The Neon Demon: “il film del futuro”
La bellezza non è tutto, è l’unica cosa che conta.
Lo è per Nicolas Winding Refn, lo è per i suoi personaggi. Il perfezionismo del regista danese è tangibile come non mai in questo trip psichedelico in cui il mondo della moda si china come semplice pretesto dell’esaltazione e dell’esasperazione del concetto di estetica.
Si fa fatica a giudicare The Neon Demon, perché gli eccessi di Refn rendono la sua opera talmente indisponente e nauseante, così narcotica ed allucinogena che sfocia nell’anticommercialità.
“È il film del futuro”: ammette lo stesso regista. È il trionfo del digitale, e soprattutto dei colori. Fotografia e scenografia possiedono una cura così minuziosa del dettaglio che ci sembra di essere all’interno di una tela, avvolti dallo stesso inchiostro fluo con il quale Winding Refn dipinge. Basti dare un’occhiata alla locandina, del resto, per rendersi conto di ciò con cui abbiamo a che fare.
La spasmodica ricerca della bellezza
Stavolta il regista va oltre, quindi. Se in Drive avevamo notato una sorta di geniale empirismo legato ad una più comune concezione di cinema, ecco che con Only God Forgives avevamo iniziato ad intuire che la sua vera natura fosse più quella di Valhalla Rising. Ora si è spinto oltre, prendendo una strada chiusa, ma dalla quale non vuole assolutamente uscire (e lo abbiamo visto con Too old to die young). Il suo cinema è autoriale al 100%, racconta quello che ama mescolando l’istinto al perfezionismo ossessivo. Ma se ne frega, fondamentalmente, in quanto il suo pubblico ce l’ha e continuerà ad averlo. Un po’ come accade per Lars Von Trier o come accadeva per David Lynch.
Gli attori lo seguono sempre in questo suo percorso, perché Refn è uno che sa parlare al proprio cast artistico, li sa mettere nelle condizioni di lavorare bene ed esprimere sempre giudizi ed opinioni. È perfezionista, narcisista, ma non è un egocentrico o un despota della telecamera.
Probabilmente questa sua ricerca spasmodica della bellezza lo porta a dei contrasti nello sviluppo narrativo, ma che – ripetiamo – sono voluti. Non dobbiamo focalizzarci troppo sulla spiegazione, e prendere semplicemente atto del fatto che così come il giudizio estetico sia qualcosa di soggettivo, spetti a noi anche decretare quanto il suo protagonista femminile sia innocente e quanto invece demonio.
Se cerchiamo una conferma di tutto ciò, la troviamo nell’assenza di normalità nella totalità dei personaggi presenti. L’unico che ne preserva un barlume, viene cacciato per non ricomparire mai più.
E così non resta che farsi confondere dalle allucinazioni di Nicolas Winding Refn, dalla sua esplosione di emozioni, colori e musica. Proprio la musica è ciò che accompagna fedelmente The Neon Demon in questo conscio disordine. Cliff Martinez è una certezza per il regista, e la sua non è una normale soundtrack, bensì il collante che lega il plot alla sua rappresentazione in scena. Sembra di essere un rave patinato, un gigantesco videoclip in cui scorrono parallelamente bellezza e morte, in un denso mix di atmosfere pulp ed angoscianti.
The Neon Demon potrebbe non essere un film per voi, perché sicuramente non è un film per tutti.
Glam Horror? Sexy-Thriller? Anche. Forse è metacinema, ma non importa. È semplicemente una pellicola di Nicolas Winding Refn, e se non la apprezzerete, probabilmente ne sarà contento.