Il nuovo puzzle di David Simon
America, NY City, 1971. La Forty-Deuce Street, la 42esima strada è il fulcro delle avventure della nuova serie HBO creata da David Simon e George Pelecanos con James Franco e Maggie Gyllenhaal tra i protagonisti.
Lo show ci porta subito negli isolati metropolitani, in quella Grande Mela degli anni ’70 che vide la diffusione a macchia di alcool, droga e prostituzione e conseguenti ondate di violenza.
L’impatto con The Deuce è forte e coinvolgente, soprattutto in quanto scopriamo presto il doppio ruolo in cui si cala il protagonista J.Franco, che veste i panni dei due gemelli Viennie e Frankie Martino, tipi loschi ma dal cuore (più o meno) tenero, che cercano di arrabattarsi in una città in cui sopravvivere è l’unica cosa che conta.
Forte del successo di The Wire, Simon cerca di riproporre tematiche e strutture a lui care, cambiando periodo e location ma presentandoci a suo modo tutto il mondo che circonda la sua nuova creatura.
Dopo i primi minuti ricchi di densità, in cui con qualche escamotage tipico di chi sa fare il suo lavoro riesce a catturare l’attenzione dello spettatore (la scena di una rapina improvvisa, ad esempio), la storia inizia ad annaspare consapevolmente nella marea di situazioni e personaggi creati ad hoc per il mondo di The Deuce, che ovviamente non riconducono ad un classico pilot “pronti e via”.
Si intuisce presto che metabolizzare la miriade di elementi che ruotano intorno a questo show richiederà tempo ed attenzione, ma non tanta pazienza, dal momento che autori e cast tecnico/artistico sembrano aver fatto perfettamente il proprio lavoro e sono bravi a coinvolgerci in un ammaliante loop di intrecci che ci farà domandare come entreranno a contatto i vari protagonisti e quali dinamiche dovremo aspettarci.
James Franco è un nome che significa garanzia, e dobbiamo dire che le sue abilità davanti alla macchina da presa rappresentano uno dei plus dell’opera, nonostante degli evidenti problemi con il doppio ruolo, che a volte rendono un po’ comica la situazione. Confidiamo nel fatto che nel corso del tempo potremo assistere a dei miglioramenti in tal senso e ad una più chiara distinzione dei due fratelli Martino, senza banali accorgimenti alla Tredici, tipo la ferita in testa.
Sarà interessante anche scoprire gli sviluppi che avrà il percorso di vita del personaggio di Candy, ovvero Maggie Gyllenhaal, in quanto una delle poche prostitute ad essere senza protettore lì a forty-deuce.
Se la droga è stato un punto nevralgico in The Wire, qui probabilmente sarà solo la cornice intorno ad un altro grande vizio, il sesso e – più speficatamente – la citata prostituzione.
Nevralgico in The Deuce, così come come lo fu per l’epoca vissuta dai protagonisti dello show, quell’America degli anni ’70 e ’80 in cui il sesso a pagamento fu il lasciapassare per la nascita dell’industria del porno ma anche per la diffusione di un male come l’Aids, oltre che ad un cambiamento generale della società americana e non solo.
The Deuce però non sarà soltanto questo, e lo abbiamo ben capito dall’ora e mezza di pilot, un po’ ristagnante e non troppo dinamico, ma mai noioso, proprio perché tutto quello che richiederà tempo per assicurarci una maggiore chiarezza ed una totale immersione, ci viene presentato con cura e da una serie di personaggi tutti ricchi di fascino e potenzialità che siamo bramosi di vedere espresse sullo schermo. Una coralità che quindi diventa il nucleo del progetto di Simon, che lancia una varietà di esche a cui la nostra coscienza o anche solamente il nostro spirito critico potrà abboccare, inserendo personaggi diversi ma tutti legati indissolubilmente ai propri interessi personali, che siano essi papponi, prostitute, barman, poliziotti, pusher o semplici studenti.
Un’attenzione certosina verso tutto questo che si rende manifesta anche dai dialoghi sempre studiati e mai banali, che iniziano a farci comprendere anche la natura dei singoli personaggi di cui The Deuce è costellata.
Cosa ci è piaciuto?
Di sicuro la citata coralità. The Deuce è un puzzle di personaggi e situazioni di cui sarà divertente ed interessante scoprire l’incastro e vedere se Simon riuscirà a comporlo senza lasciar fuori alcun tassello.
La fotografia retro dipinge una New York anni ’70 con colori caldi e da cartolina, che ci fanno immergere totalmente nell’ambiente accuratamente ricreato.
Droga, malavita e prostituzione non sono certo un tema nuovo, ma il modo in cui sembra strutturato The Deuce potrebbe far dello show un prodotto fresco ed originale, con dei protagonisti – per giunta – abili nel coinvolgerci e fantastici nel presentarsi a noi in un modo sibillino ed intrigante.
Cosa non ci è piaciuto?
Poco o nulla, per ora. La lunghezza eccessiva del pilot è giustificata ampiamente dall’intensità e dal fatto che una così complessa macchina richieda delle premesse corpose. Restiamo in attesa di capire come se la caverà James Franco col doppio ruolo.
Continueremo a vederlo?
Senz’altro sì. Non sappiamo quanto riuscirà a coinvolgerci e quanto ci vorrà prima che The Deuce entri realmente nel vivo, ma se il buongiorno si vede dal mattino allora il serial ha tutte le possibilità di diventare quello per cui attenderemo con ansia la puntata, settimana dopo settimana.