cordialità e professionalità a tutte le nostre domande.
Iniziamo parlando dei tuoi esordi lavorativi. Sappiamo che hai cominciato come assistente per due grandi del fumetto italiano: David Messina e Elena Casagrande, poi sei approdato in America prima di tornare in Italia. Puoi raccontarci questa tua esperienza statunitense con IDV Publishing?
La mia esperienza in IDV Publishing è stata molto breve e fa parte di quel periodo Art Assistant che sarà durato circa sette mesi. È stato un inizio in cui facevo l’assistente alle chine piuttosto che alle matite e agli sfondi.. Come detto, è stata un’esperienza breve e poi ho cominciato a lavorare sulle mie storie come disegnatore in Italia.
Hai avuto modo di percepire qualche differenza tra come si fa il fumetto in America e in Italia?
In realtà è stata un’esperienza così fugace e di così tanti anni fa (circa 9 n.d.R.) che la percezione che ho avuto è stata relativamente poca. Quello che posso dire riguardo questa differenza è che i ritmi più veloci del mercato americano fanno sì che il lavoro sia fatto in squadra: ovvero più figure professionali dello stesso tipo lavorano contemporaneamente, mentre in Italia con un ritmo di lavorazione e pubblicazione dai tempi più dilatati, ci si può permettere di lavorare da soli sulla propria storia. Questa, almeno, è la percezione che ho avuto in questo breve periodo.
Sei nel team dei disegnatori di Drago Nero: ti va di raccontarci com’è iniziata questa avventura in casa Bonelli?
Fui contattato cinque anni fa da Luca Enoch, che aveva visto dei miei lavori realizzati per Legion 75 nello stesso anno. Luca mi contattò dicendo che il mio tratto poteva essere in linea con una serie che sarebbe uscita l’anno successivo, che era appunto Drago Nero. Mi chiese la disponibilità a realizzare delle tavole di prova sullo studio dei personaggi e relativo character design. Nell’ottobre di quello stesso anno mi informarono che sarei entrato a far parte dello staff e che quindi da lì a poco sarei stato a lavoro sulla mia prima storia uscita sull’albo 14.
Ci puoi parlare di Testa o Croce, miniserie di cui ti occupi praticamente di tutto?
Testa o Croce è la mia prima storia autoriale che ho ideato, scritto e disegnato, con il supporto di altri professionisti come Thomas Bistoia, sceneggiatore che lavora in Bonelli e che mi sta dando una mano sulle tempistiche della sceneggiatura. Testa o Croce mette in scena questa realtà futuristica distopica, su un pianeta che si chiama Pantapolis, e che in pratica è ricoperto tutto da “urbanizzazione”. I cittadini di Pantapolis vivono e muoiono in base alla sacra legge stabilita dal Divino, ed in questa dittatura religiosa monoteista, c’è il Pontifex che è il monarca assoluto e governa le vite di tutti i cittadini, ma un gruppo di sovversivi cerca, in segreto, di porre fine a tutto ciò. Siamo arrivati al secondo episodio di tre, e in questo momento sto lavorando appunto al terzo, che sarà presentato in anteprima al Lucca Comics. Poi da Novembre sarà presente e ordinabile in fumetteria. Inizialmente l’avevo pensato come Graphic Novel ad uscita unica, poi abbiamo deciso di dividerlo in tre parti, con 22 tavole scansionate per ogni episodio, in modo che ogni volta ci fosse anche un intro e un epilogo.
Allora quali sono i vantaggi e gli svantaggi del lavorare come autore completo rispetto a lavorare su sceneggiature altrui?
Innanzitutto se non sei uno scrittore navigato, se non hai anni di pratica nella scrittura, devi metterti lì e allenarti, e personalmente era una cosa che non avevo mai fatto. Di mio ho sempre segnato su dei block notes delle idee e delle frasi che avrei potuto sviluppare, ma tecnicamente non avevo mai scritto una sceneggiatura. Le sceneggiature hanno dei “codici” e, se non sei abituato a utilizzarli, ciò ti richiede più tempo. A livello tecnico è questo, a livello pratico invece per un etichetta indipendente le spese da affrontare sono maggiori rispetto a come sarebbe collaborare con una casa editrice affermata, in cui il rientro economico è immediato. È più rischioso… È una sfida con te stesso, e quindi anche una scommessa in senso economico. La scelta che ho voluto fare è stata proprio quella di non affidarmi ad un editore che potesse acquistarne i diritti e quindi decidere in che modo la storia dovesse andare. Ho deciso di collaborare con It Comics che ti permette di conservare tutti i diritti e anche di realizzare la tua storia senza censure e senza correzioni, intese non a livello tecnico ma proprio a livello di sinossi e soggetto della storia. It Comics in tal senso è un’etichetta che lascia completa libertà; una volta accettata la tua storia hai carta bianca. Le uniche limitazioni sono su alcune tematiche che loro non trattano per scelta, ma in genere hai una gamma davvero ampia sulle storie da proporre, poiché ci sono poche censure e molta libertà, cosa che ho apprezzato fin da subito.
Quali sono le opere passate o odierne che più ti hanno ispirato?
Ho sempre avuto una passione per il tratto del disegnatore piuttosto che per la storia. Io non ho un genere preciso che mi piace, se una storia è valida la leggo con piacere. Non sono tanto le storie ad ispirarmi quanto la tecnica del disegnatore. E in tal senso ne potrei elencare un’infinità. A livello lavorativo sono una persona davvero eclettica e quindi cerco di assimilare qualcosa da ogni autore, questo perché ho sempre evitato di fossilizzarmi su ciò che sapevo mi avrebbe limitato nella mia crescita professionale. Mi sforzo sempre di essere curioso e avere influenze anche da autori diversi, ad esempio ultimamente sono concentrato su autori francesi che scrivono storie abbastanza mature, personali e dalle tematiche importanti e poco mainstream, come droga e violenza sessuale. Questi autori hanno un tratto davvero autoriale, distante dal mio, e quindi anche da loro cerco di assimilare qualcosa di buono.
Ci sono dei personaggi, magari al di fuori di Bonelli, su cui ti piacerebbe lavorare?
Ce ne sono tanti. Io ho sempre amato molto il disegno “fisico” con delle anatomie esagerate, ad esempio Judge Dredd potrebbe essere nelle mie corde e potrei disegnarlo con soddisfazione. Personaggi del panorama americano come Wolverine, Batman, quindi antieroi ma psicologicamente interessanti, estremamente fisici e dove ci sia parecchio nero. La mia caratteristica principale è usare l’inchiostro e curare i dettagli, e quindi una storia a linea chiara non sarebbe proprio adatta a me. Tuttavia la prospettiva di potere lavorare per il mercato francese, in cui la linea chiara è preponderante, è interessante; non sarebbe male entrare in quel tipo di mercato e vedere cosa succede. Io faccio questo mestiere professionalmente da otto anni, quasi nove, e nel panorama fumettistico sono considerato un esordiente, soprattutto prendendo come esempio professionisti che sono nel settore da più di vent’anni. Ma c’è tempo per sperimentare e vedere dove mi porterà questo lavoro.