Crash Bandicoot è solo l’ultimo esempio in una lunga serie di titoli vecchi ma tirati a lucido per poter essere messi nuovamente sul mercato. Un fenomeno che non va affatto a diradarsi nel tempo ma semmai a intensificarsi. Solo negli ultimi 30 giorni abbiamo avuto appunto la N.Sane trilogy, il titolo antologico dei Wipeout (Omega Collection), e abbiamo avuto durante l’E3 l’annuncio della terza versione di Shadow of the Colossus. Ma anche andando indietro nel tempo, è chiaro come ormai tendenzialmente sia diventata una “prassi cronica”, pescare qualche celebre titolo della storia più o meno recente per riproporlo come fosse nuovo, generalmente con un semplice upgrade grafico o poco più. Operazione “nostalgia” oppure operazione “soldi facili”? Sentiamo i pareri della nostra redazione.
Federico Barcella
Quando si parla di remaster, il popolo videludico si scinde spesso in due categorie: favorevoli e contrari. Onestamente penso di non appartenere a nessuna delle due e vi spiego brevemente il motivo. Per come le concepisco io, le remaster, sono nate per ridare vita a franchise del passato, non dimenticati ma appartenenti a un’altra generazione, quella che ha caratterizzato la mia infanzia e quella di buona parte dei giocatori trentenni. Tuttavia, più passano gli anni e più ho la sensazione che siano diventate una moda o una sorta di ripiego: in mancanza di nuove idee si prende un titolo anche recente e lo si porta nella generazione attuale. Lo abbiamo visto con Skyrim (che è ormai disponibile anche per i frullatori) o con Assassin’s Creed II, entrambi giochi con meno di 10 anni di vita, che vengono rispolverati e portati nella generazione attuale. Ma perché? Per un mero fattore economico? Credete realmente che una remaster di Dino Crisis, Spyro, Tenchu o Shenmue non porterebbe entrate? Suvvia dai…
Pasquale Sada
Sinceramente tutto st’odio nei confronti delle remaster non l’ho mai capito. Le argomentazioni vanno dall’assurda pretesa che le società di videogiochi non debbano intraprendere operazioni a puro scopo di lucro probabilmente perché confuse con la Caritas, ad acidi commenti nei confronti dei prezzi troppo alti che dimenticano completamente il lavoro necessario per fare un porting del genere fino all’assurdità suprema del grido beota “Ma che mi fate la remasted di God of War 2 invece di farne uno nuovo” che associa l’ignoranza di chi non sa come si fanno videogiochi con la suprema imbecillità di chi parla soltanto perché ne ha diritto. Io ho sempre considerato le remaster un’opportunità che si può ben cogliere come lasciare esattamente dov’è: le poche che ho comprato mi son tornate estremamente utili sia per giocare giochi che mi ero perso da piccolo quando ero un poveraccio sia per evitare di dover collegare duecento console alla stessa tv. Insomma un’utilità la si trova e se non la si trova allora non le si compra. Simple as that.
Gabriele Atero Di Biase
È arrivato il momento che anche noi gamer ci rendiamo conto di stare invecchiando. Forse parlare di “retrogaming” è eccessivo, ma se Shadow of the Colossus ha “solo” 13 anni, il primo Crash Bandicoot è uscito 21 anni fa, Wipeout di primavere sulle spalle ne ha 22, e dei titoli SNES non ne parliamo proprio. Sono remaster che hanno un senso, perché non tutti hanno una console dell’epoca funzionante, e reperirla (e reperire poi i titoli) non sempre sarebbe possibile e certamente non economico. Senza contare poi le nuove leve che magari tali giochi non li hanno neanche mai giocati, come ad esempio nel caso dei mini classic di Nintendo. Vedo meno di buon occhio riedizioni come quella di The Last of Us, con una remaster ad un anno dall’uscita del gioco originale, ad esempio. Ne faccio dunque fondamentalmente una questione di tempo, ma come sempre tutto sta nell’usare il buon senso, e mi riferisco sia al produttore che al consumatore: spero infatti che la si smetta di dire “Con la remaster di X hanno rovinato un gioco!”, perché non è così. Il prodotto originale nessuno ve lo tocca, né il suo ricordo può essere danneggiato da un rinnovamento. Se non vi piacciono le riedizioni, avete un’ottima arma a disposizione: non compratele. Vi giuro, funziona.
Erika Pezzato
L’avvento della N. Sane Trilogy ha regalato un bel tuffo nel passato ai vecchi gamer e una pagina di storia alle nuove generazioni. Un esperimento che potrebbe incoraggiare la restaurazione di tante altre pietre miliari del mondo videoludico. Ammetto che non mi dispiacerebbe l’idea di riportare in auge splendidi titoli del passato, non tanto per una grafica migliore, ma per non dover impazzire con emulatori e vecchie console agonizzanti. Inutile dire che anche io spero in un Final Fantasy VII, magari che discende da una arcobaleno in groppa ad unicorni dorati, tuttavia mai dire mai. Tutt’altra questione sono i remaster di titoli più recenti, ci può stare ancora un Kingdom Hearts o un Final Fantasy X, ma con The Last of Us è un po’ andare dal chirurgo plastico a diciotto anni. Dato che non è la sola grafica a fare il gioco, bisognerebbe riservare il lifting solo ai titoli giusti, e al momento giusto. La nostalgia è una potente macchina fabbrica soldi e ce ne accorgeremo presto.
Lorena Rao
Rivivere il passato piace, c’è poco da fare. Per questo sono giorni che gioco solo a Crash N. Sane Trilogy, nonostante abbia a casa ancora titoli nuovi impacchettati da recuperare e finire. Eppure, sapere di rivivere quelle sensazioni ormai rese indelebili dalla nostalgia mi spinge a scegliere Crash. Perché? Non è meglio dedicarsi a nuove esperienze anziché rimanere ancorati al passato? E qui torniamo alla frase iniziale: rivivere un’epoca non solo attraverso il semplice ricordo è una cosa a cui aspiriamo tutti. Per questo ben vengano riproposizioni di titoli videoludici che hanno forgiato generazioni di giocatori. Seguendo lo stesso ragionamento, sono stra-contenta per il remake di Shadow of The Colossus, perché già so di percepire ancora una volta l’epicità e l’adrenalina durante i magnifici scontri contro i Titani, con la tecnologia pronta a enfatizzare ciò che non era possibile fare anni addietro. Il secondo aspetto che mi spinge ad essere favorevole alle remaster è la possibilità di far conoscere determinate pietre miliari ai neofiti videoludici, con la speranza che generi e personaggi ormai ritenuti obsoleti possano ancora dire la loro. E dunque, per concludere, basta fare i cinici e far finta di essere cresciuti, perché come diceva il buon Giovanni Pascoli dentro di noi c’è un fanciullino pronto a rinascere quando gli viene data la possibilità. E da videogiocatrice posso dire che le remaster o i remake di titoli vecchi (tengo a precisarlo) sono un modo speciale per far risvegliare il mio.
Francesco Paternesi
Le remaster sono ormai uno dei punti cardine di questa ottava generazione di console, su questo non ci piove. La loro utilità per il mercato è evidente, ma non per questo è possibile tollerarle in toto: non mi vanno giù, ad esempio, riproposizioni di giochi non esclusivi già visti su console come PS3 e 360, progetti che ai miei occhi sono solo un modo per mungere ulteriormente l’utenza (si, Skyrim, sto parlando anche con te). Preferisco sognare e desiderare remaster di pregio di titoli che hanno fatto storia e che le nuove generazioni devono assolutamente giocare: ben venga un nuovo Shadow of the Colossus, ben venga un Crash Bandicoot tirato a lucido che ci ricorda la gioventù. Magari ci casca Kojima a riproporre Z.O.E. o Sony che riporta letteralmente in vita un MediEvil.
Remaster si, dunque, ma con criterio e con un po’ di sensibilità e nostalgia, concetti che a mio avviso mettono d’accordo i profitti delle aziende e l’amore dei giocatori.
Mariano Adamo
C’è chi grida allo scandalo, chi non capisce minimamente come funzioni il mercato e chi – ahimè – proprio non riesce a farsene una ragione: oggigiorno le remaster sono una realtà sempre più in ascesa e, in qualunque modo la pensiate, non è una cosa completamente negativa. Sì, l’ho detto. Prima che mi linciate e mi diate del casualone incapace di fare scelte videoludiche sensate e che, a conti fatti, mi faccia abbindolare da questa o quell’altra casa produttrice vi dico una cosa semplice semplice: le remaster, così come qualsiasi altro gioco, vanno valutate singolarmente e non come concetto generale. Facile assumere una posizione contraria quando un gioco uscito si e no un annetto fa, ancor più facile arrabbiarsi è quando lo stesso gioco viene “rimasterizzato” in fretta e furia e, nonostante il lavoro svolto ufficialmente, magari in rete si trova qualche mod persino superiore alla riedizione appena uscita. La remaster invece assume valore quando il titolo in questione è parecchio datato, quando il cambiamento è evidente, quando non è possibile giocarlo se non ripescando dall’armadio (o da ebay) la console originale su cui girava all’epoca. Ben vengano i Crash, i Ratchet & Clank e via dicendo… mentre l’ennesima riedizione di Skyrim la lasciamo agli idioti.
Davide Salvadori
Avete mai sentito parlare de Il Rasoio di Occam? Ecco sostanzialmente polemizzare e complicare la questione, è inutile, perché le motivazioni per cui escono le remaster, buone o brutte che siano, sono tutte semplici e sono tute vere. Le remaster servono per “battere cassa” è ovvio, servono a fare qualche soldo tra un titolo inedito e l’altro, e non c’è nulla di male nella filosofia “minimo sforzo massimo rendimento” in questo caso, perché un titolo riproposto , NON deve essere rimaneggiato, se non esteticamente, quindi oltretutto è pure una manovra paracula come poche. Chi non la userebbe quindi? E poi a volte, ci sta più di un motivo per recuperare un titolo vecchio. Il successo delle remaster sono anche sintomo di carenze di idee, o peggio ancora, che le idee del passato sono tutt’oggi migliori di quelle odierne. Eh si, è anche questo cari miei… L’importante è non fare di di tutta l’erba un fascio. Le remaster hanno il valore che VOI decidete di dargli, non qualcun altro, e visto il vostro libero arbitrio, di apprezzarle o al contrario lasciarle sullo scaffale uccidendo il trend, non avete in ogni caso alcun diritto di lamentarvi.