The Knick è il serial sulla medicina che non ti aspetti
Come facevano negli ospedali di inizio ‘900 quando non c’era ancora sua beltà George Clooney a gironzolare col suo ciuffone per le varie corsie? Come andava avanti un ospedale di New York prima che lo scorbutico Dottor House dispensasse insulti e fantasiose ipotesi di terapia a tutti i suoi sottoposti?
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Prova a raccontarcelo The Knick, serial ideato da Jack Amiel e Michael Begler che ci porta nel Knickerboker Hospital di New York. Siamo nel 1900 e la struttura si trova in pessime condizioni economiche, con la principale finanziatrice in cerca di pazienti facoltosi che possano risollevarne le sorti. In questo non facile clima lavora il geniale dottor John Thackery, visionario chirurgo specializzato in tecniche sperimentali, costantemente aggiornato sulle più moderne tecniche d’intervento ed inventore di strumenti operatori all’avanguardia. Spetta a lui prendere la guida del reparto di chirurgia dopo la morte del suo mentore, il dottor Christiansen, suicidatosi dopo l’ennesimo fallimento in sala operatoria, costato la vita ad una donna e al neonato che portava in grembo. Nonostante il nuovo incarico, Thackery deve fare i conti con due importanti ostacoli alla sua carriera: l’assunzione di un nuovo e qualificato assistente di colore e la dipendenza da cocaina. La sua normale diffidenza razzista (per i tempi in cui la serie si svolge) verso il nuovo arrivato ed il bisogno di assumere quotidianamente droga però sembrano non condizionare la sua abilità in sala operatoria e la sua straordinaria capacità di diagnosi. New York però è una città fetida, dove gli ispettori sanitari sono capaci anche si passare sopra i cadaveri delle persone per qualche mazzetta… Un fattore da non sottovalutare se gestisci un ospedale che non può permettersi di curare ogni morto di fame della città, con buona pace del giuramento di Ippocrate. The Knick si pone esattamente come un prequel spirituale di quelli che sono diventati gli show ospedalieri di culto degli ultimi 20 anni. Gli E.R., i Dottor House, i Nip n’Tuck o ancora i Greys Anatomy. Essendone, paradossalmente l’erede e, al contempo, il predecessore, la serie con protagonista il solito, bravissimo Clive Owen, fa subito vedere su cosa vuole puntare: la crudezza.
Il mostrare dettagli espliciti delle raffazzonate, sempre per l’epoca, operazioni chirurgiche, eseguite quasi come in un mattatoio ed in condizioni igienico-sanitarie del tutto inadeguate, rappresenta il fulcro dello show. Una serie che vuole disturbare, proponendo un protagonista controverso, seppur non originalissimo, e mettendo in scena delle tematiche spaventosamente attuali quali le speculazioni delle amministrazioni ospedaliere, il pregiudizio razziale, la tossicodipendenza. Se ci fermiamo per un attimo a ragionare sul personaggio di Clive Owen troviamo non poche similitudini con quello che Denzel Washington interpretava nel recente Flight, di Robert Zemeckis. Lì un pilota d’aereo, alcolizzato e cocainomane, riesce a salvare centinaia di vite evitando un disastro aereo, forse proprio per merito della cocaina che aveva momentaneamente annullato l’effetto dell’alchol durante il volo. In maniera similare, durante questo convincente pilota, il dottor Thackery esegue un delicatissimo intervento di riduzione del tratto intestinale di un paziente a rischio setticemia proprio sotto l’effetto della cocaina. L’atmosfera c’è (il ritmo un po’ meno), aiutata da costumi e scenografie praticamente perfette ed il protagonista sembra avere il potenziale per diventare un’icona degli show televisivi. Quello che ci è sembrato mancare, ed è strano nei prodotti TV odierni, è un pizzico di impronta cinematografica nella regia… è strano dato che la serie è interamente diretta dal veterano Steven Soderbergh. Pochi movimenti di macchina e tante inquadrature statiche a cui, francamente, non eravamo più abituati dopo gioielli visivi come True Detective o House Of Cards. Fortuna che la fotografia maschera abilmente questa mancanza dipingendo adeguatamente il putrido contesto in cui si muovono i protagonisti. Ricordiamoci comunque quanto sia difficile riuscire ad affermarsi con uno show in costume, traguardo raggiunto praticamente solo da Downton Abbey e Boardwalk Empire. The Knick è una serie da tenere d’occhio: questa sua anima malata e anacronisticamente critica verso le dinamiche che regolano i sistemi ospedalieri, oggi come 100 anni fa, potrebbe trasformarla in un cult, a patto che, oltre allo splatter e al gore, venga adottata la giusta dose di spregiudicatezza a livello narrativo.